Il dolore è ciò che manifesta l’assenza di benessere. Possiamo provare ad ascoltarlo per capire cosa ci sta dicendo. Il primo passo è quello di non avere paura, di non respingerlo e non giudicarlo, ma di mettersi in ascolto e saper stare lì, oltre la tendenza istintiva di fuga o di attacco, di abbattimento e di blocco, di fronte al quale si rimane talvolta inermi, come privi di soluzioni, abbandonandosi ad esso passivamente.
Considerarlo una reazione spontanea del nostro organismo, che talvolta è così forte che può presentarsi con paura, con ansia e suscitare giudizio, senso di colpa per non essere felici e non essere stati capaci di stare bene. Ad esso si accompagna sovente il senso di colpa o di vergogna nel non riuscire a gestirlo e a governarlo, creando disagio a noi stessi e ad altri.
Cosa fare?
Accoglierci, così con semplicità e stare con ciò che c’è, senza aggiungere altro. Dialogare dolcemente con noi stessi, rassicurarci, consolarci e non drammatizzare, focalizzando invece in quale parte di noi si sta manifestando anche fisicamente. Lo stomaco, la pancia, il petto, la testa… provare a dialogare con questa parte di noi, a riconoscerla, a dargli un colore, una forma, a cercare di scorgere un immagine…e a divertirci a dare ad essa un significato, a interpretarla e a capire come ci può essere utile. Possiamo ancora modificarne la forma e cambiare la sostanza di cui è fatta o il simbolo che rappresenta e a renderlo qualcosa di avvicinabile, di gestibile. Possiamo provare a dialogare con esso, con il dolore, con la parte di noi che lo avverte. Normalizzarlo e se possibile accoglierlo. Sentire se e cosa ha da dirci. Provare a chiederci cosa significa per noi e come dargli valore, importanza. Cosa ce ne vogliamo fare.
Dare un nome a quel dolore, dare un senso, capire come può essere alleato nella vita e se possibile trasformarlo nello stimolo al cambiamento, alla compassione verso noi stessi e gli altri, alla capacità di sviluppare un modo nuovo di percepire, di ascoltare dentro di noi, al risveglio di sentimenti e di emozioni che prima erano più freddi, come congelati.
Possiamo esprimerlo, inoltre, attraverso nuove parole, suoni, dialoghi, versi, musica, colori… ballando, recitando, indossando colori diversi, tessuti particolari, avvolgendoci in abiti più lunghi, più morbidi, più caldi, amandoci attraverso nuovi cibi, bevande calde, saporite, profumi e diffusori, o magari con un ritrovato contatto con la natura, una nuova connessione con ciò che è primordiale, la terra, il vento, il bosco e a connetterci con le parti più profonde di noi che sono in movimento e scoprirle, contattarle, dare loro voce, spazio, tempo…ascolto. Un viaggio, uno sport, pratiche di rilassamento, massaggi, tutto ciò che sentiamo di desiderare nel profondo.
Spesso il dolore è stato fonte di ispirazione per artisti, poeti, scrittori e ha dato origine ad opere d’arte che hanno saputo meglio interpretare ciò che non era spiegabile.
Il dolore può aprire uno squarcio in una parte di noi che ancora non conosciamo, stimolare autenticità, empatia e aiutarci a dare o ritrovare senso nella vita. E’ l’inizio di un nuovo rapporto con se stessi, la nascita di un nuovo modo di essere se stessi e di manifestarlo in modo autentico.
Tutto sta nell’affrontarlo con coraggio, con auto-compassione e con fiducia. Buon viaggio… Ci sarà sicuramente un frutto, se sapremo curare con amore quel seme che porta in sé un germoglio.