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Ugo Sbisà
06 Settembre 2020
Castellana - Non solo le suggestioni dantesche di Hell in the Cave per le Grotte di Castellana. Il complesso geologico è infatti tornato ad aprirsi alla musica ospitando il bel recital di Norma Winstone e Glauco Venier, promosso dall’associazione barese Nel Gioco del Jazz per la ripresa della propria stagione «Adelante» (ieri sera in replica pure all’AncheCinema di Bari); un appuntamento per un pubblico selezionato, se si considera che tra le norme Covid e la capienza della Grave (la grotta che ha ospitato il concerto, ndr) non era possibile accogliere moltitudini, ma al contempo una suggestione unica che gli ascoltatori hanno saputo apprezzare, ad onta di una temperatura… sotterranea che li ha riportati alla stagione fredda: non a caso le sedie erano state opportunamente dotate di plaid per ascoltare la musica più confortevolmente.
Il nome di Norma Winstone riporta gli appassionati di antico pelo nel cuore del jazz inglese sin dagli Anni ’60, alle collaborazioni con Mike Westbrook e i Nucleus del trombettista Ian Carr, per non dire ovviamente, dell’eccellente trio Azymuth con John Taylor e Kenny Wheeler, la cui attività è stata documentata da alcuni preziosi album editi dalla Ecm. Ed è proprio l’etichetta bavarese di Manfred Eicher il trait d’union con il pianista friulano Glauco Venier, ormai da tempo collaboratore della Winstone e al suo fianco – sebbene in una formazione più ampia che annovera anche il violoncellista Mario Brunello – pure nel recente album Descansado, appunto pubblicato dalla Ecm. Inevitabile, allora, che il concerto prendesse le mosse proprio dalla scaletta della registrazione che propone una singolare, efficacissima rilettura di alcuni temi legati al mondo del cinema, in molti casi arricchiti di liriche scritte (o riscritte) per l’occasione.
Scelte mai banali, è il caso di dirlo, nelle quali la Winstone – classe 1941 – si conferma una versatile signora del canto, capace di arricchire di pathos le ballads con rara maestria, ma all’occorrenza anche di mettere ancora a frutto le sperimentazioni del passato, lanciandosi in lunghe, intelligenti improvvisazioni vocali, nelle quali la coerenza espressiva, il filo logico del discorso musicale mantengono una opportuna, rigorosa centralità. E non c’è dubbio che Glauco Venier, pianista dalla tecnica solida e dal linguaggio solistico sempre avvincente (ne ricordiamo ancora il bell’esordio discografico con Finlandia nell’ormai lontano 1991) sia il partner più adatto a sostenerla nelle sue performance vocali. Forti di questo affiatamento fuori dal comune, i due hanno condotto il pubblico in un raffinato viaggio musicale partito sulle note di His Eyes, Her Eyes di Michel Legrand (dal film Il caso Thomas Crown di Norman Jewison) e approdato a un quasi irriconoscibile – per la sua intelligente «trasfigurazione» – Everybody’s Talking, il tema di Harry Nilsson reso memorabile da Un uomo da marciapiede di John Schlesinger. Spazio ovviamente anche al cinema italiano con omaggi a Ennio Morricone (il tema da Malena di Tornatore), Armando Trovajoli (il latino Descansado da Ieri oggi e domani) e Nino Rota (il bel What Is a Youth da Romeo e Giuletta di Zeffirelli), ma anche una vivace, mozzafiato danza scozzese tratta dalla colonna sonora di Rob Roy, il film in costume di Michael Caton-Jones con Liam Neeson.
Circa un’ora e mezzo di emozioni sonore arricchite dalla coreografia unica delle Grotte e conclusione con una chicca del passato, quel Ladies in Mercedes di Steve Swallow , le cui liriche portano proprio la firma di Norma Winstone. Successo più che meritato per una stagione concertistica che, auspici anche le scelte mai banali del suo direttore artistico Roberto Ottaviano, riserva sempre delle belle sorprese tanto agli appassionati, quanto a un pubblico che, sia pure lentamente, comincia a riavvicinarsi al jazz, se non addirittura a scoprirlo.
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