BRINDISI - Scontri tra opposte fazioni per il controllo del territorio: il tutto a colpi di Kalashnikov, con ferimenti e incendi che hanno scandito il periodo di tempo compreso tra la fine dell’estate e l’autunno dello scorso anno. Tutti condannati, con rito abbreviato, dopo gli arresti dei carabinieri.
Sono stati condannati Antonio Lagatta, 23 anni, alla pena di dieci anni e otto mesi di reclusione più 22mila euro di sanzione pecuniaria, ritenuto a capo di un gruppo; Antonio Borromeo, 25 anni, a sette anni e quattro mesi più 16mila euro, considerato alla guida della fazione rivale.
Del gruppo di Borromeo, secondo l’accusa, avrebbero fatto parte Lorenzo Russo, 21 anni, condannato a due anni e due mesi e scarcerato; Tiziano Marra, 20, a tre anni di reclusione. Con Lagatta, invece, sempre secondo le accuse, ci sarebbero stati: Michael Maggi, 24 anni, condannato alla pena di dieci anni e quattro mesi; Claudio Rillo, 23, condannato a nove anni e quattro mesi più 2.800 euro; Diego Pupino, 23, condannato a sei anni più 1.200 euro e Damiano Truppi, 23, condannato a otto mesi. Condannati, infine, Vincenzo Vantaggiato, 40 anni, e Annamaria Romano, 39, rispettivamente a due anni, 2.900 euro di multa e tre anni di reclusione e 1.200 euro, in relazione a un solo episodio di ricettazione.
Hanno scelto di essere giudicati con rito ordinario: Alessio Giglio, 25 anni, secondo l’accusa inserito nella fazione di Lagatta e Antimo Libardo, 40 anni, considerato la mente del gruppo Borromeo. La sentenza è stata emessa dal giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Biondi ed ha tenuto conto della riduzione di un terzo della pena, per la scelta del rito alternativo al dibattimento.
La pm Simona Rizzo nela sua requisitoria, aveva affermato che c’erano “prove evidenti” degli scontri tra due fazioni di ragazzi poco più che ventenni, andati avanti sino a quando non c’è stato il blitz Alto impatto dei carabinieri».
Nel fascicolo, ha spiegato la pm, ci sono "intercettazioni, ambientali e telefoniche, tracciati Gps, immagini registrate da telecamere di sorveglianza" poste in prossimità dei luoghi in cui sono avvenuti gli incendi e le sparatorie. Erano 28 i capi di imputazione contestati, partendo dalla sventagliata di Kalashnikov avvenuta la notte del 13 settembre 2017, in piazza Raffaello, a Brindisi, con risposta a colpi di pistola. L’accusa è stata mossa nei confronti di Borromeo e Ferrari. Venne inizialmente presa di mira l’abitazione di Christian Ferrari con “tre bossoli Mk 979, munizionamento per Kalashnikov”: secondo la lettura data dalla Procura, doveva essere una ritorsione nei confronti del brindisino. Il movente sarebbe riconducibile al fatto che il “giovane non aveva mai reso dichiarazioni utili a scagionare il complice Angelo Sinisi, condannato anche lui”, fratello di Borromeo.
Nello stesso troncone processuale c’è l’assalto al portavalori Cosmopol, avvenuto la mattina del 6 novembre 2017, attorno alle 10, a distanza di qualche minuto dal prelievo dell’incasso del Mc Donald’s da parte dei vigilantes: Pupino avrebbe avuto il ruolo di “palo”, mentre Giglio è accusato di “concorso morale”, invece Maggi, Rillo e Lagatta sarebbero stati gli “esecutori materiali del colpo” che fruttò 25mila euro, solo in parte ritrovati.
Il collegio difensivo è composto dai penalisti: Laura Beltrami; Giuseppe Guastella, Daniela d'Amuri e Cinzia Cavallo. I legali hanno già fatto sapere che presenteranno ricorso in appello.