di ANTONELLO NORSCIA
BARLETTA - Slitta di due settimane la sentenza di secondo grado sul drammatico crollo della palazzina di Via Roma, che il 3 ottobre 2011, a Barletta, provocò la morte di cinque persone ed il ferimento di altre undici. Secondo l’iniziale calendario di udienze, la pronuncia della Corte d’Appello di Bari si sarebbe attesa per oggi pomeriggio ma i difensori degli imputati non si sono risparmiati a censurare le motivazioni per cui il Tribunale di Trani ha ritenuto responsabili, a vario titolo, tutti i quindici imputati; tredici dei quali condannati per concorso in omicidio colposo. Perciò le arringhe si competeranno solo oggi ed il processo verrà aggiornato all’udienza del 9 aprile, quando la parola tornerà, per le repliche, al procuratore generale presso la Corte d’Appello.
Questi il 19 febbraio concluse la requisitoria chiedendo la condanna di tutti i quindici imputati a pene che tengano conto, da un lato, dell’intervenuta prescrizione di alcune ipotesi di reato e, dall’altro, dell’appello promosso dalla Procura della Repubblica di Trani nei confronti di tre imputati: dei vigili urbani Giovanni Andriolo ed Alessandro Mancini (assolti in primo grado dalle più gravi accuse di crollo di costruzioni, omicidio colposo plurimo e lesioni personali) e dell’architetto Giovanni Paparella (invocando una pena maggiore rispetto a quella comminatagli) ritenuto direttore dei lavori della “area Giannini” dove si stavano eseguendo le demolizioni additate a causa del crollo dell’attigua palazzina di Via Roma.
Per il Tribunale tranese, che accolse l’impianto accusatorio del pubblico ministero Giuseppe Maralfa, l’edificio collassato faceva parte di “un unico aggregato edilizio che coincideva con l’intero isolato racchiuso tra le vie Cognetta, Mura Spirito Santo, De Leon e Roma” e come tale andava pensato ed eseguito qualsiasi lavoro strutturale.
La Corte d’Appello non ha fretta di pronunciarsi, come evidenzia qualche difensore. Segno che vuol avere quanti più elementi possibile per una nuova valutazione delle condotte contestate ai singoli imputati. Che sin dalla fase delle indagini preliminari si son palleggiati le responsabilità della tragedia.
Il 22 gennaio la Corte barese ha rigettato la richiesta avanzata dalle difese per una nuova perizia sulle cause e dunque sulle individuali responsabilità del crollo della palazzina per cui morirono le operaie Matilde Doronzo (32 anni), Giovanna Sardaro (30), Antonella Zaza (36), Tina Cenci (37) e Maria Cinquepalmi, figlia del titolare del laboratorio di confezioni dove lavoravano le altre vittime.
Il 9 aprile la parola ripasserà al procuratore generale presso la Corte d’Appello per le repliche alla arringhe delle difese. Se il suo intervento sarà circostanziato e lungo, la sentenza potrebbe slittare ancora per consentire, in un’altra udienza, le controrepliche ai difensori degli imputati. Se, invece, si tradurrà in una formalità, i legali non avranno granché da aggiungere e la Corte entrerà in camera di consiglio per decidere le sorti del processo di secondo grado.