Il maxiemendamento che riscrive la manovra arriverà al Senato solo oggi. È slittato il voto di fiducia ma sono anche saltati i programmi dei senatori che erano già pronti con le valigie a lasciare Roma e a tuffarsi nelle vacanze natalizie. Peccato che 48 ore prima il vicepresidente Di Maio, nonché leader dei 5Stelle, avesse diffuso un elenco di impegni assunti in campagna elettorale e accanto a ogni punto avesse messo il timbro «Fatto» evidenziato in giallo. Di Maio è giovane e forse non ha avuto le stesse frequentazioni calcistiche del suo omologo della Lega, Matteo Salvini. Altrimenti si sarebbe ricordato delle parole di un grande allenatore, il serbo Vujadin Boškov, il quale in ogni occasione ricordava che «rigore è quando arbitro fischia». Ovvero che non è saggio arrampicarsi sulle apparenze o sulle previsioni, ma occorre basarsi solo sui fatti.
Se vogliamo è la traduzione in «calcese» di quanto sosteneva un altro signore, di nome Ludwig Wittgenstein, forse anche lui sconosciuto ai dioscuri della politica italiana. «Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere» sosteneva il filosofo austriaco in una delle sue più celebri proposizioni.
Invece il governo su questa manovra ci ha detto tutto e il suo contrario. C’è una versione A, antecedente il braccio di ferro con Bruxelles, e una versione B che è stata invece concordata con i vertici europei per evitare la procedura d’infrazione. Alcuni maligni - fra cui l’ex presidente del Consiglio Mario Monti - ritengono addirittura che questa versione B sia stata scritta dal premier Giuseppe Conte e dal suo ministro Giovanni Tria sotto dettatura europea. Può darsi, ma finché non leggeremo non sapremo.
Pur essendo in piedi da mesi la discussione, infatti, della legge di bilancio si sa ancora ben poco. Soprattutto dei tagli. Ci sono poste che appaiono e scompaiono, miliardi che si aggiungono di sera e si tolgono di mattina. Più che la manovra economica di un Paese che rischia di entrare in una nuova crisi, sembra il gioco di un bambino che non riesce a comporre il puzzle che gli hanno regalato. Però all’opinione pubblica, evidentemente considerata da questa maggioranza come un agglomerato di organi sessuali maschili, le si dice che tutto è «Fatto». E se qualcuno avanza qualche critica, o è tacciato di essere un propalatore di fake news oppure viene invitato a dimettersi dal suo incarico e a candidarsi col Pd.
Il premier Conte si è molto speso - nella sua qualità di avvocato del popolo - a scrivere una manovra del popolo che, come annunciato trionfalmente dal suo vice Di Maio aveva finalmente «abolito la povertà». In questi tempi un po’ confusi manca una penna caustica come quella di Ennio Flaiano che avrebbe avuto molti stimoli per aforismi da aggiungere al celebre «la situazione in Italia è grave ma non è seria». E infatti i tanto strombazzati provvedimenti bandiera del governo gialloverde, dopo essere stati ridimensionati da quei guastafeste di Bruxelles, ora dovranno superare le forche caudine dei decreti legge attuativi. E sì, perché dire abbiamo stanziato 6 miliardi per il reddito di cittadinanza è un passo in avanti, ma ora occorre regolamentare tutta la materia. Se la gestazione sarà così lunga come lo è stata per la manovra, c’è il rischio che il neonato muoia in pancia. Perché quando si illudono le folle, queste hanno la tendenza a perdere la pazienza. Ora il reddito di cittadinanza - o reddito di vagabondaggio, come l’ha definito un ex parlamentare che con i bilanci ci sa fare - doveva essere realizzato il giorno dopo l’insediamento del governo. E lo stesso dicevano per l’introduzione della «Quota 100» in materia pensionistica. Invece - è la versione attuale, ma appunto non c’è ancora il fischio dell’arbitro - tutto slitterà a marzo. Speriamo non al 1° aprile. Domanda: ma da qui alla fatidica data che cosa dovrà inventarsi la propaganda se tutto è stato già «Fatto»?
Probabilmente si lavorerà sui numeri. Come è accaduto per la manovra B che ha portato il deficit dal 2,4 al 2,04. Un taglio di 3,6 punti, corrispondenti a quasi 9 miliardi in meno da spendere, ma che per la presenza di quel 4 non si coglie immediatamente, soprattutto se si apprende la notizia dalla radio o dalla televisione e non la si vede scritta su un giornale di carta o sullo schermo di un sito online. Piccoli giochi di prestigio. Accontentiamoci, nell’attesa di conoscere che cosa veramente ha scritto questo governo che ha già «Fatto» tutto ciò che c’era da fare.