BARLETTA - Hanno ucciso un uomo e hanno colpito al cuore una città intera quei tre colpi di pistola. Hanno distrutto una famiglia e atterrito una comunità. A chi li ha esplosi penserà la giustizia. Oggi è il giorno di Giuseppe Tupputi, delle sue esequie, che saranno celebrate alle 16 nella parrocchia del Cuore Immacolato di Maria dall’arcivescovo, monsignor Leonardo D’Ascenzo e dal parroco, don Leo Sgarra.
Lacrime e preghiere
Sin dai primi minuti in cui è stata chiara la tragedia hanno preso il via le preghiere, i ricordi, le testimonianze e le lacrime per Giuseppe Tupputi, come in un corale, spontaneo e laico funerale popolare che dura da giorni. Otto giorni durante i quali lo spazio davanti al «Morrison’s Revolution», la caffetteria del 43enne sparato a morte la sera di lunedì 11 aprile, si è trasformato in un giardino colmo di fiori e biglietti, lasciati dagli amici, dai clienti del bar, dalla gente del quartiere, a ricordare e ringraziare quel ragazzone solare che, insieme a sua moglie Giusy, accoglieva tutti con il buon umore, la gentilezza e il sorriso. Quella tragica sera di lunedì 11 aprile, in mezzo alla folla di quanti in pochi minuti si erano radunati davanti al suo, e al loro, «Morrison’s Revolution», fra gli abbracci e lo sgomento, la speranza era che i soccorritori uscissero dal bar per portarsi via in ambulanza Giuseppe, a sirene spiegate. La speranza era che si salvasse.
Cinque giorni dopo, l’autopsia ha chiarito che sin da subito non c’è stato nulla da fare, che quei tre colpi di pistola avevano ferito Giuseppe senza lasciargli scampo. Ma il presunto assassino, Pasquale Rutigliano, 32 anni, rinchiuso nel carcere di Trani da martedì scorso, ha detto davanti al magistrato, nello stesso giorno in cui sul corpo di Tupputi veniva eseguita l’autopsia, di avere sparato in direzione del bancone, dopo che aveva chiesto una birra e per una discussione avuta con la vittima, per poi andare via. Oggi a Barletta è giornata di lutto cittadino, durante i funerali i negozi resteranno chiusi e le bandiere issate sulla facciata del Palazzo di Città sono a mezz’asta. Il cordoglio, l’indignazione e la solidarietà per la famiglia di Giuseppe Tupputi, sua moglie e le sue due bambine, hanno riempito la Settimana Santa, che a Barletta è stata scandita anche da annunci, dalla brutta vicenda, diventata di dominio pubblico, anzi virale, sui social, di una adolescente che ha picchiato una sua coetanea per strada perché aveva offeso una sua amica, mentre un’altra le filmava, e dai festeggiamenti pasquali, con i riti e le processioni tornati dopo due anni di assenza per la pandemia.
Dopo cinque mesi un'altra omelia su un omicidio
Poco più di cinque mesi fa, in occasione dei funerali di Claudio Lasala, il 24enne accoltellato a morte dopo una lite con due ragazzi più giovani di lui, il vescovo durante l’omelia diceva: «Di fronte a questa morte è necessario che questa città si svegli e queste lacrime di dolore si trasformino nella forza necessaria per metterci insieme, fare rete, aprire gli occhi su ciò che non va». Fra allora e lunedì scorso, un altro ragazzo ancora, Michele Cilli, è stato ucciso e il suo corpo fatto sparire, forse è stato distrutto. Evidentemente nulla è cambiato da allora, nessun percorso è stato intrapreso, nessuna presa di coscienza ha inciso sul presente. Sabato 23 aprile, quando quel ragazzo, Claudio Lasala, avrebbe compiuto 25 anni, per ricordarlo è prevista una grande manifestazione fra la Cattedrale e il Castello, organizzata da sua zia e dagli amici. Per quell’evento c’è un «esercito» che sta lavorando da mesi. Chissà che non arrivi davvero un segnale forte dalla comunità, così forte che non potrà essere ignorato.
