Giovedì 23 Ottobre 2025 | 01:16

Il senso del lavoro? La capacità di generare bellezza con il proprio unico contributo

 
Emanuela Megli

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Emanuela Megli

solidarietà

Non si tratta di produttività

Venerdì 28 Aprile 2023, 19:18

21:30

Di recente uno degli operatori di processo di un’azienda in cui sto realizzando un progetto sul diversity management per la coesione tra generazioni diverse, mi ha detto che il suo lavoro non è come il mio o come quello di un medico, che salva le vite umane, riscuotendo importanza e riconoscimento. Il suo lavoro è “lavorare ad un pezzo di ferro”, ogni giorno, in modo sempre uguale e ripetitivo.

Questa affermazione mi ha molto impressionato e mi sono chiesta: ma allora cos’è il lavoro?

A questa persona poi ho risposto con molto rispetto e umiltà, che nonostante un grande sforzo empatico, non avrei mai potuto immaginare come si sentiva e cosa significasse questo per lui.

Tuttavia, ho accolto la sua affermazione e soprattutto il suo stato d’animo e in seguito, con dolcezza, ho provato a offrire una nuova visione della prospettiva se lo avesse desiderato e accolto.

Ho chiesto a tutti i presenti di provare ad immaginare di volare con un elicottero, per visualizzare lo stabilimento dall’alto, di vedere in particolare ogni capannone e poi tutta la struttura nel complesso, di visualizzare l’ingresso, l’insegna e poi provare a scendere identificando i gruppi di operatori e di impiegati e infine loro stessi nella posizione abituale. Insieme al mio gruppo di lavoro, abbiamo chiesto loro di riuscire a sentire che l’azienda è tutto lo stabilimento, ma che è anche ciascuno di loro, ciascun oggetto, ciascun pezzo di ferro che viene maneggiato, toccato, lavorato, anche quello più insignificante. Abbiamo condiviso che l’impresa, senza ciascuno di loro non sarebbe quella impresa. L’azienda è le persone, le persone sono l’azienda e ogni persona contribuisce a realizzarla. Il pezzo di ferro è solo un pezzo di ferro, se non si percepisce che è una parte del tutto. Ogni lavoratore/trice è il tutto oltre che una parte di esso. Tutti indispensabili perché unici e irripetibili sulla terra. Ed essi tutti insieme sono molto di più, sono una comunità, un collettivo (psicologia della Gestalt).

Poi abbiamo posto attenzione sul valore che viene attribuito al lavoro non solo nel risultato ma soprattutto nel modo di lavorare. L’importanza che attribuiamo a ciò che siamo e a ciò che facciamo è ciò lo rende importante. Non sono le cose ad essere importanti in sé ma il valore che attribuiamo loro, che le rende tali. La cura, l’attenzione, il significato, di ciò che facciamo, ci riconducono al senso del lavoro e alla dignità del lavoro. Come quando “rifacciamo” il letto la mattina, lo facciamo per noi, non per altri e, questo impegno ci restituisce senso di completezza, di benessere, perché è un modo per prenderci cura di noi stessi e dell’ambiente in cui abitiamo. È un gesto che dà valore a noi. Come per il lavoro di una madre che compie il lavoro più difficile del mondo, che spesso non viene riconosciuto, né retribuito. Ma genera valore nella relazione con i componenti della famiglia. E genera valore in sé stesso, e per chi lo compie, perché crea la relazione di affetto e restituisce dignità e identità. Il senso del lavoro o sensemaking (Karl E. Weick ’70) è attribuire un significato alle proprie esperienze collettive, in una narrazione condivisa. Significa creare un’esperienza comune e unica della realtà attraverso un processo partecipato.

Il lavoro ha sempre una finalità sociale ed etica, ci consente di essere generativi, perché creiamo qualcosa che prima non c’era e grazie al modo in cui lo facciamo, resterà per sempre il nostro segno speciale e irripetibile nella storia. Ne sono una prova i passaggi di testimone nelle aziende, in cui chi arriva può accorgersi della cura e dell’amore messo nel lavoro da chi se n’è andato. Il lavoro è creazione, e pertanto è qualcosa di sacro, di autentico e vero. Il lavoro nobilita l’uomo, che scopre di cosa è capace e che ricava importanza dallo scopo del lavoro, poiché esso spesso significa offrire un servizio o un prodotto a qualcuno che se ne avvantaggerà, con sicurezza, e funzionalità. Infine, lavorare è creare bellezza, poiché si imprime il proprio unico contributo che oltre al rapporto con l’oggetto di lavoro, è costituito dal rapporto con gli altri soggetti coinvolti nel lavoro, una dinamica di rete, di squadra, che richiede impegno e che grazie al proprio dono può unire, cementare, consolidare uno spirito di coesione, perché coinvolge tutti in modo interdipendente sui risultati. Durante il lavoro, infatti, avvengono anche episodi che cambiano e modificano il corso della vita delle persone, una parola di conforto, un sorriso, un aiuto, possono cambiare il clima del lavoro e influenzare positivamente anche le altre aree della vita. Con un atteggiamento pro-attivo e responsabile, ognuno di noi può davvero influenzare la vita intorno a sé e migliorarla per il bene comune.

 

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Emanuela Megli

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Biografia:

Un blog per saperne di più sul “SAPER VIVERE” di ogni giorno e sul decidere come comportarci, facendo chiarezza sulle parole e sui fatti, potendo avere un punto di vista utile per avere sempre più un’opinione personale su lavoro, scuola e famiglia. Ecco una serie di strumenti per poter comprendere gli eventi della vita e saperli gestire al meglio. Tutto questo è Agil@mente. A cura di Emanuela Megli, donna e due volte mamma, imprenditrice, Formatrice Coach di Soft Skills e scrittrice.

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