BARI - Certi gol... sembrano nati per restare negli occhi e nel cuore dei tifosi. Ancor più quando arrivano in un contesto speciale. Andrea Favilli è un ragazzone di ventisette anni. Cresciuto nel settore giovanile della Juventus sembrava pronto al grande salto. Attaccante possente ma anche tecnico. Completo per la sua capacità di esprimersi in progressione, a caccia della profondità. Non ha mai avuto tantissima fortuna, però, il bomber pisano. Tanti, troppi guai fisici ne hanno condizionato la crescita. Quarantanove presenze e dieci gol nel biennio appena concluso a Terni. Ma mai la sensazione di vederlo in rampa di lancio. E non perché non ne abbia i mezzi, anzi. Ma cosa ha combinato a Frosinone? Un gol alla Vieri, una fucilata vecchio stampo e senza tanti fronzoli. Quelli che segnano gli attaccanti veri, così raccontano quelli che capiscono di calcio. E la rovesciata volante mortificata da un fuorigioco che, fosse esistita una «giustizia» divina, mai avrebbe dovuto esistere... È presto per parlare di un grande Bari. Prestissimo per pensare che «Favillone» sia davvero pronto al decollo. Però che emozioni, ragazzi!
Un gol come quello di Frosinone aiuta a entrare nel cuore della tifoseria. Un gesto da bomber vero.
«Iniziare così ti dà fiducia, sto lavorando bene da qualche settimana con la squadra e sono convinto che potrò fare solo meglio».
Certo che ripensando a quello annullato.... sarebbe stata una domenica da favola. Forse ancora più speciale, tecnicamente da impazzire.
«Sarebbe stato il più bello della mia carriera, poco da aggiungere. La cosa che veramente mi porto dentro è l’applauso di tutto lo stadio, nonostante la sconfitta della squadra di casa».
La sua carriera è stata spesso condizionata da problemi fisici. E questo ha preoccupato la gente di Bari al momento del suo ingaggio.
«Allenarsi a parte per due mesi non è facile, essere venuto qui a fine mercato sicuramente ha generato un gap di condizione. Devo lavorare ancora, mi sento meglio e il minutaggio lo trovi solo giocando in questo momento. Bari è stata la prima squadra che da inizio mercato mi ha cercato. Il diesse Magalini, che ringrazio insieme a Di Cesare, mi aveva cercato già quando era a Catanzaro. Sapevamo che la trattativa si sarebbe chiusa negli ultimi giorni. È una di quelle piazze che a prescindere dalla categoria è negli obiettivi di ogni giocatore. La B sta stretta a questa città. Essere qui è un orgoglio, voglio tenermi stretta questa maglia. Poi sono un attaccante e sono qui per i gol».
Per cancellare la nomea di calciatore sempre infortunato.
«Se si parla di chiacchiere da bar o da social, è tutto vero. Ho avuto diversi infortuni in una fase in cui ero in ascesa. Non sono certo un infortunato cronico. L’anno scorso ho pagato le conseguenze di uno sbaglio di altri, ho cercato di lavorare ed è l’unico modo in cui puoi smentire le voci. Ho passato momenti difficilissimi, su di me ci sono sempre state grandissime aspettative e quando sei molto giovane a volte hai pressioni che non riesci a sopportare. È quello che è successo a me. A 20 anni sono stato pagato tanto dal Genoa e ho avuto subito una serie di infortuni che non ero pronto a superare mentalmente».
Favilli, a che tipo di attaccante ha guardato durante il suo percorso?
«Diciamo che quando sei così giovane come è capitato a me alla Juve non ti godi quei momenti lì. Dopo 10 anni, ripensare ad avere avuto l’onore di allenarti con giocatori così forti sono cose che racconterai a figli e nipoti. Quello che più mi ha aiutato è stato Alvaro Morata, un giocatore clamoroso e una persona da 10. Ci sono tanti attaccanti che mi piacciono e lui è uno di quelli».
Ha dovuto superare più di un momento complicato.
«Ad Ascoli mi sono rotto il ginocchio dopo otto gol in 13 partite. Quello mi ha portato a non reagire bene. Ero molto giovane e mi è crollato il mondo addosso. Alle spalle avevo la Juventus, che quell’estate mi aveva riportato a Torino. Spero che il momento più bello coincida con quest’anno, spero che questo gruppo ottenga grandi risultati».
Quali obiettivi sul piano realizzativo?
«Mi piacerebbe segnare il più possibile, di certo andare in doppia cifra sarebbe l’obiettivo minimo per un attaccante».
E il futuro di Favilli come lo immagina?
“Ho un anno di contratto a Genova ma non parlo di scommessa: l’obiettivo è fare bene in campo».
Il calendario dice Cosenza. Ora guai a ricadere negli errori delle prime partite.
«Questo è un campionato che conosciamo molto bene, non esistono squadre già sconfitte in partenza. Abbiamo fatto un filotto positivo e ora dobbiamo dare seguito. Non esiste il concetto di rilassamento, dobbiamo spingere forte e portare punti a casa. Il Cosenza è una squadra complicata da affrontare».
Qui a Bari si è creato un mini blocco di ex calciatori della Ternana.
«Inserirsi è stato semplice, c’è un gruppo sano e la presenza di ex compagni di squadra ha aiutato. L’ingresso di Frosinone non mi ha stupito, entrare bene in campo è l’obiettivo di tutti noi. Poi a volte ti riescono cose incredibili, in altre nemmeno i passaggi più facili».