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L’imprevedibile alleato del Governo giallorosso

 
Michele Partipilo

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Michele Partipilo

L’imprevedibile alleato del Governo giallorosso

A incidere sul risultato delle prossime elezioni non sarà un partito tradizionale ma il Covid, imprevedibile amico dell'attuale Governo

Sabato 22 Agosto 2020, 15:41

15:45

Un anno fa era l’estate del Papeete e Salvini appariva come il padrone dell’Italia. Si ballava appiccicati in spiaggia senza mascherina e con «goccioline» sparse ovunque. Sembra passato un secolo, in realtà è solo un anno. Un anno però in cui è cambiato tutto. Un po’ per le scelte di Salvini e molto di più per la comparsa sulla scena di un fattore X imprevisto e imprevedibile: il Covid-19.

Allora si reputava che l’unico problema dell’Italia fossero i migranti. La Lega e il suo indiscusso leader ne avevano fatto una ragione di lotta e di governo. «Porti chiusi» era il mantra del ministro dell’Interno bardato ora con il giubbotto della polizia ora con la maglietta dei vigili del fuoco.

L’altra componente dell’insolita maggioranza nata dalle elezioni del 2018 erano i 5Stelle, il loro mantra era economico: Quota 100 e Reddito di cittadinanza. Li guidava un anonimo professore di diritto, Giuseppe Conte, di simpatie grilline, che dall’arido Gargano era emigrato nella più fertile campagna romana.

Il 7 agosto 2019, dopo un tour sulle spiagge italiane con i bagnanti che lo acclamano facendogli pregustare già larghi consensi elettorali, Salvini decide di staccare la spina al governo, contando sul fatto che Renzi e Zingaretti sono troppo nemici dei 5Stelle e dunque non ci potrà essere una nuova maggioranza e quindi Mattarella sarà costretto a sciogliere le Camere.

All’ultimo momento Salvini, passato nel giro di pochi giorni da decisionista a indeciso su tutto, ci ripensa e fa ritirare la mozione di sfiducia a Conte. A questo punto è il premier che si dimette: quello stesso che durante il voto di fiducia alla Camera un anno prima era stato sorpreso a chiedere a Di Maio: «Questa cosa la posso dire?», ricevendo un secco no. Ora tira fuori il carattere e sale al Colle. Nel giro di poche ore Salvini vede scombinati i suoi piani dalla mossa del cavallo giocata da Renzi: perché non un governo con i 5Stelle? Febbrili consultazioni, pressing sul poco convinto Zingaretti, alla fine il parto - con molto dolore - avviene. A Palazzo Chigi ancora Conte.

È una maggioranza dalle mille stranezze e dalle mille contraddizioni. Avrà vita breve - è il vaticinio generale - soprattutto quando verranno al pettine i nodi (tanti) che hanno visto contrapposti pentastellati, dem e renziani fino alle querele. Ma Conte è cresciuto in fretta. Ingenerosamente è stato definito un trasformista, forse è più un equilibrista che si sforza di realizzare il desiderio del Quirinale: portare alla scadenza naturale la legislatura.

Quando sembra che la nuova alleanza sia già al capolinea, arriva il virus. Sono le idi di marzo di Salvini. C’è la più grave emergenza della storia repubblicana da gestire, sarebbe fuori dalla realtà chiedere elezioni anticipate. Anche se a Roma non si sa che fare, le Regioni vanno in ordine sparso e il servizio sanitario nazionale è in affanno. Solo il generoso sacrificio di medici e infermieri evita la catastrofe. Il governo si mostra impreparato sotto ogni punto di vista: politico, tecnico, strategico. I morti sono centinaia ogni giorno. L’unica soluzione è affidarsi ai tecnici: vengono varate decine di task force di esperti. Alla fine sono loro a costituire una sorta di governo ombra, evidenziando però come anche medici, infettivologi, biologi, epidemiologi non siano affatto immuni (l’app qui non c’entra) dal contagio del potere.

Per tutti i lunghi mesi del lockdown l’opposizione non può che ingoiare: sa che una loro protesta sarebbe come abbaiare alla Luna. Occorre aspettare la fine dell’isolamento. E così eccoci ai nostri giorni. Le elezioni regionali che, l’alleanza di centrodestra presume di poter vincere a mani basse, sono una buona occasione per cercare di liquidare una maggioranza che sui territori si presenta divisa. Conte lo sa e prova a chiedere a Pd e 5Stelle di stringere accordi. Ma è un fiasco, alle urne si va da separati in casa. Destino segnato dunque? Forse, se non che il Covid sta tornando a recitare la sua parte. Rialza la testa e fa balenare il rischio che le scuole non riaprano in presenza e che le elezioni siano ancora rinviate. Non è una prospettiva tanto astratta, gli esperti la paventano, Salvini e Meloni la esorcizzano con minacce di proteste di piazza.

Conte e compagni dal canto loro ribadiscono che si riuscirà a fare tutto e nella massima sicurezza. La scuola sembra il punto più vulnerabile e la ministra Azzolina finisce nel frullatore delle polemiche e delle paure degli iperprotettivi genitori italiani. Per riprendere le lezioni in presenza scatta l’«operazione banchi». Le aziende sono costrette a lavorare «pancia a terra» per soddisfare la richiesta di realizzarne tre milioni entro l’avvio dell’anno scolastico.

Il bizzarro governo post-Papeete si avvia così a celebrare il suo primo anno di vita (5 settembre) con un bilancio insperato: ha guadagnato in credibilità e in collegialità, ha ottenuto una barca di soldi dall’Europa, è guidato da un premier ora ascoltato all’estero e apprezzato in Italia. È curioso dirlo, ma il grande alleato della maggioranza giallorossa è il Covid e neppure Salvini può farci niente. Se ne sono accorti anche al Papeete, tornato un lido come tanti altri.


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