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Paolo Izzo, Roma
09 Marzo 2017
Se fossi donna, potrebbe succedermi di affrontare, anche una sola volta nella vita, l’esperienza di una gravidanza indesiderata. Se fossi donna e decidessi di abortire, mi arriverebbero i giudizi o gli insulti di una banda di uomini vestiti di tonache ora nere, ora bianche, ora viola, che per voto non si “accompagnano con donne” e che per genere non possono affrontare una gravidanza, né una sua interruzione.
Troppo spesso incontrerei persone in camice bianco, coscienziosamente genuflesse a quegli altri, che mi negano la contraccezione di emergenza o l'aborto farmacologico e che si oppongono alla mia scelta, impedendola.
Se fossi donna, mi rivolgerei preventivamente a un avvocato per querelare chi mi diffama, accusandomi di omicidio, soltanto perché voglio decidere della mia vita con consapevolezza e osservando la legge del Paese in cui vivo.
E denuncerei sia chi, da un altro Stato, si permette un’aggressione simile, sia chi, nel mio Stato, si permette di prevaricare, ledendo il diritto di essere donna: liberamente.
Combattere perché questa guerra alle donne finisca, non solo per un giorno ma per sempre, posso farlo anche da uomo.
Paolo Izzo, Roma
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