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Crollo di Barletta, sei assoluzioni in appello

 
Antonello Norscia

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Antonello Norscia

Crollo di Barletta, sei assoluzioni in appello

E sette condanne diventano più miti

Martedì 29 Maggio 2018, 10:17

BARI - Una parziale ma sostanziale riforma della sentenza di pronunciata dal Tribunale di Trani il 15 dicembre 2015. Sei dei 15 imputati per il tragico crollo della palazzina di via Roma, il 3 ottobre 2011, a Barletta, sono stati assolti dalla Corte d’Appello di Bari da qualsiasi imputazione contestata a vario titolo. In altri 7 casi le pene sono state più miti, complice in alcuni casi l’intervenuta prescrizione.

Dopo un paio d’ore di camera di consiglio, il collegio ha scritto la parola fine al giudizio originato da varie impugnazioni alla sentenza di primo grado, compresa quella del pm Giuseppe Maralfa, titolare dell’inchiesta per far luce sulle responsabilità delle morti di Matilde Doronzo (32 anni), Giovanna Sardaro (30), Antonella Zaza (36), Tina Cenci (37) e di Maria Cinquepalmi, la 14enne figlia del titolare del laboratorio di confezioni dov’erano impegnate le altre vittime.

La Corte ha scagionato da ogni accusa l’ing. Pietro Ceci (condannato in primo grado a 5 anni di reclusione e a 6 mesi d’arresto); il dirigente dell’Ufficio tecnico comunale di Barletta Francesco Gianferrini (in primo grado 3 anni e 6 mesi di reclusione, a 5 mesi e 15 giorni d’arresto); il funzionario comunale Valeria Valendino (in primo grado 2 anni e 6 mesi di reclusione nonché a 4 mesi e 15 giorni d’arresto); il maresciallo di polizia municipale Alessandro Mancini (in primo grado 4 mesi di reclusione, pena sospesa); Antonio Sica, incaricato della sorveglianza del cantiere Giannini Srl – proprietaria dell’area adiacente la palazzina di via Roma dove si stavano eseguendo i lavori ritenuti causa del crollo – condannato in primo grado ad 1 anno e 10 mesi di reclusione, pena sospesa); il geometra comunale Roberto Mariano (in primo grado 2 anni di reclusione, pena sospesa), quest’ultimo difeso dall’avvocato Giuseppe Bufo e Piero Martire.

La Corte ha rideterminato pene inferiori rispetto a quelle comminate in primo grado per il vigile urbano della polizia edilizia Giovanni Andriolo, che a Trani era stato già assolto dalla più grave accusa di crollo di costruzioni, omicidio colposo plurimo e lesioni personali (da 3 anni e 6 mesi ad 1 anno e 4 mesi, pena sospesa); per Salvatore Chiarulli, legale rappresentante dell’impresa esecutrice dei lavori per la demolizione dell’edificio e la bonifica (da 4 anni e 9 mesi di reclusione e 2 mesi e 15 giorni d’arresto a 2 anni e 9 mesi); per i suoi fratelli-dipendenti Andrea e Giovanni Chiarulli (da 4 anni e 7 mesi a 2 anni e 9 mesi ciascuno); per Cosimo Giannini, legale rappresentante dell’omonima Srl proprietaria del suolo adiacente la palazzina di Via Roma dove si stavano eseguendo i lavori edili (da 4 anni e 9 mesi di reclusione e 6 mesi d’arresto a 4 anni); per l’architetto Giovanni Paparella ritenuto direttore dei lavori dell’area Giannini (da 5 anni e 6 mesi di reclusione e 6 mesi d’arresto a 4 anni e 5 mesi di reclusione); per il geometra Vincenzo Zagaria (da 4 anni e 6 mesi di reclusione a 3 anni e 10 mesi). Confermata la pena di primo grado per l’ingegnere comunale Rosario Palmitessa a 4 anni di reclusione. In alcuni casi è stata ridotta l’entità dei risarcimenti in favore delle parti civili. Confermata la condanna alla sanzione amministrativa di 480mila euro per la srl Giannini quale persona giuridica. Col dispositivo di ieri sera è stata revocata la confisca dell’area.

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