La Puglia ha ricevuto 889.115 dosi anti Covid e, di queste, ne ha somministrate 672mila stando all’ultima rilevazione. Non è stato affatto male guidare la classifica, sino a qualche settimana fa, delle Regioni che più correvano nella somministrazione della prima dose, ma non è decisamente bello risultare oggi terz’ultimi. Ha ragione chi critica il governatore accusando la Regione di essere una macchina inceppata o ha ragione Emiliano nel lamentare la scarsa fornitura di vaccini?
Lo studio Lab24, pubblicato nei giorni scorsi dal “Sole24Ore” lascia a dir poco sbigottiti. Se si procede al ritmo di 10.582 inoculazioni al giorno, com’è stato sinora, in Puglia ci vorrà più di un anno per coprire il 70% della popolazione.
Si tratterebbe – come sottolinea pure qualche consigliere regionale di maggioranza – di 11 mesi di ritardo rispetto all’obiettivo iniziale del Governo, fissato a settembre 2021. E, in effetti, a giudicare dall’andamento di quelle che per ora sono solo prenotazioni, non c’è da rallegrarsi: gli under-79 vedranno la siringa il 12 aprile, mentre da ieri è aperto il calendario sino ai 70 anni. Nel frattempo, su come distribuire queste iniezioni salva-vita si registra il caos.
Le dosi Astrazeneca sono da smaltire, perché evidentemente più che sufficienti per completare il primo dosaggio in attesa dei nuovi rifornimenti che arriveranno per i richiami calendarizzati per docenti, forze di polizia etc. E dunque perché non darli a tutti? E via con le chiamate di Pasqua e Pasquetta ai caregiver e familiari dei disabili con meno di 16 anni. Peccato che, in tarda serata, sia scattato il tam tam dall’Asl di Bari sulla possibilità di coinvolgere i caregiver di tutti i disabili, a prescindere dall’età, purché titolari della certificazione di legge 104. E si è scatenato l’inferno. Code chilometriche davanti agli hub vaccinali, tran tran di somministrazioni a tutti e almeno 13mila siringhe (stando ai dati ufficiali) iniettate. Nel frattempo, tanti i fragili, disabili, ultra-fragili e chi più ne ha più ne metta, i quali - impossibilitati ancora a prenotarsi - aspettano pazientemente a casa di capire quando potranno finalmente vaccinarsi. Gliela faranno i medici di base, che per ora allargano le braccia? E come distribuire i Moderna o Pfizer ad adeguata temperatura negli studi convenzionati? Un pandemonio. Anche qui, a cosa è servita la burocrazia di un protocollo, ormai sottoscritto un mese fa, se è ancora tutto fermo?
Gli ospedali? Mancano soprattutto anestesisti – per attivare a pieno regime quei posti letto aggiuntivi cui ha diritto la Puglia (80 in più) - visto che persino il nuovo ospedale della Fiera, dinanzi all’onda dilagante della variante inglese, sembra non bastare più. E i ricoveri, nel frattempo aumentano.
Qualche dubbio sorge anche per la vicenda scuola. Come noto da oggi riapriranno i battenti asili nido e elementari, così come autorizzato dal Governo. Ma in Puglia apriranno davvero? Perché anche in questo caso, la Regione ha trovato l’escamotage per bypassare il divieto di deroghe stabilito dal Governo lasciando libertà di scelta alle famiglie sulla didattica a distanza. A suffragio della tesi, dalle Asl sfornano dati settimanali sui contagi tra i più giovani (che chissà dove sono avvenuti, visto che le scuole sono state chiuse anche quando la Regione era «gialla»). Ma tant’è.
Nessuno che, nel frattempo, si sia attivato per arginare la trasmissione del virus prima che in classe, fuori alle aule: i trasporti in primis, da intensificare per evitare assembramenti; l’organizzazione in fasce orarie delle attività didattiche; le task force in ogni istituto per intensificare il tracciamento quotidiano tramite tamponi.
Ecco, la Puglia è in affanno e spesso annaspa nella corsa contro questo virus, che va più veloce di un fulmine. E alla Puglia sono concesse, come in qualsiasi parte d’Italia in questo momento, tutte le scusanti dinanzi alla travolgente ondata del Covid. Ma almeno sui freni della burocrazia e della mancata progettazione in alcuni settori «collaterali» al virus, così come sulle «spinte» a correggere ordinanze nel giro di qualche ora (come accaduto per le vaccinazioni), qualcosa andrebbe rivisto. Prima che sia troppo tardi.