«Paolo il mistico» che vede la Madonna e che a un certo punto si trasforma in «Sveva l’attrice» e convola a giuste nozze. Poi tanti disperati: c’è chi ha una grave malattia, chi il matrimonio in crisi, chi vuole decidere se abortire oppure no. E poi, naturalmente, i soldi, tanti soldi. Secondo l’accusa 4 milioni di euro che sarebbero transitati dalle mani degli sventurati alle mani del chiaroveggente. L’epicentro di tutto è a Brindisi da dove si dipana l’avventura che varca prima i confini provinciali e poi regionali estendendosi a tutt’Italia.
La sceneggiatura è tradizionale ma con qualche tocco di modernità: Paolo Catanzaro comincia ad avere visioni mariane. Così dice lui e, soprattutto, così si premura di far sapere in giro. Purtroppo qualcuno ci crede e la voce sulle capacità di «Paolo il mistico» comincia a circolare. Chi ha problemi seri da risolvere inizia a chiedere aiuto al «mistico» per «intercettare» il sostegno e il favore della Madonna. Ma fare il tramite fra il volgo e il regno dei cieli è ovviamente faticoso e merita un compenso. Le «offerte» in favore del veggente, sostengono i detective, cominciano a piovere. Passa il tempo e Paolo decide di cambiare sesso e trasformarsi in Sveva. Forse anche questo è suggerito dalla Madonna, chissà?
Il cambio di sesso non arresta però le visioni e neppure il fluire delle offerte. Sveva si sposa e, a quanto pare, conduce una vita niente affatto di sofferenza. Diventa attrice e approda in tivvù pur se, ad onor del vero, più per le accuse che piovono sul suo capo che per meriti squisitamente artistici. Ad ogni modo la fama mistica cresce e pure il tenore di vita. Infine l’arresto: per Sveva si aprono le porte del carcere, per il marito ci sono gli arresti domiciliari, altre persone sono indagate in stato di libertà. L’accusa ipotizzata dalla Procura di Brindisi è di associazione per delinquere finalizzata alla truffa.
Le ulteriori indagini e il probabile processo chiariranno definitivamente il ruolo di Paolo-Sveva e le sue eventuali responsabilità.
Resta però ancora da capire come nel 2018 ci sia ancora chi si faccia gabbare in una vicenda che ricorda uno sfuocato film in bianco e nero. Sarebbe facile concludere che «la mamma del cretino è sempre incinta». Ma le vittime, pur se credulone, restano comunque vittime e vanno comprese. Anche persone dotate di buona intelligenza e di buon livello culturale nei momenti di sofferenza e disperazione possono cadere nelle mani dello sciacallo di turno. I casi di cronaca ce lo ricordano di continuo e si inseguono in un rosario che in tutti gli ambienti sociali, dai più modesti ai più raffinati, continua a incrociare dolore e astuzia, ingenuità e cinismo.
Il meccanismo non cambia mai. Chi sta annegando si aggrappa a tutto anche alle mani di quello destinato a diventare il suo aguzzino. Lui è lì apposta, per dire al malcapitato quello che vuole sentirsi dire: parole di speranza. Poi però implacabili mandibole da squalo azzannano il portafogli della vittima predestinata. Un meccanismo addirittura banale che però funziona dai tempi antichi e colpisce anche oggi quando tutti dovremmo essere sufficientemente smaliziati. Ma così non è. Il passaparola della dabbenaggine continua ad avere la meglio e si finisce col credere a tutto: anche che il mistico o il santone o il mago o il veggente o, come in tanti altri modi potremmo chiamarlo, possa risolvere i nostri problemi. Ma questo qualcuno, ovviamente, è solo un imbroglione che lucra sulle nostre difficoltà.
Un antico saggio popolare dice che «a mattino lo scemo si alza perché sennò il furbo non può campare». Magari evitiamo di essere il furbo di turno, ma cerchiamo, soprattutto, di non trasformarci nello scemo di giornata.