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Canosa, «Ecco perché Piscitelli ha ucciso Vassalli»

 
Linda Cappello

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Linda Cappello

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L’omicidio dell’agricoltore: «La vittima minacciata un mese prima dell’omicidio»

Venerdì 02 Giugno 2023, 14:06

CANOSA - «Nessuno aveva valide ragioni per nutrire rancore nei confronti di Sabino Vassalli». Scrivono così i giudici della Corte d’Appello di Bari (presidente Ornella Gozzo, a latere Vito Fanizzi e i giudici popolari) nelle 33 pagine della sentenza in cui spiegano le ragioni che li hanno spinti a condannare all’ergastolo nel novembre scorso Saverio Piscitelli, il 72enne di Canosa accusato di omicidio volontario ai danni dell’agricoltore 52enne.

L’imputato, infatti, è considerato «autore di specifiche minacce all’indirizzo della vittima appena un mese prima dell’omicidio». Il corpo di Vassalli viene rinvenuto senza vita il 31 ottobre 2016 in aperta campagna, ucciso con due colpi d’arma da fuoco alla nuca e all’addome. L’arma del delitto non è mai stata ritrovata. Dopo circa due settimane i poliziotti arrestano Piscitelli, proprietario di un terreno confinante con quello di Vassalli. Il rapporto fra i due era sempre stato piuttosto conflittuale: il 52enne era succeduto all’imputato nella carica di presidente della comunità irrigua Sant’Antonio, che si occupava dell’amministrazione di un pozzo per la somministrazione di acqua agli agricoltori. E Vassalli aveva poi promosso due azioni giudiziarie nei confronti del suo successore: sia per una presunta distrazione di fondi all’epoca della sua presidenza, sia per il mancato pagamento di somme per l’erogazione dell’acqua.

«Vengono in considerazione - si legge - l’inaudita gravità del fatto, evidenziato dalle modalità esecutive, la determinazione per futili motivi, se non risibili, il pervicace tentativo di inquinare le attività volte all’accertamento dei fatti, non solo nel corso delle indagini, ma ancora durante il dibattimento, la mancanza di comportamenti indicativi di resipiscenza, posto che ad esempio l’imputato non ha mai consentito il rinvenimento dell’arma».

«L’azione omicidiaria - ancora - fu necessariamente volontaria, attese le modalità esecutive cosicchè devono escludersi piste alternative che conducono ad azioni accidentali di altri soggetti». La Procura valorizza la circostanza che venne recuperato un bossolo calibro 12 - compatibile con quello utilizzato nell’omicidio - in un terreno dove era stato Piscitelli. E infatti l’imputato deteneva, oltre che tre fucili, anche 14 cartucce calibro 12, lo stesso calibro usato da chi ha ucciso la vittima.

Pregnante valenza indiziaria è stata data anche alla frase «dalla macchina hai sparato?», che sarebbe stata pronunciata dal figlio di Piscitelli, impegnato in quel momento a lavorare nei campi. La Corte censura anche i tentativi di inquinare il saggio fonico. In primo grado l’imputato era stato condannato all’ergastolo, ma poi la Corte d’Assise d’Appello lo aveva assolto. Il colpo di scena arriva quando la Cassazione annulla con rinvio la sentenza d’Appello, poi ribaltata. La difesa ha già annunciato il ricorso in Cassazione. I familiari della vittima sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Dello Russo e Mimmo Di Terlizzi.

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