ANDRIA E’ passato un mese dall’avvio del progetto sperimentale con l’infermiere di processo all’interno del Pronto soccorso di Andria. Ed è già tempo di primi bilanci sulla nuova figura presente negli ospedali di Andria, Barletta e Bisceglie su iniziativa della Asl Bt. Si tratta di un infermiere «armato» di tablet che è stato introdotto per fronteggiare le lunghe attese ai Pronto Soccorso, o il rischio di essere abbandonati in corsia senza notizie.
Un vero e proprio progetto di accoglienza, con compiti di presa in carico e gestione che assicurano counselling, comunicazione e informazione in favore dei parenti e caregiver dei pazienti. Il personale - presente in un’area compresa tra la «sala d’attesa» e le «postazioni di triage» - motivato all’accoglienza e adeguatamente formato, aggiorna i familiari del congiunto in Pronto Soccorso riguardo l’iter clinico-diagnostico-terapeutico intrapreso, con informazioni puntuali e costanti, rispondendo alle richieste provenienti anche dallo stesso paziente in attesa.
«Si cerca di gestire una situazione di grossa difficoltà del sistema sanitario – spiega il direttore del Pronto soccorso di Andria, Ernesto La Salvia -. La nostra mission è la salvezza del paziente, la comunicazione è fondamentale ma viene dopo. Il problema è l’aggressività sempre più evidente dell’utenza nei confronti di un sistema sanitario, che non riesce a rispondere ai bisogni di salute del cittadino. Noi facciamo medicina d’urgenza, ma ogni giorni c’è solo un terzo di urgenza. Al Pronto soccorso accogliamo persone che non riescono a trovare risposte dal sistema sanitario e tornano da noi. Si, tornano da noi perché sono già venuti nei giorni precedenti. In una struttura come il Bonomo, dove nonostante l’impegno della direzione generale, non si possono allargare le stanze e buttare giù dei muri».
Ad oggi, nel 2024 si contano circa 32mila accessi al Pronto soccorso dell’ospedale Bonomo. Un numero molto elevato di pazienti che non trova rispondenza nel numero del personale, ancora ridotto rispetto alla pianta organica. «L’iniziativa dell’infermiere di processo merita di essere portata avanti – conclude La Salvia – ma serve anche colmare la mancanza di personale. Si pensa ad ostentare una capacità relazionale che non posso permettermi, perché non ho personale. Dovrei avere 38 infermieri e in questo momento ne ho 28, ma in compenso ho un infermiere di processo. Dico solo che al Ps di Andria gli infermieri vengono a fare turni aggiuntivi per coprire le necessità».