Altro che farina e lievito di birra: se nello scorso lockdown, tutti si cimentavano in cucina, questa volta la «dieta» della lettura ha preso piede. Dobbiamo credere alle cifre. L’italiano pandemico legge di più: una notizia-bomba, se pensiamo che i nostri indici di lettura sono da decenni ai gradini inferiori delle classifiche europee.
Eppure il libro non fa ingrassare e porta al corpo quella «ciccia» confortevole dell’accudimento: ora che abbiamo tutti più tempo, ora che non scappiamo da un punto all’altro della città, ora che usciamo di meno, almeno ci dedichiamo un po’ di più a quel «viaggio» nella lettura che è davvero capace di trascinare, come scriveva Emily Dickinson, descrivendo magnificamente il libro come «un vascello veloce capace di portarci in terre lontane».
E in quelle terre ci specchiamo in questi tempi così «chiusi», in cui i confini del mondo che vedevamo infiniti sembrano essersi ristretti. Ieri, Giornata Mondiale del libro, le statistiche diramate dagli editori indipendenti sembravano ulteriormente confortanti rispetto ai calcoli delle vendite nei primi tre mesi del 2021: pensate, il mercato «piccolo» dei piccoli editori ha registrato un balzo in avanti del 29,8%.
E doveva arrivare il virus per convincerci a fare quell’atto «ribelle» di aprire un volume e conoscere una storia, un’idea, un orizzonte?
Evidentemente sì. Ma dobbiamo fare attenzione ai dati successivi e al modo in cui questo mercato ampliato vivrà nei prossimi tempi. Se sono aumentate le vendite, non sappiamo se sono anche aumentati i lettori come persone e cioè se sono stati acquisiti nuovi segmenti di pubblico, cosa che sarebbe davvero una vittoria. Chi presentava libri a Bari - quando ancora ci riunivamo! - può raccontare direttamente una terribile constatazione: il pubblico è spesso sempre lo stesso. Che la pandemia abbia invece contagiato nuovi lettori sarebbe davvero un vaccino globale contro l’ignoranza.
Proprio nella ricorrenza della Giornata Mondiale del Libro, sono state tenute tante iniziative, anche se lo scambio di rose e libri, per evitare assembramenti, è stato ridotto a poche esperienze ben regolamentate in zona ancora rossa. Pensate che alla Libreria Laterza di Bari, nonostante il virus, l’idea di festeggiare il San Giorgio dei Libri ha avuto un notevole successo: non solo rose per tutti, ma anche il dono di un volume scritto da un grande Giorgio (e la scelta è enorme da Bassani a Simenon a Orwell) per chi si chiamasse appunto Giorgio. Iniziative creative, capaci - speriamo - di portare in quei luoghi meravigliosi che sono le librerie anche persone che normalmente se ne tengono alla larga. Ogni idea in questo campo è sacra: il «Piccolo» di Milano, ad esempio, per l’anniversario dei Promessi Sposi - a proposito, oggi i 200 anni dalla prima stesura - organizza letture di podcast dedicati. Leggere o ascoltare letture, equivale comunque alla stessa azione: conoscere, apprendere, uscire dal buio e dalla luce degli smartphone carichi spesso di video ovvii, di banalità e di quotidiane perdite di tempo.
Ma tutto ciò che è su internet è lettura e quindi il mondo della cultura dovrebbe riuscire in questa battaglia sacrosanta: non si può dire che i giovani non leggano, perché in realtà leggono eccome, sono sempre lì a decifrare uno schermo. Il problema è il cosa leggono. Non è detto che i nativi digitali debbano abbandonare i libri, anzi: il percorso si può ritentare e bene stanno facendo tante istituzioni anche al Sud. Bene ha fatto la Regione Puglia, va detto, nel potenziamento delle reti delle Biblioteche: è lì che nasce l’attitudine a frequentare libri.
Che fa un popolo che legge? È un popolo che sa discernere, che non si attacca al populista di turno, che non si fa prendere in giro. Un popolo che non legge piace ai dittatori e anche a quelli che non fanno capire di esserlo, ma lo sono. Se si leggono i libri, inoltre, si leggono anche i giornali e questo fa sicuramente bene alla cultura, alla democrazia e a quella cosa che dimentichiamo ma che è il fondamento della nostra esistenza: l’essere cittadini. È una predica vecchio stile? Sì, forse. E allora dedichiamoci alla «App», quella del Bonus Cultura, che riguarda anche l’abbonamento ai giornali: studenti diciottenni e docenti possono utilizzarla anche per avere ogni giorno a casa, sul telefono, sul tablet, il loro giornale. Un libro è prezioso: è lo sforzo di un autore che spesso dura anni. Un giornale, compreso questo che adesso avete in mano, è altrettanto prezioso: è lo sforzo di una giornata - ogni giorno - compiuto da giornalisti e poligrafici. In fretta, raccogliendo l’ultima notizia per voi: non sarà perfetto come un gioiello, ma è un regalo per tutti. Porta tanta coscienza sociale in più. E in era di disinformazione globale, in era di egoismi e di solitudini, questa sì che serve. Buona lettura.