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Il Sud delle orchestre, spallata all’egoismo

 
Ugo Sbisà

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Ugo Sbisà

Il Sud delle orchestre, spallata all’egoismo

È stata infatti favorita in Puglia la nascita dell’Orchestra Suoni del Sud di Foggia, che va così ad aggiungersi alla longeva Orchestra sinfonica della Città Metropolitana di Bari (in attività dal 1968) e all’Orchestra della Magna Grecia di Taranto

Martedì 11 Ottobre 2022, 09:47

Nello scorso mese di luglio, il Mibact (Ministero per i Beni e le Attività culturali) ha deciso di finanziare dieci nuove orchestre sinfoniche in tutta Italia, ammettendole nel novero delle cosiddette Ico, le Istituzioni concertistico orchestrali. Questo provvedimento si è rivelato particolarmente importante anche per la Puglia e la Basilicata, premiate da ben tre nuove realtà.

È stata infatti favorita in Puglia la nascita dell’Orchestra Suoni del Sud di Foggia, che va così ad aggiungersi alla longeva Orchestra sinfonica della Città Metropolitana di Bari (in attività dal 1968) e all’Orchestra della Magna Grecia di Taranto, ma soprattutto – si presume – rappresenta un necessario investimento culturale in un territorio troppo spesso al centro delle cronache giornalistiche per episodi violenti, quando non addirittura drammatici. La Puglia torna quindi a poter vantare tre orchestre Ico, dopo che la pur pregiata Orchestra sinfonica di Lecce e del Salento da qualche anno si è dissolta come neve al sole, di fatto perdendo la qualifica – e i conseguenti fondi – di Ico per motivi che ancora qualcuno dovrebbe spiegare chiaramente.

Passando alla Basilicata, la decisione del ministero è stata a dir poco clamorosa, perché ambivano al riconoscimento di Ico ben due realtà, la Orchestra 131 di Potenza e la materana Fondazione orchestra sinfonica Città dei Sassi. Un dualismo forse non nuovo in una pur piccola regione come la Basilicata, ma che rischiava concretamente di trasformarsi in una guerra tra campanili. E qui, appunto, è intervenuta la decisione salomonica del Mibact che, dopo aver valutato la situazione, ha deciso di dare il via libera a entrambe le compagini orchestrali, di fatto assecondando le ambizioni tanto del capoluogo regionale, quanto della ex Capitale europea della Cultura. Una scelta, beninteso, che non rappresenta una maniera elegante di dribblare una situazione difficile, ma che andrebbe piuttosto interpretata come il riconoscimento delle distinte specificità territoriali e culturali di una regione dal potenziale ancora in attesa di essere valorizzato.

Tuttavia, se ne parliamo in questa rubrica, è perché, l’Orchestra 131 ha mosso un passo molto interessante, programmando una data «fuori regione» che pochi giorni fa l’ha vista esibirsi con successo a Bari, al teatro Petruzzelli sotto la direzione di Cesare Della Sciucca e con l’intervento solistico dell’arpista pugliese Claudia Lamanna, vincitrice nel 2022 dell’Harp Contest, il più importante concorso al mondo riservato al suo strumento.

Il motivo di questa «puntata» barese è presto detto: alla guida della… «131» – da non confondersi con la storica automobile della Fiat! – c’è infatti in veste di direttore artistico il maestro abruzzese Marco Renzi, che a Bari è legato a doppio filo per aver lungamente diretto il Conservatorio «Piccinni» e poi anche per aver retto le sorti dell’Orchestra della Città metropolitana.

Un rapporto di affetto e di riconoscenza, quello tra Renzi e la città di San Nicola, che non si è mai interrotto e che anzi è proseguito allorché il comitato che, col sostegno della Regione, ha promosso la nascita della Sinfonica potentina – Pasquale Scavone, Francesco Zingariello, Giovanna D’Amato e Pasquale Menchise – gli ha affidato questo nuovo incarico. Quella indicata da Renzi con questa trasferta al Petruzzelli, che anche in Basilicata viene visto come un «tempio della musica», è infatti una direzione che andrebbe intrapresa da tutti gli operatori per creare una fitta trama di sinergie culturali e territoriali che consenta di condividere saperi, esperienze, risorse.

In questi tempi che si preannunciano sempre più difficili, una risposta per dimostrare che il Sud è capace di fare sistema anche in questo campo e di lanciare una sfida ad altre e più ricche regioni del Paese che invece preferirebbero egoisticamente fare cartello sotto la bandiera dell’autonomia.

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