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Sale la «febbre» da tartufo sulla Murgia Nord Barese: più tartufai

 
Gianpaolo Balsamo

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Gianpaolo Balsamo

Sale la «febbre» da tartufo sulla Murgia Nord Barese: più tartufai

Dal 2015 esiste in Puglia una legge che norma la ricerca e la raccolta

Domenica 02 Dicembre 2018, 09:13

La febbre del tartufo già da qualche anno è scoppiata anche sulla Murgia Nord Barese. E con essa, purtroppo, anche l’invasione di veri e propri «barbari distruttori», senza scrupoli, che si comportano nel bosco come dei vandali intenti solo a saccheggiare ciò che gli interessa e a distruggere tutto il resto. Per arginare questo scempio e disciplinare sia la cerca che la cavatura del tartufo, la regione Puglia dal marzo 2015 si è dotata di una propria legge.
Da allora, dunque, per raccogliere tartufi anche nel Nord Barese e in Puglia, occorre possedere un tesserino di idoneità valido per cinque anni, un vanghetto con una lama non superiore ai 15 centimetri, due cani, e un'età superiore ai 14 anni. Sì, perché, qui i tartufi ci sono e sono anche prelibati: il «bianchetto» («Tuber magnatum» o tartufo bianco pregiato) è una delle specie che si trovano sulla nostra Murgia insieme al «Tuber aestivum» (tartufo estivo o «scorzone») e al «Tuber uncinatum (tartufo «uncinato»).

«Fino a qualche anno fa fa nessuno ne conosceva l'esistenza», spiega Carlo Sacco, presidente dell'associazione «Tartufo dell'Alta Murgia» (il vice presidente è Aldo Ferrante) costituitasi a Corato nel 2013. «Anzi, fino a qualche decennio fa venivano dal Piemonte, dal Lazio e dall'Umbria per depredare il nostro territorio».
Le regole, dicevamo, sono state imposte di recente, per tentare di normare un settore che potrebbe rivelare un lato inedito della Puglia. Magari la qualità non è paragonabile ai più noti tuberi di Alba, ma la regione può difendersi.
Il più pregiato, il tartufo bianco, è molto raro. «Ma il bianchetto è diffuso – commenta Sacco – con un buon cane se ne possono trovare anche un paio di chili in tre-quattro ore di esplorazione ».
Il tartufo, come è noto, è un prodotto di alto pregio, infatti alcune specie spuntano prezzi di mercato molto remunerativi per i raccoglitori, cosi in tanti un po’ per hobby un po’ per superare questo momento di crisi che stiamo attraversando si riversano sulla Murgia convinti che questa nuova attività possa apportare benefici al loro reddito.
Partendo proprio da quest’ultimo punto e per la mancanza di normative adeguate alla raccolta è ciò che hanno spinto alcune persone a riunirsi ed a dar vita a questa associazione.
L’associazione nasce anche con lo spirito di valorizzare il nostro prodotto come ha più volte sottolineato il presidente Carlo Sacco e far sì che in breve tempo si possano stilare normative giuridiche e burocratiche per la raccolta del tartufo come ci sono in altre regioni d’Italia.

A tal proposito, i «cercatori» di tartufi dovranno munirsi di apposita autorizzazione: l'ente Parco dell'Alta Murgia quest'anno ha rilasciato più di 60 autorizzazioni soprattutto ai residenti della zona del parco.
Ma il tartufo in generale e quello dell’Alta Murgia in particolare è noto per essere un prodotto d'élite, per palati sopraffini.
A tal riguardo tanto si sta lavorando con gli chef del territorio per creare un apposito brand del «tartufo di Puglia. « Lo abbiamo portato in alcuni ristoranti della Lombardia e del Lazio – conclude Carlo Sacco – e l'associazione italiana dei pizzaioli professionisti ha ideato una pizza al tartufo murgiano. Insomma, attraverso il tartufo puntiamo ad incrementare, con una serie di iniziative parallele, gli scambi commerciali tra la Puglia e altre regioni, pubblicizzando l'offerta turistica della Puglia in particolare del territorio murgiano e del Nord Barese».

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