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Il Recovery fund non basta, l’Italia investa sul sapere

 
umberto sulpasso

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umberto sulpasso

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Ricette e analisi per evitare la vergognosa riduzione di spesa pubblica stile Grecia

Lunedì 17 Agosto 2020, 17:30

Il New Deal rimise in moto la macchina produttiva americana (e del mondo) grazie alla genialità di Keynes che sviluppò il concetto di moltiplicatore (M) della spesa pubblica. Hoover, forse il peggior presidente americano di sempre - Trump permettendo - teneva stretti i cordoni della emissione monetaria. F.D. Roosevelt imboccò invece la via Keynesiana del deficit spending “incontrollato”. Maynard disse a Roosevelt, «se tu stampi un po’ di euro, pardon di dollari, da dare a un lavoratore che ha bisogno di comprare le scarpe al figlio, quando quello compra per il figlio le Run Star Hike Converse o per la figlia le Elevated Self Expression Converse, (ambedue molto fighe, riconosciamolo) i lavoratori della Converse guadagnano salari che spendono per comprare una Blue Star Kitchen, i cui lavoratori comprano Levi Strauss blue jeans (strafighi per tutti i sessi). Franklyn, ordina di stampare Euro, pardon Dollari, e gli effetti si moltiplicheranno». E giù formule.
Franklyin disse a Maynard, sei troppo matematico. Non aveva capito le formule, ma seguì il consiglio.

M, il moltiplicatore di Keynes, funzionò alla grande, ma entrò in crisi per vari motivi, vedi pericoli in Italia dei Recovery Funds– ad esempio i fruitori della spesa pubblica oggi comprano scarpe, cucine, blue jeans Made in Cina (ed è lì che si verifica l’effetto moltiplicatore) – oppure i soldi vanno a finire in strumenti finanziari speculativi - crisi finanziaria del 2008 – o alimentano spesa pubblica improduttiva (finto dramma italiano di sempre).

Per non incorrere a breve nella disastrosa “spending review” di Monti, occorre evitare per l’Italia del dopo il Recovery funds, o dell’eventuale Mes, la vergognosa riduzione di spesa pubblica stile Grecia(IMF), vedi sciagurata riduzione delle pensioni che definisco «lacrime di coccodrillo Fornerung». Ma cosa fare?

Ci soccorre un principio oggi in Italia dimenticato: i grandi sviluppi dell’economia si sono sempre manifestati grazie a un motore economico. Cotone, ferrovia, auto, chimica. Un tempo. Ma per rinnovare il moltiplicatore di Keynes occorre invece individuare un motore “selettivo” di crescita,.

Ed è qui che entra in scena l’insegnamento del GDKP India per l’Italia.
La rivoluzione informatica ha esaltato due aspetti critici della globalizzazione. Uno evidente: la produzione e circolazione del sapere che nella terminologia internazionale indichiamo con K (knowledge) è diventato fenomeno di massa. Per parafrasare Ortega Y Gasset, la massa ha fatto irruzione nel sapere che grazie a cellulari, ipad, satelliti non è più elitistica produzione con circolazione mirata (scuole e università speciali) ma avviene da milioni di persone a milioni di persone, via internet. Dopo l’invenzione della scrittura, internet è la più grande rivoluzione economica, di sempre, ma gli economisti non se ne sono accorti e continuano a produrre meccanismi obsoleti di sviluppo economico. Speriamo che non sia così nella prossima assise della Bocconi. Il secondo aspetto critico, più difficile da cogliersi, è che il sapere (K) non è più l’alternativa produttiva ai bassi salari, come specie in Italia si continua a pensare deindustrializzando il Paese, ma è innovazione produttiva di salari alti, vedi geniale politica del sapere della Corea del Sud o del Giappone di un paio di decenni fa. Lo ha capito l’India e il modello di GDKP India insegnerebbe all’Italia a risolvere la crisi del Moltiplicatore di Keynes in due modi.

Immaginiamo che in India il PIL sia 10.000 e il Pil sapere sia 1.000. Se dividiamo 10.000/1000 abbiamo 10. Ed è questo il moltiplicatore del Pil della spesa pubblica sapere (K factor ). Modi spende 150 in sapere, si ritrova 1.500 in Pil. Per l’India questa politica Sapere, data l’immensa base demografica, può portare a crescite stratosferiche del Pil. Ma Il GDKP India non si limita a insegnare alI’Italia il moltiplicatore sapere nazione del Pil - ma insegna a calcolare i moltiplicatori sapere di ogni settore dell’economia che servono a modernizzarla. Quindi il GDKP India, come vorremmo facesse il Pil Sapere Italia, non solo faciliterà un uso mirato dei recovery funds e un deficit spending selezionato – mai più Fornerung- ma aiuterà l’investimento privato nazionale e internazionale a modernizzare l’economia indiana, come il Pil sapere Italia farebbe per noi.

Quindi non è azzardato dire che il Modello di GDKP adottato dall’India è una formidabile operazione teorica e pratica – lo dice il top economist indiano, vice di Modi, affidando a uno straniero la direzione del GDKP India. E il Governo italiano dovrebbe farlo per sé e proporlo all’Europa copiando la California che fulmineamente si avvia a lanciare il Pil Sapere non solo in USA ma nel mondo, per contraddire il testo di Dalla, «ma l’America è lontana, dall’altro lato della luna» dove peraltro oggi ci sono i cinesi.
Il baratro della crisi produttiva italiana annunciata del dopo Recovery fund è un disastro da evitare, ma può essere evitato solo assumendo la lezione del GDKP India, vale a dire partendo dal Pil Sapere Italia. Far East (India) sì, Far West (California) sì. Scusi Presidente, perché in Italia, no?

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