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MUSICA
REDAZIONE CULTURA
01 Agosto 2020
Thelonious Monk diceva, dopo una propria esibizione non molto soddisfacente, di aver fatto «gli errori sbagliati». Isaac Asimov sosteneva che per avere successo «non è sufficiente prevedere, bisogna imparare a improvvisare». Comunque la si veda, quella dell’improvvisazione è un concetto che nasce con gli albori del genere umano, per poi applicarsi a tutte le arti dello spettacolo. In primis nella musica, e in particolare nel jazz che se ne nutre costantemente.
Senza però dimenticare che si improvvisava copiosamente nella musica antica, nel barocco e persino nel romanticismo. Adesso arriva a mettere ordine in questo enorme calderone il pianista e compositore ruvese Livio Minafra, docente di Pianoforte Jazz al Conservatorio Piccinni di Bari: è da poco uscito in libreria il volume «120 finestre sull’improvvisazione» (Ed. Timoteo, pagg. 402, euro 40, in vendita sul sito liviominafra.com) in cui il musicista compendia una straordinaria summa attorno al mondo dell’improvvisazione, partendo da quella propria dei bambini e della parte fantasiosa e dormiente degli adulti. Per poi analizzarla nelle varie declinazioni temporali e geografiche, in una preziosità enciclopedica sorprendente e illuminante.
Stasera il pianista presenterà il suo libro a Noci, nell’ambito della prima edizione del festival «Chiostri, Inchiostri e Claustri»: l’appuntamento è alle 20, in Largo Porta Nuova, in cui l’autore illustrerà l’opera insieme al senatore Piero Liuzzi (direttore editoriale della manifestazione nocese) e al musicista e poeta Vittorino Curci. Ci sarà a disposizione anche un pianoforte, pane per i denti di un jazzista come Minafra.
«In realtà - spiega Livio - la mia formazione musicale è multidisciplinare. Mio padre, Pino Minafra, ha una visione del jazz idiomatica ed europea; mia madre, Margherita Porfido, è pianista e clavicembalista, vicina a un repertorio dalla musica antica alla contemporanea. Nel mio Dna non ci sono steccati nei generi musicali: così, quando ho pensato di trarre un volume dalla mia tesi di laurea in composizione, incentrata sull’improvvisazione, non avrei mai pensato di trovarmi di fronte a una montagna enorme. Ci sono voluti cinque anni di ricerche, studi e analisi: il risultato sono 400 pagine e 120 finestre su un mondo meraviglioso, in cui la musica è metafora della vita quotidiana».
La tesi di Minafra - più che condivisibile - è che tutta la musica nasca dall’improvvisazione. Persino nei linguaggi contemporanei più sperimentali. «Se nella prima parte del libro analizzo cinguettii, colori, rumori, numeri, sensazioni e molto altro – prosegue l’autore -, nella seconda si passa da forme come la Ciaccona a Charlie Parker, da Michael Jackson a Pierre Schaeffer, da Sylvano Bussotti a Fryderyk Chopin. Per non parlare delle oltre trenta nazioni analizzate, da Cuba all’Indonesia, all’Africa. È un libro che non finisce mai: sono finestre sulla musica, stimoli per tutti, grandi e piccini. E non solo per i jazzisti: solo improvvisando si impara».
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