«Di fronte alla morte di Giuseppe, come già dicevo a novembre scorso al funerale di Claudio La Sala - ha detto nell'omelia l'arcivescovo Leonardo D'Ascenzo - è necessario anzitutto che Barletta pianga. Il pianto aiuti questa città a mettere da parte distrazioni e banalità, ad essere madre che partorisce, che dona vita. Di fronte a queste morti è necessario che Barletta si svegli per davvero e queste lacrime di dolore si trasformino nella forza necessaria per fare rete e aprire gli occhi. Non vogliamo più che simili tragedie accadano e vogliamo fare di tutto perché non accadano più».
Il patto dell'educazione
Monsignor Leonardo D'Ascenzo, nel suo discorso, sottolinea che «noi Vescovi, Prefetto e Sindaci della Bat abbiamo sottoscritto il Patto educativo provinciale, e insieme a tanti altri soggetti abbiamo iniziato un percorso che vogliamo proseguire facendo rete, cercando di ascoltare, di comprendere, di dare risposte. Ciascuno nel proprio ruolo, sentiamoci tutti chiamati a dare il nostro contributo. Siamo convinti che questa è la strada da percorrere. Non ci sono soluzioni che magicamente, dalla sera alla mattina, ribaltino una situazione sociale segnata da fragilità, carenze, mancanze. Siamo tutti convinti che dobbiamo investire in educazione e formazione al fine di promuovere e sostenere il rispetto reciproco e la convivenza pacifica e solidale». Tornando all'omicidio Tupputi, D'Ascenzo conta «un altro delitto nella cara e bella Barletta! Insieme alla vittima, il giovane Giuseppe Tupputi, ucciso mentre lavorava nel suo bar, proprio in questo quartiere, qui vicino, è stata colpita anche la sua famiglia - Giusy e le due piccole figlie, Francesca e Sofia - che non ha più un marito e un papà. Di fronte a questo altro omicidio probabilmente, nel nostro intimo, sperimentiamo sentimenti di delusione, rabbia, sfiducia, impotenza insieme a sofferenza e dolore. Non possiamo, però, e non dobbiamo arrenderci! Proseguiamo nell'affermare la cultura della vita, della legalità, della dignità della persona umana. Gesù, il Risorto, ha vinto il male con l’amore. Il suo esempio sia per tutti noi la ragione per respingere con decisione ogni forma di male e di violenza e per organizzarci in una reazione nel bene che ci veda tutti uniti come un unico corpo».
I funerali
In tanti sono giunti a dare l’ultimo saluto al 43enne barista Giuseppe Tupputi, morto l’11 aprile scorso nel locale, il Morrison' revolution alla periferia di Barletta, dopo essere stato ferito da tre proiettili sparati da un cliente con cui aveva avuto un diverbio dopo la richiesta di una birra.
Il presunto assassino, Pasquale Rutigliano di 32 anni, è detenuto nel carcere di Trani. Nella chiesa del Cuore Immacolato di Maria, poco distante dal bar di Tupputi, si sta celebrando il funerale. A presiedere la cerimonia è il vescovo Leonardo D’Ascenzo, con lui c'è anche il parroco don Leo Sgarra. La chiesa è piena di familiari e amici di Giuseppe e tantissime sono le persone anche radunate all’esterno, sull'ampio sagrato della chiesa. Tupputi era molto conosciuto e benvoluto nel quartiere e anche in città. Fra i presenti anche il commissario straordinario del Comune di Barletta, Francesco Alecci, che per oggi ha proclamato il lutto cittadino; e i senatori barlettani Assuntela Messina e Dario Damiani.
Le parole del vescovo
«Di fronte alla morte di Giuseppe, come già dicevo a novembre scorso al funerale di Claudio Lasala, è necessario anzitutto che Barletta pianga. Il pianto aiuti questa città a mettere da parte distrazioni e banalità, a essere madre che partorisce, che dona vita». Lo ha detto il vescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, Leonardo D’Ascenzo, nell’omelia per i funerali del barista 43enne di Barletta, Giuseppe Tupputi, ucciso con tre colpi di pistola l’11 aprile scorso, mentre era al lavoro nel suo bar.
