In molti lo pensano, nessuno lo dice, ma la grande paura è che a fine estate l’Italia possa essere costretta di nuovo all’isolamento (in italiano lockdown) per contrastare quella che si dà per scontato sarà la «seconda ondata» del Covid. A tranquillizzare non può bastare l’annuncio russo di aver già trovato un vaccino. La comunità scientifica è scettica e, per la verità, anche il senso comune di chi non ha studiato medicina, ma sa come va il mondo, porta a una certa diffidenza. In ogni caso non ci si può lasciare andare affidandosi ciecamente al presunto vaccino. Di qui la necessità di mettere in pratica quelle regole banali che ormai da mesi ci accompagnano, ma che forse pensavamo di lasciare per strada: mascherina, distanza, lavaggio mani.
L’attenzione ora è tutta concentrata sui vacanzieri e sui giovani, due categorie di persone che spesso coincidono.
Si va dall’invito a fare le ferie in Italia, evitando così Paesi in cui il virus circola di più, alle sanzioni draconiane per chi non rispetta l’obbligo del distanziamento e della mascherina. Soprattutto i giovani sembrano i meno attenti, eppure dovrebbero essere i più cauti: avere tutta una vita davanti e giocarsela per una bravata al pub o in spiaggia è da idioti. E invece molti ragazzi e ragazze sembrano proprio fregarsene di consigli e precauzioni. È solo l’incoscienza dell’età che li spinge a questa sfida al virus? Non si rendono conto del pericolo che corrono in prima persona ma anche di mettere a rischio la vita degli altri?
Oppure dopo la lunga forzata prigionia di questo inverno ormai non c’è più la forza di rispettare le regole?
Difficile rispondere. Di certo questa, e speriamo anche non quella a venire, sarà una generazione segnata dalla pandemia. Volenti o nolenti dobbiamo prendere atto che c’è stata una frattura nella nostra esistenza: un tempo prima e uno dopo il Covid. Come prima e dopo una guerra mondiale. E in questo «dopo» molte cose non possono più essere come prima, non solo nella mente di ciascuno, ma innanzitutto nei comportamenti quotidiani. Fra questi comportamenti ci sono certamente l’uso della mascherina, il distanziamento e il lavaggio delle mani. Dobbiamo convincerci tutti e i giovani più degli altri, che di queste precauzioni non potremo più fare a meno. Le mascherine vanno considerate come la biancheria intima: da indossare regolarmente tutti i giorni. Anche per la biancheria intima qualcuno-qualcuna trasgredisce, per moda, per il caldo, per sfida, però la stragrande maggioranza non si sottrae alla legge dello slip. Ecco, adesso alla biancheria intima e alla spesa per acquistarla e lavarla occorre aggiungerci le mascherine e la cura per la distanza sociale, soprattutto nei luoghi affollati. Le mascherine saranno indispensabili anche per votare, più dello stesso certificato elettorale, secondo il protocollo diffuso proprio ieri dal ministero.
L’esplodere della pandemia non ha soltanto creato quella frattura nelle nostre esistenze di cui si diceva prima. Ha soprattutto accelerato una serie di processi sociali già in corso: dallo sviluppo tecnologico a un diverso rapporto fra cittadino e Stato. Il lavoro da casa (in italiano smart working) è impetuosamente entrato nella vita di una massa enorme di persone. Senza dibattiti, senza regole, senza distinguo: si fa e basta e sempre con il sospetto da parte delle aziende che i dipendenti abbiano fatto i loro comodi producendo di meno. I dati dicono altro. Certificano che durante lo smart working la produttività è aumentata, è diminuito il ricorso alla malattia, le aziende hanno avuto meno costi (dalle pulizie, all’energia alle comunicazioni). E questo nonostante una infrastrutturazione telematica non eccelsa.
Ma la pandemia ha anche mutato il rapporto dei cittadini con lo Stato, tanto che nel caso italiano ha messo in profonda crisi l’autonomia delle regioni, evidenziandone in maniera drammatica tutti i pericoli. Oggi vogliamo uno Stato meno liberale e più protettivo, che rassicuri non solo sotto il profilo sanitario ma anche per quanto riguarda l’economia. C’è di più: chiediamo regole e sanzioni severe per difendere la salute di tutti. Di fronte alle multe di 400 euro se entri in negozio senza la mascherina nessuno si sogna di dire che forse è eccessiva. La pandemia ha portato a un sacrificio delle libertà i cui effetti dobbiamo ancora percepire fino in fondo. Certo, libertà compresse per il bene comune, ma pur sempre libertà ridotte, limate e in qualche caso sospese. Forse è proprio questa sensazione di oppressione che porta alla «ribellione» dei giovani, desiderosi di tornare agli andazzi di prima: dalla serata a bere con gli amici, ai balli in spiaggia. Ma sono anche giovani che per la maggior parte avevano una vita abbastanza comoda prima del Covid. Fino ad allora e grazie a genitori iperprotettivi e a un buon tenore di vita non avevano vissuto l’esperienza del sacrificio, della conquista di una libertà o di un piacere. Mancava loro «il sudore della fronte». Ora non potrà più essere così, c’è da convivere con il virus ovvero con mascherine, distanze e lavaggio di mani.