«Identità Golose», il primo congresso italiano dedicato all’alta cucina, alla pasticceria e al servizio di sala internazionali, ideato da Paolo Marchi e Claudio Ceroni nel cuore di Milano, è diventato maggiorenne. «Un traguardo a cui inizialmente non avevo pensato perché sono abituato a guardare avanti, focalizzarsi sugli obiettivi raggiunti significa fermarsi», ha confessato il vulcanico patron dell’evento che ha rivoluzionato negli ultimi anni la cucina, al quale abbiamo chiesto un bilancio a margine dell’edizione numero diciotto.
«Signore e signori, la rivoluzione è servita» è il claim scelto per il congresso 2023 andato in scena a gennaio al MiCo Centro Congressi di Milano, in linea con le nuove responsabilità della maggiore età e con il fermento post pandemico: «Siamo tornati a pieno regime dopo l’ultima grande partecipazione del 2019, con la consuetudinaria voglia di rinnovarsi e di affrontare tematiche nuove, nonostante le preoccupazioni dettate dal momento storico e dalla guerra. Siamo però tornati liberi di pensare, agire, comportarci e fare impresa», ha commentato Marchi, da diversi anni legato alla Puglia e al Salento, dove ha anche una casa. Un filo conduttore col Tacco d’Italia rafforzato dal progetto di formazione e valorizzazione dell’enogastronomia che il fondatore di «Identità Golose» ha guidato quest’anno nelle province pugliesi con oltre settanta incontri negli alberghieri per conto della Regione Puglia con l’obiettivo di destagionalizzare il turismo territoriale. «Basta osservare la conformazione geografica dell’Italia per rendersi conto che la Puglia e il Salento sembrano più rivolti all’Albania e alla Grecia che al resto del Paese, dal quale restano distanti», ha commentato l’ambasciatore del buon cibo nel mondo, che resta lucido sulle criticità del territorio pugliese: «Perfino Garibaldi ritenne inutile arrivarci, prediligendo Napoli, la Sicilia e lo Stato Pontificio. Il grosso problema di questa regione è che ha una sola stagione, l’estate», ha sostenuto Marchi, per il quale la grande scommessa sta nel «rovesciare il concetto di una regione lunga quasi 400 Km, nella quale si debba andare solo d’estate o perché i prezzi sono bassi». Qualificare l’insegnamento può tornare utile ad evitare «che i talenti vengano strappati via e per far sì che i turisti trovino nuove ragioni d’interesse al di fuori dell’estate». Quindi, insieme, non ci si dovrebbe più «accontentare di sentirsi maestri di marketing, specializzati nel segmento del wedding, di essere culla di prodotti eccellenti, direzionando le energie verso una destagionalizzazione dell’offerta turistica». E poi ci sono i campanilismi fra le città da combattere, un ostacolo allo sviluppo regionale nel mondo: «Gli addetti ai lavori non hanno ancora capito che i turisti devono arrivare in Italia per mangiare italiano di qualità. Bisogna fare sistema, soprattutto nelle regioni particolarmente vocate come la Puglia; la rivalità, anche simpatica, fra Salento e Terra di Bari può essere l’oggetto di una battuta, ma quando andiamo in Europa dobbiamo rappresentare il brand di una terra unita, proprio come accade in Francia o in Spagna», ha spiegato Marchi, che ha ricordato come «ci saranno sempre una donna più bella o un uomo più intelligente di noi, ma ognuno ha il compito di pensare al proprio percorso personale». Insomma, per scatenare la voglia di Puglia, è necessario sentirsi orgogliosamente pugliesi.