«Di fronte a queste morti - ha proseguito il vescovo - è necessario che Barletta si svegli per davvero e queste lacrime di dolore si trasformino nella forza necessaria per metterci insieme, fare rete, aprire gli occhi. Non vogliamo più che simili tragedie accadano e vogliamo fare di tutto perché non accadano più». L’esortazione è a «respingere con decisione ogni forma di male e di violenza» restando uniti. «Non ci sono soluzioni che magicamente, dalla sera alla mattina, ribaltino una situazione sociale segnata da fragilità, carenze, mancanze - spiega - siamo tutti convinti che dobbiamo investire in educazione e formazione al fine di promuovere e sostenere il rispetto reciproco e la convivenza pacifica e solidale».
Poi, il pensiero del vescovo va alla moglie della vittima, Giusy, e alle figlie, di otto e cinque mesi. «Facciamo sentire, ciascuno come può, la nostra vicinanza affettuosa, discreta e concreta», augurando consolazione e speranza alla vedova e alle bambine. Il vescovo parla di «delusione, rabbia, sfiducia, impotenza insieme a sofferenza e dolore», dopo quanto accaduto. "Non possiamo, però, e non dobbiamo arrenderci - sottolinea - proseguiamo nell’affermare la cultura della vita, della legalità, della dignità della persona umana». All’esterno della chiesa sono stati fatti volare dei palloncini bianchi e uno rosso.
La vedova Tupputi: avevamo tanti progetti
«Ce lo dicevamo spesso di essere stati fortunati a incontrarci, di aver dato ciascuno molto all’altro. Eri un uomo sempre presente, sempre al mio fianco, un papà innamorato follemente delle sue principesse, un papà che, nonostante la stanchezza, dopo una giornata di lavoro, giocava con loro». Sono alcune delle parole della vedova di Giuseppe Tupputi, Giuseppina Musti, in un messaggio che ha letto alla fine della cerimonia funebre per suo marito, il barista 43enne di Barletta ucciso l’11 aprile scorso mentre era nel suo bar, con tre colpi di pistola sparati da un cliente, dopo un litigio per una birra. «Nel lavoro eri il mio punto di riferimento - ha ricordato la donna - il mio consigliere, quello che mi sgridava e mi faceva comprendere gli errori». Della loro vita privata la donna ha ricordato i piccoli gesti quotidiani, la colazione insieme e poi «la sensazione di essere insieme una forza capace di resistere a tutto o quasi», ha detto ancora con la voce rotta dal pianto. «Avevamo mille progetti, sogni e desideri ma siamo riusciti a realizzarne solo una piccola parte, l’altra è stata strappata via brutalmente e senza motivo», ha aggiunto.
«Ora devi promettermi di non lasciarmi mai più e di guidarmi a educare le nostre come volevi tu, con sani valori e principi, dovrai starmi al fianco», ha continuato la vedova, rimasta al fianco della sua bambina più grande per tutto il tempo, a farsi forza reciprocamente. «Vola più in alto che puoi, ti amo e sempre ti amerò - ha concluso la vedova, commuovendo tutti i convenuti - e ricordati di sorridere sempre come hai sempre fatto». All’uscita del feretro dalla chiesa, una folla di centinaia di persone ha applaudito e salutato il 43enne e ha fatto volare dei palloncini bianchi e uno rosso, si cui era scritto «Ciao Peppe».
Il feretro davanti il bar: «Giuseppe sei una rockstar»
Finita le cerimonia funebre, il feretro di Giuseppe Tupputi è stato portato davanti alla sua abitazione e al suo bar, il «Morrison's Revolution», dov'è stato ucciso l’11 aprile con tre colpi di pistola. Davanti al locale in tanti si sono radunati e una sua amica ha voluto salutare Giuseppe, «Morrison» come il leader dei Doors, così come lo chiamavano i suoi amici che conoscevano la sua grande passione per la musica: «Canta per le tue figlie - ha detto la ragazza - devono sapere di una città grigia che piange la nostra rock star». Per chi lo conosceva, infatti, Giuseppe era una «rock star» e la pedana del bar era il suo palco.