BARLETTA - L’area è stata messa in sicurezza, il Ministero dell’Interno lo ha ufficialmente comunicato al comune di Barletta. I rifiuti, quello che di essi è rimasto dopo il rogo del 21 agosto scorso, non dovrebbero arrecare, per il momento, ulteriori danni e resteranno dove sono fino quando l’area, attualmente sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti, non verrà dissequestrata.
E questa è una parte della vicenda, iniziata ben 55 giorni fa, di domenica pomeriggio, nello spazio dell’ex mattatoio comunale di Barletta, destinato a ospitare il comando provinciale dei vigli del fuoco. Le fiamme, alte, e il fumo, denso e nero, visibile da tutta la città e anche oltre, riduceva in cenere cumuli di rifiuti abbandonati in quella zona, pare, in una decina di giorni prima di quel rogo, tanto che la stessa era stata sottoposta a videosorveglianza.
Ma quello che di quella vicenda resta, sono solo ombre, quelle riprese dalle foto trappole e anche quelle che sono calate sulle conseguenze di quel vasto incendio.
L’amministrazione comunale, infatti, e con essa anche la cittadinanza, compresi coloro che in quella zona vivono e gli agricoltori che possiedono terreni e che da circa due mesi non possono né raccogliere né consumare i prodotti su essi coltivati, non sanno se quelle fiamme hanno sprigionato in aria sostanze tossiche, nocive e se, dunque, quell’ordinanza, che per legge deve avere un inizio e un termine, può o meno essere revocata. Qualcuno si trincera dietro il segreto delle indagini, come se sapere se il fumo di quel rogo ha disperso in aria sostanze nocive che sono state respirate e finite sugli ortaggi possa intralciarle e impedire che gli inquirenti possano risalire agli eventuali responsabili.
Arpa Puglia, l’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’ambiente, dal canto suo, non solo non ha fornito al comune i dati del monitoraggio richiesti e necessari per restituire ai legittimi proprietari dei terreni il pieno godimento dei propri diritti, ma, dopo ben tre richieste del settore Ambiente, con una quarta già pronta, non ha neppure dato un cenno di riscontro, dovuto quanto meno per rispetto istituzionale.
Arpa, come più volte sottolineato, da circa un anno è presente nella Bat con un presidio operativo che ha sede proprio a Barletta, con uffici ubicati nel pieno centro cittadino in locali di proprietà comunale concessi in comodato d’uso gratuito sulla base di una apposita Convenzione siglata nel 2019 tra l’ente civico e l’agenzia regionale. Un presidio atteso, voluto e accolto con grande soddisfazione e moltissime aspettative da parte dei cittadini, le cui ricadute tangibili, però, stentano ad essere evidenti.
Fra le tante criticità ambientali della città di Barletta, al netto della combustione di rifiuti che negli ultimi mesi ha raggiunto proporzioni allarmanti, vi è quella di una zona industriale attaccata al centro abitato, senza soluzione di continuità, dei fumi e molestie olfattive soprattutto nelle ore notturne. Anche in questo caso, alle tante segnalazioni, mail, pec inviate non è stata data alcuna risposta. Né tanto meno è stato dato seguito alla nuova Convenzione fra Arpa Puglia e comune di Barletta il cui schema è stato approvato a giugno scorso dal commissario straordinario Francesco Alecci, per la valutazione della qualità dell’aria del territorio comunale, con una sorta di monitoraggio dell’aria a “maglie strette” che consentirebbe di “ottenere dati più incisivi ed appropriati di quelli acquisiti in precedenza ed i report finali annuali saranno trasmessi da ARPA Puglia al Comune, per garantire l’immediata pubblicizzazione e la massima trasparenza nei confronti della Cittadinanza”, questo il senso della convenzione. Di fatto, però, all’appello mancano anche i dati completi e puntuali delle centraline al momento operative, o presunte tali.