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La cucina e il coraggio di rallentare

La cucina e il coraggio di rallentare

 
Barbara Politi

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Barbara Politi

La cucina e il coraggio di rallentare

Sabato 30 Agosto 2025, 08:53

Avere il coraggio di rallentare mentre tutto il mondo corre: c’è questo alla base della rivoluzione di “Botteghe Antiche” a Putignano, in provincia di Bari.

Un ritorno che sa di casa, di memoria, per Stefano D’Onghia, ristoratore che ha costruito sul legame con il territorio la sua filosofia di cucina. Una scelta coraggiosa, forse controcorrente, ma che sicuramente guarda avanti tornando al passato. La notizia è questa: “Botteghe Antiche” si trasforma in trattoria di paese. “Una rivoluzione al contrario”, come la definisce Stefano D’Onghia, chef e proprietario, la volontà di trasformare il ristorante in una vera trattoria di paese. Il desiderio profondo è quello di riportare la tavola al suo significato più autentico, quello della condivisione, della semplicità e della tradizione. “Ho deciso di rallentare, mentre tutto il mondo corre, di tornare indietro per andare avanti. Volevo ritrovare me stesso, la mia gente, i valori che mi hanno fatto innamorare della cucina. Non cerco più l’applauso, cerco lo sguardo di chi si emoziona davanti a un piatto che sa di casa. Mi mancava la trattoria e allora ho deciso di riportarla in vita”, ha raccontato il ristoratore. Un passo indietro nella forma, una scelta dettata dal cuore e non dai numeri, per una delle attività di riferimento del panorama della ristorazione pugliese. Da oggi “Botteghe Antiche” è una trattoria vera, dunque, radicata nel territorio, con piatti che parlano di ricordi e di famiglia, serviti in un luogo che ha il calore di una casa e rappresenta la memoria di chi la abita. “Niente fronzoli, solo piatti sinceri, generosi e riconoscibili. Ricette che sanno di domenica, ma che voglio servire anche in settimana, ai lavoratori, alle famiglie, ai ragazzi che non hanno mai vissuto la trattoria di una volta, quella riconoscibile dalle tovaglie a quadretti e dal profumo dei sughi”, ha aggiunto D’Onghia, raccontando la nuova anima della sua bottega, che si esprime soprattutto nei piatti: cucina contadina, di tradizione, profondamente legata al territorio, che cambia e si adegua alle stagioni, ma mantenendo saldo ogni giorno il tributo alle radici. A rendere ancora più vera l’esperienza in questa trattoria, la presenza dello stesso Stefano tra i tavoli: è lui l’oste, colui che in prima persona racconta i piatti, le storie che li accompagnano, le mani che li preparano. Un gesto semplice per accorciare le distanze con il cliente e restituire alla cucina quel contatto umano che oggi spesso si perde.

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