La Puglia strizza l’occhio ai modelli enoturistici extraregionali. Sono diverse, anche se non tantissime rispetto ai numeri potenziali del comparto, le cantine che hanno attivato in loco l’offerta ricettiva. Che sia la strada per il successo, è pensiero unanime fra i produttori. «L’accoglienza però è un altro mestiere, servono impegno e competenza», tiene a precisare Simona Natale, immagine e direttore commerciale della “Gianfranco Fino Viticoltore” di Manduria: «Ci siamo presi il giusto tempo per elaborare una proposta che fosse in linea con la qualità dei nostri vini e solo dopo aver osservato gli esempi eccellenti in Italia e nel mondo abbiamo realizzato la cantina, la cui progettazione è stata affidata a uno studio di Montalcino che, insieme a Bordeaux, riteniamo rappresentare la massima qualità dell’accoglienza in vigna. Cura dei particolari, igiene assoluta e arredi tematici sono alla base dell’offerta delle nostre camere, con ampio hammam e vista vigna. L’enoturismo non s’improvvisa, il turista del vino è curioso, consapevole e ha fame di sapere».
Svegliarsi in vigna e salutare al tramonto le giornate fra i filari è stato anche il sogno, realizzato, di Bruno Vespa che, sempre nella terra del Primitivo, ha voluto “dare una casa ai vigneti”, “Masseria Li Reni”: «Abbiamo rilevato un castellotto signorile della seconda metà del Cinquecento, trasformandolo in un relais di lusso. Fondamentale per ospitare persone che ci raggiungono da tutti i continenti e per accogliere il pubblico del vino, fra agenti, visitatori, esportatori e wine lovers. Manduria, ancora poco conosciuta, merita di essere valorizzata come altre zone d’Italia e la formula dell’enoturismo è utile più che mai; regioni come la Toscana, il Veneto e il Piemonte hanno creato da anni un business pazzesco. Siamo ancora un po’ indietro, ma possiamo recuperare con un’importante promozione, affinché il turismo che arriva in Puglia sappia che può allargare la sua esperienza». S’impara dai modelli oltralpe per mettere in pratica a casa propria: è ciò che pensano altri imprenditori che nel tarantino, fra le zone più vocate di Puglia, hanno investito nella mission della wine-hospitality. È il caso di “Masseria Amastuola Wine Resort” a Crispiano, del “Vinilia Wine Resort” e di “Masseria Cuturi 1881” a Manduria. “La nostra intuizione fu quella di realizzare nel 2003 un vigneto giardino, lontano dalla logica della classica produzione –; ha raccontato Filippo Montanaro, che con la famiglia guida la dimora dalla storia secolare “Amastuola”. Un elemento diventato distintivo, grazie al prezioso lavoro dell’architetto paesaggista di fama internazionale Fernando Caruncho, così come caratterizzante per Amastuola è diventato il progetto dei filari a onde. La masseria, che domina dall’alto il vigneto e l’intero territorio, nasce dieci anni fa a supporto del prodotto vino. Dal recupero di un rudere abbandonato per oltre cinquant’anni abbiamo ricavato diciotto camere, sale degustazione, un ristorante e la piscina. La stessa struttura ricettiva senza il vigneto non avrebbe avuto il medesimo successo.
Nello scenario enoturistico nazionale la Puglia avanza quindi, a passi lenti ma costanti: «Siamo ancora un po’ indietro rispetto alle grandi regioni del vino, ma stiamo guadagnando terreno», ha evidenziato Simona Lacaita del “Vinilia Wine Resort” che, oltre alla cantina “Trullo di Pezza”, vanta anche il ristorante stellato Michelin “Casa Matta”, guidato dallo chef Pietro Penna: «Con diciotto camere, la cantina, il ristorante e l’apertura della spa in programma nella prossima primavera abbiamo completato l’offerta che trova proprio nel wine resort il suo focus». Nella provincia di Lecce spiccano per la proposta di qualità le realtà “Cantina Coppola 1489” a Gallipoli e la “Tenuta Vigna Corallo” a Otranto, mentre verso Brindisi sono da menzionare “Castello Monaci” e “Cantine Due Palme”, rispettivamente posizionate a Salice Salentino e Cellino San Marco; qui trovano spazio anche le rinomate “Tenute Albano Wine, Wellness Resort”. «Ho sempre creduto nel turismo del vino e ho costruito itinerari di viaggio ad hoc per comprendere quale fosse l’approccio verso questo segmento in Sud Africa, California, Spagna, Portogallo e Francia –; ha raccontato Luigi Seracca Guerrieri di “Castello Monaci” – abbiamo una quindicina di camere, anche se per la richiesta che registriamo ce ne vorrebbero molte di più. La strada è questa, stiamo diventando più professionali e abbiamo finalmente capito che bisogna dedicare delle professionalità all’ospitalità, anzi siamo stati tardivi nel farlo».
Giovani e turisti stranieri, il target che ama sperimentare il vino di Puglia nella sua totalità, secondo Antonella Maci di “Cantine Due Palme”: «L’appeal è grande e ci riempie di orgoglio sapere che dall’altra parte del mondo si sceglie la nostra terra per scoprire il processo produttivo del vino; offrire l’opportunità di dormire fra i vigneti è imprescindibile oramai. “Villa Neviera”, da poco inaugurata, risponde proprio a questa esigenza, regalare emozioni totalizzanti e identità». Più a Nord, importanti progetti pugliesi di enoturismo sono quelli firmati da “Tenute Chiaromonte” ad Acquaviva delle Fonti, dall’azienda biologica “Tenuta Viglione” a Santeramo in Colle e da “Tormaresca Tenuta Bocca Di Lupo” a Minervino Murge: «Ogni giorno i clienti della cantina dormono nella tenuta, desideriamo far toccare con mano il nostro progetto», ha detto Vito Farella, sales e marketing manager di “Tormaresca”.
Antesignano assoluto dell’ospitalità pugliese legata al mondo del vino è certamente il cuoco contadino Peppe Zullo, esempio di successo e umiltà. A Orsara di Puglia, già quarant’anni fa, Zullo aveva realizzato un vero e proprio angolo di paradiso sullo sfondo dei monti della Daunia. Dopo alcune parentesi lavorative all’estero e la naturale evoluzione del progetto, il cuoco vent’anni fa ha avviato le due strutture ricettive, “Villa Jamele” e “Nuova Sala Paradiso”, abbinando al buon vino e alla cucina del territorio la possibilità di dormire in cantina. «Da me si è sempre dormito sul vino; raccontare la nostra storia è importante, ma dormire in una camera vista vigneto è tutta un’altra storia, ed è quanto mi dicono i gruppi canadesi, giapponesi e australiani che vengono a trovarmi», ha raccontato Zullo, la cui cantina è stata premiata alla Biennale di Architettura come una fra le più belle d’Italia. C’è anche chi, invece delle tradizionali e confortevoli suite, ha lanciato una formula più avventuriera e naturalistica: «Dormire in camper nell’area verde della nostra azienda agricola, con vista vigneto, una bellissima esperienza», ha concluso Marika Maggi, manager della cantina “La Marchesa” di Lucera, nel foggiano.