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L’altra epidemia l’assurdo federalismo decisionale

 
Bepi Martellotta

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Bepi Martellotta

Gli effetti collaterali della pandemia nel Belpaese

Con i sindaci che non sanno che pesci prendere e, ogni tanto, corrono a chiudere cimiteri e parchi mentre, nella strada affianco, i ragazzi si assembrano festosi e senza mascherine?

Sabato 27 Marzo 2021, 15:25

Quando c’è una guerra, gli Stati si organizzano con un “gabinetto” in cui il capo dello Stato insieme alle autorità militari decide le mosse di difesa e azione a livello nazionale. Noi siamo in guerra, ma il gabinetto di guerra non c’è. C’è una cabina di regia che, settimanalmente decide il da farsi, e 20 regioni che autonomamente decidono come dis-farsi di quello che il Governo ha deciso. Va avanti così, ormai, dal febbraio 2020 e i risultati, anche in Puglia, sono sotto gli occhi di tutti.

Con chi prendersela, innanzitutto? Con i governatori che provano a fare quello che possono e, spesso, sbagliano? Col Governo nazionale che, spaventato dalle proteste per i lockdown seri della primavera 2020, da allora fa mini-lockdown e gioca con i colori della pandemia (prima giallo, poi arancione, poi giallo rinforzato, poi rosso violaceo..) Con i sindaci che non sanno che pesci prendere e, ogni tanto, corrono a chiudere cimiteri e parchi mentre, nella strada affianco, i ragazzi si assembrano festosi e senza mascherine? Per restare a noi, in Puglia, cosa non ha funzionato per cui, oggi, ci ritroviamo con il picco di ricoveri in terapia intensiva più alto d’Italia, i vaccini che corrono in prima dose e rallentano nei richiami e le scuole che hanno collezionato il record mondiale di giorni di chiusura da quando tutto è iniziato?

Ebbene, torniamo alla primavera 2020, quando la Puglia aveva un tasso di mortalità già alto rispetto all’andamento delle altre regioni a parità di popolazione, ma un tasso di contagiosità ancora non elevato come quello di oggi. Era davvero così? Certamente no e il motivo è nel tracciamento, ovvero la quantità di tamponi che ogni giorno fai sulla popolazione per capire quanti positivi sono in circolazione. Da noi se ne facevano pochi e l’allora virologo Lopalco – oggi anche assessore alla Salute – insisteva sull’inutilità di dosi massicce di tamponi se in assenza di sintomi. Peccato che anche l’Organizzazione mondiale della Sanità nel 2020 teorizzava non si dovesse portare la mascherina per strada in assenza di sintomi, finché non si è capito che sono proprio gli asintomatici il vero problema della diffusione del coronavirus. E per scovarli serve fare tamponi a gogo. Ed eccoci a oggi: i tamponi si fanno in quantità ma i risultati arrivano dalle Asl quando ormai è troppo tardi, quei 15-20 giorni di incubazione del virus in cui il “tamponato” senza diagnosi va in giro e contagia altri pugliesi.

Arriviamo all’estate. Sembra tutto finito. Emiliano, come altri governatori, è su di giri. Si riapre tutto, dalle discoteche alle spiagge, e il sole sembra battere l’insidioso Covid-19 e ci fa tornare ai bei tempi. Dura poche settimane, finita la festa con i turisti chiamati a fare le vacanze in Puglia, si torna nell’incubo. E, cosa peggiore, luglio e agosto trascorrono indenni a ragionare sui banchi a rotelle nelle scuole. Gli istituti riaprono a fine settembre ma tutto dura meno di un mese. A fine ottobre sigilli e tutti a casa con la didattica a distanza, il rischio è grosso. Nessuno che, nel frattempo, si sia preoccupato (ma non è un problema solo pugliese, intendiamoci) di allestire nuove corse su treni e bus per dimezzare le presenze degli studenti pendolari. E ancora oggi non si sa quando e semmai partiranno davvero le Unità speciali previste negli istituti, con tanto di tampone a raffica per studenti e personale, segnalazione alla Asl e isolamento dei casi positivi etc. etc.

Ma eccoci al 2021, arrivano i primi vaccini. E anche in Puglia parte la corsa al rifornimento. Al netto della sterzata improvvida sull’AstraZeneca, qui si è cominciato a giocare col bilancino. L’altalena delle dosi Pfizer imponeva di tenere in frigo le riserve per i richiami, ma nel frattempo da Roma è cominciato inesorabile un contatore parallelo a quello dei “colori”: si è cominciato a misurare quanto corrono le Regioni sui vaccini. E la Puglia non poteva certo fare figuracce rispetto ad altre. Risultato, siamo arrivati in testa alla classifica del consumo in prima dose, ma siamo ultimi sui richiami avendo utilizzato fin troppo le dosi arrivate. Con qualche scivolone, accaduto qui come in altre Regioni, ovvero l’aver vaccinato anche un po’ di imbucati che non c’entravano nulla con le priorità (ancora caotiche) indicate dal Ministero. Nel frattempo, il virus corre più dei richiami e delle forniture concesse alla Puglia, ed eccoci alle percentuali da capogiro sui nuovi positivi e sui morti quotidiani.
Ne usciremo? Sì ne usciremo, prima o poi, ma solo quando finirà questo caotico, delirante, assurdo federalismo delle decisioni, questo farneticante rimpallo di responsabilità tra governatori e Stato, tra Ministero e sindaci, tra Cts e Protezione Civile e via discorrendo, da una parte all’altra del Paese. Altro che federalismo imperfetto o gabinetti di guerra. Un caos, dove chi si affretta meritoriamente ad erigere un ospedale in Fiera (in Puglia come in Lombardia) viene crocifisso dalla controparte politica o, viceversa, se un ministro prova a riaprire le scuole nel nome dell’universalità dell’istruzione si ritrova impalato davanti a un Tar.

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