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Gazzetta, la prospettiva di bene storico culturale

 
Beppe Macchione

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La dichiarazione di bene culturale introduce «La Gazzetta del Mezzogiorno», nel mondo degli Istituti e dei Luoghi della Cultura, una grande risorsa culturale per un territorio, che tutto sommato è cresciuto per oltre 130 anni con il costante, equilibrato, coraggioso racconto del suo giornale per eccellenza

Lunedì 25 Maggio 2020, 15:24

La notizia dell’avvio (ai sensi del Codice Urbani, d.lgs 42 del 2004) del procedimento per la dichiarazione d’interesse culturale dell’archivio - e, in qualche modo, dello stesso brand - della Gazzetta del Mezzogiorno, ad iniziativa della Soprintendente Annalisa Rossi e con il sostegno di alcuni parlamentari locali, come Alberto Losacco, fa esultare e sussultare tutti coloro i quali erano -e sono- con il fiato sospeso per le sorti di quello che non è affatto arduo definire, un “bene comune”.

A pochi giorni dall’udienza che si terrà in Tribunale a Bari, a seguito della richiesta di fallimento della società che detiene la testata e il marchio (...)

La notizia dell’avvio (ai sensi del Codice Urbani, d.lgs 42 del 2004) del procedimento per la dichiarazione d’interesse culturale dell’archivio - e, in qualche modo, dello stesso brand - della Gazzetta del Mezzogiorno, ad iniziativa della Soprintendente Annalisa Rossi e con il sostegno di alcuni parlamentari locali, come Alberto Losacco, fa esultare e sussultare tutti coloro i quali erano -e sono- con il fiato sospeso per le sorti di quello che non è affatto arduo definire, un “bene comune”.

A pochi giorni dall’udienza che si terrà in Tribunale a Bari, a seguito della richiesta di fallimento della società che detiene la testata e il marchio, avanzata da un altro Rossi, questa volta (Roberto) il Procuratore aggiunto della Repubblica, si profilano infatti tante opportunità per chi vorrà gestire questo bene, in procinto di diventare “culturale” per espressa dichiarazione del Ministro Dario Franceschini.

La dichiarazione di bene culturale (art.13), infatti, apre le porte innanzi tutto a una tutela rafforzata del bene comune (archivio e brand), in quanto posto sotto l’egida e la vigilanza delle autorità competenti che ne autorizzano gli usi compatibili e consentiti (art.21); ma introduce La Gazzetta del Mezzogiorno nel mondo molto ambito degli Istituti e dei Luoghi della Cultura (art.100), di quei luoghi visitabili, dove la gente studia, approfondisce, fa ricerca. Insomma, una grande risorsa culturale per un territorio, che tutto sommato è cresciuto per oltre 130 anni con il costante, equilibrato, coraggioso racconto del suo giornale per eccellenza.

E che tutto questo possa e auspichiamo debba avvenire, anche grazie alle locali istituzioni, è vicenda già scritta nello stesso Codice dei beni culturali, laddove sono previsti non soltanto obblighi per la conservazione (con finanziamenti ed erogazione di contributi da parte dello stesso Ministero) e la valorizzazione del bene culturale (con mostre ed esposizioni) in capo alla proprietà (artt.29-40); ma anche il coinvolgimento attivo della Regione (o delle regioni, come in questo caso, della Puglia e della Basilicata) e delle istituzioni locali, come la Città Metropolitana o i Comuni interessati, qualora venga esercitato da essi il diritto di prelazione (art.60) nel caso di trasferimento (anche coatto) del bene comune di interesse culturale. Le stesse istituzioni alle quali, in ultima analisi, il Codice assegna anche (art.95) il potere di espropriazione (sempre per finalità di pubblica utilità).

Insomma, qualora della Gazzetta del Mezzogiorno, del suo archivio, si volesse fare, come non si dubita, un importante luogo della cultura del nostro territorio, questo procedimento sta ponendo tutte le condizioni perché ciò possa accadere.
Ma chi dovrebbe gestire un luogo così prezioso e complesso, se non (anche e) soprattutto i lavoratori della stessa Gazzetta del Mezzogiorno, che questo bene comune conoscono nell’intimo, nel profondo, per averlo frequentato assiduamente e che lo stanno difendendo con i denti e con tanto orgoglio e indubitabile coraggio? Quelle stesse donne e quegli stessi uomini che, attraverso la costituzione di una società cooperativa qualificata dallo spesso fine mutualistico tra gli stessi lavoratori, potrebbe per un verso continuare a svolgere la attività propriamente giornalistica; per altro verso dedicarsi - con la sapiente guida della Soprintendenza - alla “nuova” attività di conservazione, valorizzazione, divulgazione del prezioso archivio storico rappresentato dai 133 anni di storia del quotidiano di Puglia e Basilicata; magari anche collegandosi ad altre non meno preziose realtà locali, come la Mediateca del Mediterraneo facente capo alla Presidenza del Consiglio regionale della Puglia, all’Apulia Film Commission, alla Pinacoteca metropolitana, e così via.

Una grande scommessa che, siamo sicuri, tutti vorranno fare, e vincere.

Tanti auguri Gazzetta del Mezzogiorno!

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