Osannato e derubato: come tanti altri comuni (im)mortali, anche il “fenomeno” Paolo Rossi è stato vittima dei ladri funerei, quelli che approfittano dell'assenza per esequie. Uno sfregio che pesa ancora di più, un dolore nel dolore attraverso il quale purtroppo sono passati in molti. Nulla è paragonabile alla tragicità della morte, ma chi abbia subito un'intrusione in casa, ben conosce quanto possa essere un dramma sentir violata la propria casa. “Nei tempi antichi, barbari e feroci, i ladri s’appendevano alle croci: ma nei presenti tempi più leggiadri, s’appendono le croci in petto ai ladri”, ironizzò una volta Giuseppe Mazzini.
Nessuno vuole appendere ladri alle croci, ci mancherebbe. Ma la violazione del domicilio e dei ricordi familiari, nel momento in cui la memoria dei cari si sgretola a causa di una perdita, è un fatto gravissimo, insopportabile. E lo è stato ancora di più per la moglie di Paolo Rossi, attonita per il furto in casa avvenuto l'altro giorno nella casa di campagna a Bucine (Arezzo) mentre a Vicenza si tenevano i funerali del grande calciatore.
Non serve calcolare il valore del Rolex rubato, dei contanti sottratti o di qualche gioiello sparito. Il gesto è stato terribile, come lo è sempre un furto e qui l'aggravante di una fine ingloriosa per l'omaggio al mito che ha rappresentato la storia di tante generazioni, anche di non appassionati, ai quali negli anni Ottanta e Novanta non è mancato di saltare in piedi per un'emozione da goal del fuoriclasse Pablito.
“A livella” scritta da Totò nel 1964 si riferiva alla “democrazia” della morte di fronte a un netturbino e a un marchese, sepolti casualmente uno accanto all'altro. Ora, Paolo Rossi e la sua famiglia, inondati di fiori e di messaggi da tutto il mondo, si “livellano” alle tante persone – note e non - che hanno fatto una simile esperienza di lutto con furto. Pensate che molti, in occasione dei funerali di un familiare, fanno “presidiare” la casa: la paura dei malviventi è così diffusa, da far organizzare turni di sorveglianza nel momento in cui si va a piangere altrove, in una chiesa, in un'altra città, in un cimitero. "Un atto più vile e vomitevole di questo è davvero impensabile. Che le forze dell’ordine facciano di tutto per scovare i responsabili. Tutta la mia solidarietà e vicinanza alla famiglia di Paolo Rossi", ha scritto sul suo profilo ufficiale Twitter il sindaco di Firenze, Dario Nardella. E che si prendano i responsabili è un auspicio che vale per tutti i furti e in particolare per quelli che vengono perpetrati nell'ora buia del lutto.
Nessuno è intoccabile. Nemmeno il mito del calciatore ormai regge: c'è chi ha fotografato la salma di Maradona e chi ha svaligiato il Paolo Rossi appena morto. L'oltraggio senza limiti. Lo hanno vissuto alcuni pazienti Covid, le cui case pare siano state svaligiate durante la loro assenza, nonostante che i dati segnalino un calo dei reati in questo periodo: 52.596 nel 2020 a fronte dei 146.762 commessi nel 2019. Una riduzione di un terzo, anche perché il rientro alle 22 e i controlli delle forze dell'ordine rendono più difficile la vita dei banditi, anche in questi tempi di povertà dilagante.
Ma alcuni non si fermano mai. Gli “sciacalli” che derubano i terremotati subito dopo le scosse; quelli che fanno razzia di portafogli negli ospedali tra i letti dei ricoverati; o i “furbi” che si fanno consegnare la pensione dagli anziani, spacciandosi per controllori fiscali. Il mondo da sempre si approfitta del mondo. E delle debolezze.
Il bravo scrittore e drammaturgo Alan Bennett ha scritto un libro dal titolo Nudi e Crudi (Adelphi, 2001) che vale la pena leggere. Un piccolo romanzo carico di ironia che si sviluppa appunto attorno ad un furto in casa: qui, nessun funerale, ma una coppia borghese che al rientro dal teatro trova la casa completamente vuota. Svaligiata, nuda e cruda, appunto, come si scoprono poi i due coniugi Ransome, seduti per terra in un appartamento che non più nulla, nemmeno la moquette e nel quale devono reinventarsi la vita. La storia, studiata come un'opera teatrale, ha del comico e del tragico, ma in alcuni brani presenta realisticamente quella violazione della “cosa-casa” e dell'”essere-umano” che è rappresentata dal furto.
Pablito, dopo i suoi trionfi e la sua malattia, ha sconfitto il Tempo e ne è stato sconfitto. Non ha più un orologio che possa servirgli, non ha più ore a disposizione per se stesso, per lo sport che ha tanto amato, per la sua famiglia.
La retorica dell'addio, anche per chi sia refrattario al genere, è durata troppo poco per lui. E forse questo è un po' ingiusto. Ma a chi vola lontano, per fortuna, poco importa: e quindi, parafrasando Francesco De Gregori... hanno violato Pablo, Pablo è vivo.