Domenica 19 Ottobre 2025 | 22:50

Bisogna fare attenzione alla violenza di genere quando i sintomi non si vedono

 
Emanuela Megli

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Emanuela Megli

Bisogna fare attenzione alla violenza di genere quando i sintomi non si vedono

Domenica 19 Ottobre 2025, 19:00

Un’altra donna morta Pamela Genini 29 anni, accoltellata dal fidanzato. Non sono stati sufficienti gli aiuti chiesti da lei per evitare questo epilogo. Dalle ricostruzioni dei fatti degli ormai innumerevoli femminicidi, questi si configurano come assassini commessi per qualsiasi forma di violenza agita sistematicamente sulle donne, di matrice ideologica patriarcale e di genere, con l’intento di ottenerne la subordinazione e di annullarne l'identità mediante l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla totale sottomissione e alla morte. L’Italia ha compiuto un importante passo normativo introducendo il reato di femminicidio che comporta la pena dell’ergastolo. Il Disegno di Legge governativo n. 1433/2025 che ne deriva, approvato al Senato, ora è al vaglio della Camera dei Deputati, per definire la specificità delle violenze di genere, che prima venivano considerate solo omicidi aggravati. 

Ma se il rischio è così alto, perché le donne non riescono a prevenirlo e a difendersi? 

Perché la violenza e la manipolazione attraversano diverse fasi, che inizialmente non si configurano tali, ma al contrario appaiono atteggiamenti di attenzione, protezione e cura, specialmente per coloro che non ne hanno già fatto esperienza. Il femminicida si assicura di ottenere progressivamente il controllo emotivo e psicologico della partner, inducendo dapprima sentimenti di compassione per i suoi bisogni attraverso l’idealizzazione della stessa e in seguito criticandola e svalutandola con approcci più o meno espliciti, fino ad indurla a dubitare di sé stessa e delle proprie capacità. Nel frattempo, le insinua dubbi sui sentimenti della sua rete di conoscenze e affetti, per aumentare dominio e controllo su di lei. La partner, è pervasa da emozioni ambivalenti, poiché l’attacco subdolo e talvolta manifesto, arriva dalla persona che dovrebbe amarla e di cui lei stessa si prende cura. Inizia quindi dubitando di sé e della bontà delle proprie azioni, della capacità di amare, che le viene rinfacciata, entra in un cortocircuito e a causa di vergogna e senso di colpa, indotto dall’uomo, tende a dissimulare e nascondere la dinamica tossica ad amici e parenti, di cui teme di essere responsabile, poiché continuamente accusata e vessata. Quando la vittima di femminicidio denuncia e dichiara l’abuso e le violenze psicologiche o fisiche, lo stadio della dipendenza è ormai elevato, come pure il rischio della sua incolumità fisica. Troppe donne sono già morte prima che si consumi il delitto. Molte non muoiono mai fisicamente, perché imparano a conviverci, rinunciando a sé stesse. I sintomi di una persona tossica nella propria relazione affettiva sono riconoscibili, come il calo di energia e la perdita di solarità e motivazione verso la vita, l’insorgenza della paura nel fare cose che prima risultavano semplici, lo stato di allerta e preoccupazione, la mancanza di libertà personale nell’espressione della propria identità e personalità, il ridotto processo di autorealizzazione personale e sociale. L’unica possibilità di uscire dal circuito manipolativo e violento è la volontà del soggetto, in questo caso della donna, di intraprendere un percorso di consapevolezza e benessere personale con un esperto psicologo e psicoterapeuta. Nel risveglio della propria identità e personalità, infatti, la persona manipolata può porre fine in sicurezza alla spirale della dipendenza affettiva e attivare tutte le strategie di difesa psicologica e legale. La vicinanza altresì della rete degli affetti famigliari e amicali, costituisce uno sfondo immancabile di alleanze che per la donna rappresenta la rete protezione di tutto il percorso.

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Un blog per saperne di più sul “SAPER VIVERE” di ogni giorno e sul decidere come comportarci, facendo chiarezza sulle parole e sui fatti, potendo avere un punto di vista utile per avere sempre più un’opinione personale su lavoro, scuola e famiglia. Ecco una serie di strumenti per poter comprendere gli eventi della vita e saperli gestire al meglio. Tutto questo è Agil@mente. A cura di Emanuela Megli, donna e due volte mamma, imprenditrice, Formatrice Coach di Soft Skills e scrittrice.

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