La Corte d’Appello di Catania ha restituito a Mario Ciancio Sanfilippo i beni sequestrati nel settembre 2018. Tra i beni sequestrati all’imprenditore catanese vi era pure il pacchetto di maggioranza de La Gazzetta del Mezzogiorno. Ciancio Sanfilippo era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. I giudici sono stati chiari: «Non è risultata accertata e provata alcuna sproporzione tra i redditi di provenienza legittima di cui Ciancio e la sua famiglia potevano disporre e la liquidità utilizzate nel corso del tempo», né «può ritenersi provata l’esistenza di alcun attivo e consapevole contributo da lui arrecato in favore di Cosa Nostra catanese».
Chi scrive non può che esprimere grande soddisfazione e sincero compiacimento dopo la sentenza dei giudici di Catania.
Innanzitutto, perché restituisce serenità a Mario Ciancio Sanfilippo e alla sua famiglia. Editore della Gazzetta da dicembre 1997, Mario Ciancio Sanfilippo non ha mai interferito sul lavoro dei giornalisti, rispettandone sempre autonomia e libertà professionale. Mai un intervento, neppure per un comunicato. Mai una pressione, mai un’invasione di campo. Gli va inoltre dato il merito di non essersi mai sottratto a esigenze di ricapitalizzazione del giornale tutte le volte che le circostanze lo hanno richiesto. Il che non è un corollario da niente.
Ma questo giornale non può che esprimere compiacimento per la sentenza catanese anche per altre ragioni. Pur non essendo toccato, nelle indagini della procura di Catania, dalle accuse di mafia rivolta al suo editore, la sentenza di ieri ridà in pieno l’onore a chi per più di 20 anni è stato l’editore della Gazzetta. Secondo, la decisione della Corte d’Appello potrebbe aiutare a sbloccare lo stallo azionario in cui, da 18 mesi, si trova la Gazzetta, sottoposta ad amministrazione giudiziaria e tuttora alle prese il piano di concordato da ripresentare.
La redazione e i dipendenti dell’azienda hanno affrontato pesanti sacrifìci negli ultimi anni per consentire il risanamento economico della testata simbolo di Puglia e Basilicata. Ora ci auguriamo che questa sentenza, questo atto di giustizia, restituisca più serenità a tutti. Speriamo.