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La Puglia e l'acqua: l'esigenza del raddoppio

 
Giuseppe De Tomaso

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Giuseppe De Tomaso

acqua

Ieri si è celebrata la Giornata mondiale dell’acqua, la cui importanza ai fini geopolitici ha ormai surclassato il tradizionale primato del petrolio

Martedì 23 Marzo 2021, 15:04

Che l’acqua sia e debba restare il bene pubblico per antonomasia, non ci piove. Che i sistemi di trasporto dell’acqua e di depurazione dei reflui debbano essere soltanto pubblici, ci può piovere. La Cuba di Fidel Castro (1926-2016), per dire, si affidò a un gruppo privato spagnolo per la distribuzione dell’acqua. Già il bene acqua, pur essendo una risorsa assai scarsa, sfugge al sistema dei prezzi, che costituisce il meccanismo più collaudato per conoscere il livello di disponibilità, ossia di abbondanza o penuria, di un prodotto o di un servizio. Se poi fosse ostruita la via di una conoscenza e di una gestione oculata della risorsa «oro blu», sempre più preziosa e sempre più ambìta, il rischio di progetti sbagliati, di sprechi, di perdite idriche nella rete e in tutte le condutture collaterali verrebbe ulteriormente aggravato.


Ieri si è celebrata la Giornata mondiale dell’acqua, la cui importanza ai fini geopolitici ha ormai surclassato il tradizionale primato del petrolio. Un tempo si vaticinava che un’eventuale Terza Guerra Mondiale sarebbe scoppiata per l’accaparramento e il controllo degli idrocarburi. Oggi questa profezia non la rilancia più nessuno. È l’acqua il chiaro oggetto del desiderio in grado di scatenare conflitti al di là di ogni immaginazione. L’acqua è tutto. Natura. Salute. Energia. Cibo. Vita.

Per secoli la Puglia ha sofferto la sete che manco nel Sahara. Il poeta venosino Orazio (65-8 avanti Cristo) la definiva regione siticulosa(sitibonda). Pareva un nemico invincibile la Grande Sete del Tacco d’Italia. I Borbone nel 1847 formarono una commissione all’uopo. Il classico buco nell’acqua. Dopo l’Unità d’Italia (1861) s’infittirono studi e progetti, fino a quando l’agricoltore, banchiere e ministro Giuseppe Pavoncelli (1836-1910), nativo di Cerignola, diede il decisivo colpo di acceleratore che condurrà alla realizzazione dell’Acquedotto Pugliese, le cui prime gocce sgorgarono a Bari all’inizio del 1915. Per i pugliesi era il Grande Sogno che si avverava. Ironia della sorte, i pugliesi oggi sono in attesa del via libera a un’altra opera, ormai terminata - la Galleria Pavoncelli-Bis - che richiama il nome del massimo artefice del Grande Acquedotto. La Galleria Pavoncelli-Uno sembra tenere quasi per miracolo. Basterebbe una piccola scossa di terremoto - come è stato nuovamente ricordato in una lettera di sollecito inviata governo da tre esponenti pugliesi del Pd - per mandare fuori uso la vecchia Galleria e mettere a secco più di un milione di pugliesi


La verità è che la Puglia ha bisogno di un secondo Acquedotto, o di una struttura equivalente, che importi l’acqua dalle regioni adriatiche, a iniziare dal Molise . L’Acquedotto Pugliese merita una ristrutturazione da cima a fondo, per evitare le dispersioni idriche provocate da tubazioni colabrodo erose dal tempo. Un Paese che intende mettere in sicurezza il proprio territorio dovrebbe mettere in cima ai propri programmi la soddisfazione della domanda d’acqua attraverso la costruzione, la manutenzione e il potenziamento delle reti. Fra l’altro la richiesta d’oro blu è destinata a crescere in continuazione, sia per il balzo dei consumi sia per l’insufficienza degli invasi sia per i capricci del clima


Servono quattrini. Il Recovery Fund dovrebbe o potrebbe servire allo scopo. Dovrebbe fare da cassa. Serve anche un atteggiamento solidale e inclusivo da parte di tutte le regioni, specie di quelle più fortunate, perché gratificate da madre natura di un bene dal valore incommensurabile. Bisogna impedire che, sull’onda delle divisioni rese possibili grazie all’interpretazione localistica della riforma (2001) del Titolo Quinto della Costituzione, le regioni si mettano a litigare sull’acqua con la stessa intensità e virulenza adoperate sulle prime misure anti-Covid. Idem i tanti enti e soggetti che si occupano di acqua: si sprecano. Bisogna fare in modo, ad esempio, che realtà come l’Acquedotto Pugliese mettano il loro background tecnico-scientifico al servizio del progetto di ammodernamento idrico-fognario del Paese.


L’unità della Penisola si gioca sull’acqua. Idem, la tenuta sociale. Per ottenere il massimo degli obiettivi, ossia la disponibilità dell’oro blu per l’intera popolazione, è indispensabile deporre le armi ideologiche della contesa. L’acqua è e deve essere un bene pubblico. Ma se i capitali privati dovessero contribuire alla costruzione delle reti di trasporto, l’interesse generale se ne gioverebbe. Del resto, lo insegnava il pragmatico leader cinese Deng Xiaoping (1904-1997), successore di Mao Zedong (1893-1976): «Non importa che il gatto sia rosso o nero, l’importante è che acchiappi i topi».

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