TARANTO - L’unico modo per scongiurare la morte di Alessandro Morricella, 35enne operaio Ilva investito da una fiammata l’8 giugno 2015 e deceduto pochi giorni dopo per le ferite riportate, «sarebbe stato evitare che il colatore si trovasse nella direttrice del foro di colata al fine di effettuare il prelievo della temperatura». È quanto scrive il giudice Federica Furio nelle motivazioni della sentenza con la quale il 29 febbraio scorso ha stabilito tre condanne e tre assoluzioni. Nel verdetto il magistrato sancì la condanna a 6 anni di carcere per Ruggiero Cola, ex direttore della fabbrica, a 5 anni per i dirigenti Vito Vitale e Salvatore Rizzo per cooperazione in omicidio colposo, e il risarcimento nei confronti delle parti civili Cgil Taranto, Fiom Cgil e Anmil, costituite attraverso gli avvocati Claudio Petrone, Massimiliano del Vecchio e Mariella Tritto. Nella stessa sentenza, che in buona parte ha accolto le richieste del pubblico ministero Francesco Ciardo, furono scagionati dalle accuse Massimo Rosini, all’epoca dei fatti direttore generale dell’ex Ilva in amministrazione straordinaria, il capo turno di Morricella, Saverio Campidoglio, e il tecnico del campo di colata Domenico Catucci.
Nelle 209 pagine che compongono le motivazione il giudice Furio ha sostanzialmente chiarito che il 35enne è stato investito da una fiammata durata ben 20 secondi e «se anche...
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