A pochi giorni dall’Esame di Stato suona già nella testa la canzone di Antonello Venditti scritta nel lontano 1984: Notte prima degli esami che nonostante il tempo e nonostante racconti di un Italia che non esiste più, resiste, ed è capace ancora di raccontare il senso dell’attesa, il tempo della giovinezza e dell’amore molto meglio di qualsiasi riflessione.
E allora perché finalmente i ragazzi possano concentrarsi sul tempo della scoperta e dedicarsi alla stagione dell’amore, manca ancora poco e avranno completato l’ennesimo giro di boa, un altro, importante, che mantiene nonostante tutto, il suo essere rito di iniziazione di cui forse è tutto ciò che ne rimane.
Pochi giorni ancora, al più tardi qualche settimana e davvero calerà il sipario anche quest’anno sulla scuola, per loro sarà quello dell’ultimo atto e poi a grandi falcate verso il mondo degli adulti della responsabilità e dell’autonomia.
Maturità o no, raggiunta o meno, a breve si apriranno le porte della vita oltre la scuola e sarà faticoso ma bellissimo!
Io come tutti conservo gelosamente nella memoria i miei ricordi di quasi diciottenne: entusiasta, impaurita ma non troppo, con quel sottile senso di incoscienza capace di far sentire solo il bello e il buono persino dell’esame. Ricordo il mio vicino di banco, il mio ciondolo portafortuna con pietra ametista e ricordo il Presidente, insegnante di italiano, di fronte al quale durante il colloquio sul Manzoni confusi milanesi con milanisti, pur non essendo mai stata tifosa di calcio…ma è il frutto dell’emozione, fragorosa risata e si comincia daccapo. Questo è ciò che ho imparato all’Esame di Stato: che si sbaglia, si tira il respiro e si ricomincia, ed inizia la vita adulta.
Consigli inutili tanti: non studiare la sera prima dell’esame, non bere troppi caffè, vai a letto presto, camomilla doppia prima di addormentarsi, annota su un foglio i concetti che non ricordi, etc…non è mai servito neanche uno di questi!
Come si fa a dare consigli stasera, anzi tra qualche sera? Potremo solo farvi compagnia con i nostri racconti, ognuno il suo. Servirebbe una seduta di analisi: posti in cerchio l’uno accanto all’altro ad iniziare, perché quando pensi all’inizio, beh spesso parti da lì…
Me lo hanno raccontato anche i miei colleghi e quasi tutti mi hanno parlato più che dei giorni dell’attesa che si somigliano: serate con gli amici, abbracci, saluti lunghi, quasi come si fosse pronti per partire in guerra - poi la guerra la si farà da un’altra parte - ciò che viene in mente è l’emozione. Silvia, la nostra insegnante di Italiano, si ricorda tutto: formazione della commissione, numero dei commissari interni: uno. Ricorda la preparazione all’esame - di cui io ho perso completamente traccia- e il tema scelto per la prova di Italiano, traccia di storia: “Interventisti e neutralisti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale”. Ciò che sarebbe diventata, lo aveva già deciso.
Io non ricordo nulla di tutto questo.
Ricordo il mio pantalone strizzato grigio chiaro e la mia blusa di un blu intenso, come le volte degli affreschi della Cappella degli Scrovegni di Giotto, e non per fatuità ma perchè appartengono al tempo della leggerezza e della giovinezza.
Bello!
Roberto invece ricorda i pianti, l’ansia da prestazione a poche ore dall’esame e quell’ultimo consiglio dato in fretta dall’amica, la sera prima dell’esame orale circa il necessario ripasso sul Leopardi. E Leopardi era evidentemente nell’aria: prima domanda del Commissario esterno di italiano. Ho chiesto anche a Pietro, mio giovanissimo collega di Scienze Naturali, lui ricorda soprattutto la domanda dell’insegnante di Storia dell’Arte -non sarà un caso- Dalì, che proprio non sapeva, e il Surrealismo resteranno il suo cruccio!
Buona vita ragazzi miei, a voi e ai tanti che non conosco e che pur appartengono ad ognuno di noi adulti. Dovremmo amarli di più questi giovani disorientati e indecisi, mai del tutto maturi, dovremmo amarli come lo eravamo noi da giovani, da mamma e papà e dai vicini di casa, dai vicini di pianerottolo che ci aspettavano al rientro da scuola per sapere come fosse andato l’esame…che fine hanno fatto i vicini? Niente cellulari, niente chat, nessun social dal quale carpire notizie: solo l’attesa e l’arrivo.
Il vostro Esame di Stato ce lo racconterete con calma tra qualche tempo, quando i giorni avranno cancellato tutto ciò che non è necessario, ciò che è inutile sarà scordato e resterà ciò che conta. E ciò che conta spesso è molto lontano da ciò che avremmo immaginato.
Il tempo saprà bene cosa scegliere per voi e sarà la cosa giusta.
Per Aspera ad Astra e che le stelle siano propizie per la vita!