Le morti improvvise negli sportivi – professionisti o amatoriali - sono rare ma avvengono principalmente a causa di patologie cardiache congenite o acquisite, a volte misconosciute, che sono esacerbate dall'esercizio fisico intenso e mal gestito.
Studi italiani dell’università di Padova e centri medicina dello sport (tra i quali Bari si è distinta negli anni) hanno contribuito ad “esportare all’estero il modello italiano di prevenzione della morte improvvisa nell’atleta” (prof. D. Corrado, università di Padova, su European Heart Journal).
Dopo lo screening, reso obbligatorio con rinnovo annuale, in Italia – ha dimostrato la dott. Carmela Parisi, cardiologa AMS Bari, al convegno regionale di Medicina dello sport di Bari presieduto dal dott. Domenico Accettura, cardiologo e componente
Consiglio nazionale di Medicina dello Sport e dottor Ferdinando Amendola, presidente Centro di Bari – si è registrata riduzione del 90% di tali morti; 74% delle patologie a rischio può essere diagnosticato prima dei 16 anni, salvando potenzialmente molte vite. Si stima che circa 1-3 giovani atleti su 100.000 muoiano, ogni anno, improvvisamente. Non deve accadere più. In caso di evento improvviso, dispositivo automatico esterno tempestivo ed altre tecniche (richiesta formazione obbligatoria per staff sportivi) con disponibilità entro 3-5 minuti in impianti sportivi; efficacia circa 70% se usati entro 3 minuti.
Caso a parte, sono i cosiddetti “sportivi della domenica” (amatoriali), al di fuori di un sistema di controllo periodico e di opportune precauzioni, ne sono le vittime più frequenti. Per loro sono previsti, però, anche controlli. A volte, la causa è una cardiopatia o aritmia cardiaca, sia strutturale che elettrica, che rimangono nascoste (“cuori cosiddetti normali” prof. A. Guaricci, Bari) fino a un evento acuto durante l'esercizio fisico. Il prof. Matteo Ciccone, direttore Clinica cardiologica università di Bari, raccomanda necessario “dialogo sport/cardiologo per un corretto screening, specificando gli esami necessari per grandi e piccoli atleti (angiografia quando necessaria) alla valutazione dell’atleta ed alla sua tutela durante e dopo l’attività. Importante, anche prevenire e intervenire a dovere in caso di morti improvvise per strada, locali pubblici, ecc. Solo 16% degli italiani, in caso di arresto cardiaco, interverrebbe con corrette procedure di primo soccorso (massaggio cardiaco, defibrillatore automatico esterno, se disponibile); 29% chiamerebbe soccorsi, il 2% non interverrebbe.
Ogni anno in Europa: 400.000 arresti cardiaci extraospedalieri (60.000 in Italia),e la sopravvivenza media, solo 7,5%. Dove la formazione dei cittadini, però, è più diffusa, le probabilità di sopravvivere possono triplicare. È quindi essenziale coinvolgere e
formare il maggior numero possibile di persone”. L’obiettivo, espresso dal dottor Accettura: «mai più morti improvvise. I provvedimenti e le modalità per contrastarle studiate ed attuate dalla Medicina dello Sport siano di esempio. Noi, medici dello sport, siamo disponibili ad ogni collaborazione».


						
									
																	
																	
																	
																	
																	
																	
																	
																	
																	













