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Beatrice Rana in tournée americana: «Carnegie Hall, che sogno»

 
Livio Costarella

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Livio Costarella

Solista nel tempio della musica. Tra aprile e maggio sarà in Olanda, Ungheria, Svizzera, Germania e a dicembre al Petruzzelli

Domenica 20 Febbraio 2022, 16:07

Se «il racconto è un’operazione sulla durata, un incantesimo che agisce sullo scorrere del tempo, contraendolo o dilatandolo», come spiegava mirabilmente Italo Calvino nelle Lezioni americane, lo stesso potrebbe dirsi del fluire della musica. Lo sa bene l’artista pugliese Beatrice Rana, che a 29 anni è una delle grandi stelle internazionali del pianoforte, pluripremiata e acclamata dalla critica italiana e internazionale. E a proposito di «lezioni americane», Beatrice è adesso molto attesa nella sua prossima tournée negli Stati Uniti: quattro recital da solista dal 4 all’11 marzo, con la punta di diamante del concerto newyorchese alla Carnegie Hall, mercoledì 9. Tra aprile e maggio sarà poi in Olanda, Ungheria, Svizzera, Germania, Francia, Austria, al San Carlo di Napoli (il 24 aprile). E a giugno per nove date ancora negli Stati Uniti. Il 15 dicembre tornerà da solista anche a Bari al Teatro Petruzzelli, per la stagione sinfonica dell’Ente Lirico.

Ne ha fatta di strada la pianista salentina (cresciuta ad Arnesano), nata da una famiglia di musicisti: dal debutto come solista in orchestra all’età di nove anni - con il Concerto di Bach in fa minore - alle copertine delle migliori riviste di settore, sino alle incisioni vincitrici di numerosi premi. Come le Variazioni Goldberg bachiane (per Warner Classics), inserite dal New York Times tra i migliori 25 dischi di musica classica del 2017: le sono valse anche il Gramophone Award come «Young Artist of the Year».
Ora tocca alla Carnegie Hall che troneggia sulla 7th Avenue a New York, con la sua storia ultrasecolare e il fascino dei corridoi con i ritratti dei più grandi musicisti del secolo. Senza dimenticare il colpo d’occhio da favola dell’Isaac Stern Auditorium, la sala grande con 2804 posti a sedere. «Non è la prima volta che suono alla Carnegie - spiega la pianista -, vi ho debuttato nel marzo di tre anni fa nella sala media. Poi dopo qualche mese ho suonato nella grande con la Philadelphia Orchestra. Ma adesso suonerò per la prima volta da sola su quel palco, ed è un’emozione ogni volta bellissima».
Quale impaginato suonerà?
«I Quattro Scherzi di Chopin, il primo libro degli Études di Debussy e la trascrizione per pianoforte di Petruška di Stravinsky. Chopin è uno di quegli autori imprescindibili per ogni pianista: vi ho inciso il primo disco diversi anni fa con i Preludi, e ora l’ultimo sugli Studi op. 25 e i quattro Scherzi, uscito nel novembre 2021. È un compositore che ho amato assai sin da piccola, ma non è stato facile trovare subito una chiave interpretativa: ci ho lavorato tanto, e ora credo di aver dato una svolta alla lettura dei suoi brani. Questo in fondo è il fascino di compositori iconici come lui: strasuonati da tutti, ma ti costringono a riflettere a lungo sulla loro musica».

Con Debussy e Stravinsky arriviamo al ‘900, mai mancato nei suoi programmi.
«Il Debussy degli Studi è tardivo e sperimentale, rispetto alla sua produzione. Ma è anche una musica molto umoristica, un lato che apprezzo molto: è come se si prendesse gioco dei pianisti. Petruška l’ho suonato tanto, e quello che eseguo oggi è certamente diverso rispetto a due o tre anni fa. A volte alcuni brani si lasciano un po’, per poi ritrovarli in una naturale e costante evoluzione».

A proposito dello scorrere del tempo calviniano, tra contrazioni e dilatazioni, quanto l’hanno cambiata questi ultimi due anni di pandemia?
«Moltissimo. Prima del 2020 avevo una vita molto movimentata, tra viaggi continui e agende piene da qui a quattro anni. Lo stop improvviso è stato spaesante e scioccante. Però mi ha permesso di ritrovare i miei luoghi: vivo a Roma da anni, ma in quel periodo sono tornata in Puglia dai miei, ed è stato bellissimo riapprezzare la quotidianità del posto che ti ha cresciuto, la famiglia e le amicizie. Non passavo così tanto tempo lì dalla scuola elementare!».

Al suo territorio lei sta restituendo anche tanto, come il festival internazionale di musica da camera «Classiche Forme», di cui è direttrice artistica.
«Proprio in questi giorni sto definendo il programma della quinta edizione, che si terrà dal 17 al 23 luglio a Lecce. È un appuntamento a cui tengo moltissimo».

Ha ancora un sogno nel cassetto?
«Sono contentissima di tutto ciò che sto vivendo. Ma sogni ce ne sono sempre. Prima o poi vorrei eseguire quel monumento del Concerto n. 2 di Brahms per pianoforte e orchestra. Ci sono capolavori che si possono suonare solo dopo una certa maturazione: questo, per me, è uno di quelli».

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