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Buio in sala che emozione tornare al cinema

 
Enrica Simonetti

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Enrica Simonetti

Buio in sala che emozione tornare al cinema

«Ma davvero l'hai fatto!? E con chi?». «Con la mia nuova amica, anzi, è stata lei a convincermi»

Lunedì 24 Maggio 2021, 17:22

«Ma davvero l'hai fatto!? E con chi?». «Con la mia nuova amica, anzi, è stata lei a convincermi». «Coraggiosi... e non è pericoloso?».

Questo dialogo surreale che sembra attenere a temi sex-meta-fantasy, tratta invece di una cosa semplice e naturale: andare al cinema. Chi poteva mai immaginare che saremmo arrivati a dubitare della sana arte del sogno ad occhi aperti, di quella magìa che Fellini definiva quasi una competizione con Dio?

E invece il Covid ci ha portati anche a questo. Paura e incertezza: chiudersi in una sala e pensare di compiere un attentato alla salute, di correre un rischio. Da oltre una settimana anche quaggiù da noi i cinema e i teatri hanno riaperto i battenti. Qualcuno aspetta la dose di vaccino per tornarci, qualcuno la ha già, altri ci vanno e basta, altri ancora assolutamente no.

Mascherina, distanziamento, sale semivuote. Le accortezze ci sono tutte e i film pure, visto che dal pluripremiato agli Oscar Nomadland al nuovo Woody Allen fino a Il cattivo poeta e tanti altri film, la settima arte offre ampie scelte.
Forti di mesi e mesi passati sul divano a divorare serie infinite e film usciti sulle piattaforme, possiamo finalmente gustarci il buio in sala.

E il film gustato senza interruzioni, senza distrazioni. Riflettiamoci: non è solo questione di grande schermo, visto che ormai nella case circolano mega-Tv smart, dolby e altre diavolerie da sballo. Ma il fatto è che il cinema come luogo cambia il cinema come prodotto. Sembra inutile dirlo, ma è chiaro a chi lo ama e a chi lo brama. Cinema vs Tv: la gara la vince sicuramente il primo. Certo, è questione di opinioni e di possibilità (chi ha i figli piccoli e chi non si sposta facilmente lo sa), ma provate un attimo a pensare a quanta concentrazione offra la sala rispetto al salotto di casa o alla sonnecchiante condizione di spettatore in camera da letto.

Vi siete mai alzati a rispondere al citofono durante un film al cinema? Avete mai portato il cane a spasso, avete mai sbirciato il cellulare (alcuni sì, è vero), avete mai consumato qualcosa in più di un bicchiere di popcorn?
Il cinema in sala, il teatro in teatro sono luoghi di silenzio (salvo casi estremi di maleducazione). E quanto ne abbiamo bisogno!

Sono luoghi in cui tutto è rarefatto, salvo la visione. L'occhio guarda, la mente medita, l'emozione, che sia positiva o negativa - nel giudizio, non nel virus! - sale a livelli stratosferici. In sala ci abbandoniamo. In sala, ascoltiamo Le Nozze di Figaro chiudendo gli occhi; in sala ci fa piangere e ridere a crepapelle il nostro attore preferito; in sala stacchiamo la spina. Un'arte che è fruibile e non costosa.

Un'arte che ci fa discutere con gli amici, a volte anche con prese di posizione ben nette. Cosa che da soli, o con il partner, può capitare, ma con meno intensità, perché il film diventa divisivo o sociale soprattutto quando lo godiamo al cinema. Inspiegabile, forse, ma un po' è così.

Quanto si rischia in una sala? Si sta distanziati e con mascherina, ci sono misure di sicurezza che forse nessun grande luogo (dai supermercati ad altre quotidiane location che frequentiamo) ci garantisce. Certo, per chi ha paura e per chi preferisce la prudenza, non sarebbe male usare le famose piazze estive, gli schermi all'aperto, le arene.

Queste ultime, quelle private, si stanno organizzando, ma le amministrazioni comunali farebbero bene a riflettere sull'enorme potenziale dei nostri spazi pubblici e sul bisogno di cultura e di visioni che il nostro mondo post-pandemico sta esprimendo.

Ogni città d'Europa, l'estate – Covid o no – ha il suo cinema in piazza e ben vengano da noi, con il nostro clima, serate simili. Qualche paese della provincia di Bari, di Lecce e non solo, lo ha fatto da tempo. Esempi virtuosi, con quel «gratis» che è un po' di tutti. E che non fa mai male alla cultura, anzi.

Per chi ha troppa paura, i rimedi sono stati studiati. Alcuni cinema del Nord Italia e del resto del mondo hanno fatto tesoro del terrore del pubblico e hanno sperimentato un sistema che si chiama «Butterfly»: è una barriera in ecopelle batterica che forma quasi un divisorio a forma di farfalla e che permette di vedere i film senza mascherina. Pensate, il sistema è nato da una fabbrica nota per il seating cinematografico, esistente da decenni tra Friuli e Veneto. Con il coronavirus, ha chiuso per un po', ma il titolare ha raccontato di aver avuto il tempo per pensare ad una risalita e così è nata la farfalla anti-contagio, ora esportata in vari Paesi del mondo.

Per fortuna il virus si sta addormentando e non avremo, pare, bisogno di bruchi, crisalidi e farfalle: ma, entrando finalmente al cinema, nei teatri, abbandonandoci alla fantasia e alle emozioni... voleremo alto.

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