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Giovinezza uguale saggezza: a scuola ragazzi da riscoprire

 
Onofrio Pagone

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Onofrio Pagone

«I bambini e i ragazzi sono molto più saggi di noi adulti, anche se subiscono molto i nostri modelli e, soprattutto, sono particolarmente fragili»

Giovedì 25 Ottobre 2018, 15:56

Vado un po’ controcorrente, ma i luoghi comuni esistono per essere demoliti. Io ho fiducia nella nuova generazione. I bambini e i ragazzi sono molto più saggi di noi adulti, anche se subiscono molto i nostri modelli e, soprattutto, sono particolarmente fragili. Ma io ho fiducia in loro: non hanno ancora sovrastrutture mentali, possono farcela.

Ultimamente mi è capitato di incontrarli nelle scuole. Sono stato invitato a parlare di libri e di lettura e ogni volta è stata un’esperienza edificante. Per me, ovviamente. In una scuola elementare paritaria ho chiesto ai bambini cosa sia per loro un libro. Si sono precipitati a rispondere: una raccolta di racconti, una serie di storie, un passatempo. Una bambina di terza elementare, tutta compita e sfiziosa, mi ha sorpreso: “un universo parallelo”, ha risposto. In un’altra scuola, sempre elementare, una domanda diversa: cos’è la bellezza? La risposta più spiazzante, sempre di una femminuccia: “uno stato d’animo”. In una scuola media ho parlato di scrittura. I ragazzi di seconda - merito della prof - conoscevano già la blasonata “regola delle cinque w”, teoricamente alla base del buon giornalismo e non solo. Mi hanno dunque chiesto di più. A proposito di libri e di scrittura, hanno voluto sapere il perché, più che il come. Hanno ascoltato per due ore, attenti e motivati, in silenzio. Hanno interloquito alla pari, mi hanno bombardato di domande. Hanno rinunciato alla ricreazione, consumando comunque la merenda senza però distrarsi e interrompere il nostro incontro.

Alla fine, in mia presenza, l’insegnante ha chiesto loro di definire con una sola parola le sollecitazioni ricevute e i ragazzi hanno immediatamente alzato tutti la mano per dire ciascuno la propria. Hanno replicato: curiosità, interesse, emozione, soddisfazione, felicità, in due casi addirittura divertimento. Una ragazzina, per ultima, ha alzato anche lei la mano e ha sentenziato: ansia. Ansia? Allora ho chiesto di spiegare perché ansia. È arrossita e si è inibita. Un compagno di banco è quindi intervenuto in suo soccorso, ritenendo di poterne dare l’interpretazione autentica: “Quello che abbiamo ascoltato - ha detto - è travolgente: tante parole, tante storie, tanti fatti, tanta umiltà da una persona che noi riteniamo di più”.
Questa volta è toccato a me arrossire: avrei voluto dare un bacio a quel ragazzino così premuroso e schietto, ma non ho osato.
Quando li ho salutati, questi ragazzi sono scattati tutti in piedi accanto al loro banco in segno di rispetto, così come avevano fatto al mio arrivo nella loro classe come ospite sconosciuto.

Non ho dubbi: ho fiducia in questi ragazzi. I nostri genitori si sono formati con la guerra; noi siamo cresciuti con la crisi economica e il terrorismo; questi ragazzi devono confrontarsi con la cultura dell’effimero, la ricchezza del superfluo e la povertà di valori. Sulla loro strada incrociano solo due variabili fondamentali per la loro formazione: i genitori, troppo spesso bulli nei confronti della scuola, e i loro insegnanti, troppo bistrattati e ingiustamente considerati professionisti di scarto. Se invece la scuola manterrà la propria autorevolezza e non verrà riformata a colpi di circolari, che rendono sempre più facili e insignificanti persino le prove d’esame, beh questa scuola saprà riconoscere a questi ragazzi ciò che meritano. Ma ho fiducia in questa nuova generazione, perché è determinata e mostra già uno sguardo lungo.

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