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Livio Costarella
12 Giugno 2020
Piccoli arcipelaghi musicali, come gemme incastonate in un gioiello senza tempo. Hanno poco meno di un secolo di vita le tre Chansons madécasses («Canzoni malgasce»), scritte da Maurice Ravel tra il 1925 e il 1926, brani che non hanno perso nulla del loro fascino primigenio. Veri e propri «quartetti» sui generis, pensati per soprano e tre strumenti (flauto, violoncello e pianoforte), furono dedicati dal compositore francese alla mecenate statunitense che li commissionò - Elisabeth Sprague Coolidge -, nati dal volume omonimo dello scrittore francese Evariste-Désiré Parny de Forges (1753-1814). Un omaggio alla seduzione lontana del Madagascar, terra che affascinava molto gli europei in quegli anni e che conserva tutt’oggi uno spirito incontaminato e misterioso.
Adesso il capolavoro di Ravel rivede la luce in una preziosa incisione discografica con una forte matrice pugliese: esce oggi, infatti, il primo album dell’Hemisphaeria Trio - intitolato Songs of Nature and Farewell (Davinci Publishing) -, un progetto del violoncellista alberobellese Roberto Mansueto e del soprano fasanese Damiana Mizzi. Il disco è in formato digitale e fisico, acquistabile nelle principali piattaforme web. Seguirà fra estate e autunno una tournée nazionale che si sta definendo in queste settimane, mentre sono confermate le date del 5 e 8 agosto al Festival Ritratti di Monopoli.
Mansueto è dal 2013 violoncellista dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Mizzi è uno dei migliori soprani dell’ultima generazione: insieme al pianista cubano Marcos Madrigal hanno dato vita al trio, che in questa incisione esordisce in disco insieme al flautista Andrea Oliva (modenese, primo flauto solista di Santa Cecilia). In un disco in cui, con elegante sensibilità e una timbrica di notevole lucentezza, vi è anche la prima incisione assoluta di due rarità, Songs of Nature and Farewell del compositore anglosassone James Francis Brown (1969) e Chant d’amour de la Dame à la licorne della compositrice rumena Liana Alexandra (1947-2011). Oltre alla giovanile La flûte enchantée tratta da Shéhérazade di Ravel.
«Era dagli anni del Conservatorio, frequentato insieme a Monopoli - spiegano Mansueto e Mizzi -, che desideravamo condividere il palco e la passione che più ci accomuna: la musica. Dopo aver tenuto da parte il progetto per molti anni, lasciando spazio alla nostra crescita personale, è nato il trio insieme a Madrigal. Avevamo varie idee per il nostro debutto, ma ci piacevano troppo le Chansons Madécasses di Ravel. Allo stesso tempo accarezzavamo l’idea di brani intriganti e mai registrati. Così, abbiamo coinvolto il nostro entusiasta amico Andrea Oliva. Conoscevamo già l’opera da camera di Alexandra, e dopo aver scoperto quasi per caso le Songs di Brown, scritte appositamente per essere abbinate a Ravel, ha preso forma il nostro progetto dedicato alla poesia francese».
La «natura» e gli «addii» (mutuati dalle suggestive liriche di Brown, di stampo «neoclassico» e poetico), costituiscono un fil rouge più che simbolico per tutti i brani del disco. L’ascolto è rapito da una musica voluttuosa e sensuale, con quel quid di «decadente» e spirituale che ne costituisce l’estrema fascinazione. Non a caso lo stesso Ravel considerava la musica malgascia - leggendo de Forges - «semplice, amabile e sempre malinconica». Un assunto che rinveniamo in un disco da collezionare.
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