La saggezza della folla in questi casi trasmette timore perché la risposta generale al coronavirus non si accompagna all’intelligenza collettiva che pure permea la teoria sociologica. Certo, più che consultare la «garzantina» di sociologia ha fatto breccia la dottrina De Luca e in tal senso il sindaco di Foggia, Franco Landella, non ha perso tempo ad adeguarvisi dirottando la sua attenzione più su Napoli che su Bari per adottare l’ordinanza «tutti mascherati», almeno per tre giorni poi si vedrà.
Sullo sfondo di una decisione che all’inizio è apparsa troppo affrettata ma che con il passare delle ore raccoglie graduali consensi.
C’è il ritorno virulento del coronavirus in provincia di Foggia, confermato anche dal drammatico bollettino diffuso ieri dalla Regione Puglia con altri 36 positivi che portano il numero totale dei contagiati a 1.786, una cifra impressionante se si tiene conto della popolazione della Capitanata in rapporto alle altre province pugliesi. Non meno inquietante il numero dei decessi dall’inizio della pandemia, ben 165, un terzo di quelli registrati nell’intera regione.
C’è un «caso Foggia» che va dunque monitorato, controllato e soprattutto governato prima che possa sfuggire di mano, per di più all’immediata vigilia dell’apertura totale delle scuole nel capoluogo dauno e in gran parte della provincia, slittata a dopodomani 28 settembre anche per procedere a una più efficace opera di sanificazione dei plessi scolastici e per completare alcune opere indispensabili per garantire percorsi di ingresso e uscita di studenti, docenti e personale amministrativo, e distanziamento minimo all’interno delle aule.
C’è da capire che cosa è accaduto dopo la pausa della pandemia che - va ricordato sempre - non è mai stata in vacanza. Piuttosto, sono stati gli atteggiamenti prudenti a contenere il ritorno del virus ma ora quei numeri diffusi dal dipartimento salute della Regione sui «freschi» contagiati infondono di nuovo timori e paure ed ecco la necessità di adottare - almeno a Foggia - l’ordinanza che obbliga all’uso delle mascherine nei luoghi pubblici interessati ad un maggiore assembramento.
Certo, sembra quasi un controsenso rispetto a chi smorza i pericoli, ma in questi casi la tempestività delle azioni si sa potrebbe essere decisiva. Va infine rilevato come il «profilo geografico» della Capitanata sia ormai nella sfera di influenza del virus: il primo focolaio in Puglia (sul Gargano), il primo morto (a San Marco in Lamis), la prima inchiesta della magistratura sia pur contro ignoti (sempre a San Marco prima per il funerale non autorizzato e successivamente per il venerdì santo comunitario). In una provincia che tra contraddizioni e complessità mostra le ferite del suo disordine sociale ed economico, non poteva mancare anche l’effetto covid in quella fenomenologia del caos che è quasi uno stile di pensiero oltre che di vita.