Via libera ai prodotti a base di insetti a scopo alimentare in Europa: entra tra i «novel food», la farina di grillo sotto forma di polvere parzialmente sgrassata, quale cibo per le tavole delle persone europee. L’Autorità Eu per la sicurezza alimentare ha acquisito, prima, il parere scientifico sulla sicurezza. Per cinque anni, dal prossimo 24 gennaio, solo la società Cricket One Co. Ltd è autorizzata a immettere il nuovo alimento.
Ne potranno originare pane, cracker, grissini, barrette ai cereali, biscotti, prodotti secchi a base di pasta farcita e non, salse, a base di leguminose e di verdure, pizza, prodotti a base di pasta, siero di latte in polvere, sostitutivi di carne, a base di cioccolato, snack diversi dalle patatine e preparati a base di carne o bevande (birra) e gli insetti interi congelati, essiccati e in polvere.
I grilli domestici (Acheta domesticus) hanno guadagnato l’accesso alla tavola degli umani d’Europa, dopo larve della farina e locusta migratoria, mentre, nel resto del mondo, ne sono usate circa 2.000 di altre specie ad iniziare da coleotteri (31%); lepidotteri (bruchi, 18%) per far fronte alla fame dei Paesi poveri. Oggi, questi insetti, trasformati in alimenti gourmet, bussano alle porte del desco ricco.
Gli insetti rientrano, per la normativa europea (CE 258/97), tra i «Novel Food» e in molti Paesi (Olanda, Belgio) già da tempo, si vendono, nei supermercati: coleotteri (31%), lepidotteri (bruchi, 18%), api, vespe e formiche (imenotteri, 14%), cavallette, locuste e grilli (Ortotteri, 13%), cicale, cicaline, cocciniglie e cimici (Emitteri, 10%), termiti (Isotteri, 3%); libellule (Odonati, 3%); mosche (Ditteri 2%).
Alimenti derivanti da insetti hanno già varcato i confini italiani sbarcando nel padiglione belga dell’Expo di Milano dove faceva buona mostra di sé pasta fresca, patè e non solo a base del coleottero tarma della farina o tenebrone mugnaio o anche «verme della farina», comprati anche da visitatori italiani.
Sono state descritte reazioni allergiche e malattie professionali derivanti in lavoratori di allevamenti che preparano mangime per anfibi, pesci (anche esche per questi ultimi), rettili, uccelli, eccetera.
Cioccolato, farine e derivati provenienti da insetti vari sono in vendita negli Usa e altri Paesi. In Francia, in varie boutique per «insectes comestibles».
Ma mangiar insetti e loro prodotti genera dei vantaggi?
Per la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che, però si fregia di un distintivo che è in contraddizione con il nuovo corso) forniscono proteine di alta qualità (quasi come pesce e carne) e a costo nettamente inferiore (gli insetti possono convertire 2 Kg di cibo in 1 Kg di massa, mentre, per un bovino, ce ne vorrebbero 8 chili). Ma quali sono le reazioni dei consumatori italiani? Nella massima parte dei casi, negative, così come, da parte dei «saputi» si evidenzia il prevedibile rischio dei substrati ad originare prioni (causa della «mucca pazza») o composti chimici o antibioticoresistenza, pur se la parte proponente esclude pericoli per la salute.
Bisognerà, anzitutto, stabilire limiti per contaminazioni microbiologiche, metalli pesanti, micotossine, pesticidi e altri residui a rischio.
Garantire sicurezza di matrici alimentari (come per gli animali da reddito), energia «pulita» per assicurare 28 gradi per sviluppo larve e quella per sterilizzare i materiali ottenuti (quindi i vantaggi economici si riducono al minimo), impatto ambientale degli allevamenti intensivi che non è solo differenza di CO2. Va a finire che il gioco non valga la candela.