TARANTO - «Sì, ce la faremo». Carlo Molfetta, direttore generale dei Giochi del Mediterraneo, in un’intervista concessa alla Gazzetta, ammette subito di essere ottimista ma poi assicura che «nonostante il tempo scorra inesorabile, organizzeremo per il 2026 una bella manifestazione lasciando a Taranto eredità importanti dal punto di vista impiantistico e sportivo». L’appuntamento con il dg è a Palazzo D’Aquino ovvero in quella che, a breve, sarà la sede del Comitato organizzatore.
Direttore, è in partenza per il Marocco. Perché andrà a Rabat?
«Domani sarò presentato all’Esecutivo del Comitato internazionale dei Giochi del Mediterraneo. E in quella circostanza, illustrerò il masterplan così come l’abbiamo modificato e aggiornato».
Quali le ultime novità?
«Di recente, è stato approvato l’elenco delle discipline sportive che parteciperanno ai Giochi. Ora sono 29 e le ultime “arrivate” sono lo skate, la canoa e la roller marathon».
All’inizio della kermesse, mancano 855 giorni e bisogna realizzare interventi in circa 40 impianti. Ma sinora è stato fatto molto poco. Davvero, da dove nasce il suo ottimismo?
«Con l’eccezione dello stadio del nuoto e, in parte, dello Iacovone, si tratta di opere non particolarmente complesse dal punto di vista edile. Sono soprattutto interventi di riqualificazione. Che, quindi, possono essere eseguiti in 12-16 mesi al massimo. Certo, però, dobbiamo fare in modo che i cantieri partano entro e non oltre la fine dell’anno».
Molfetta, tutti gli impianti sportivi meritano rispetto ma per i tifosi rossoblù esiste solo lo stadio in cui gioca il Taranto Fc. Di questo, ne è consapevole?
«Assolutamente sì. Del resto, i tecnici di Sport e Salute continuano a lavorare su un progetto in cui le opere di ristrutturazione coesistano con il calcio giocato. Poi, se questo non dovesse essere tecnicamente possibile metteremo in pratica delle alternative».
Ma lo “Iacovone” sarà pronto per i Giochi?
«Penso di sì. Al massimo, se non si dovesse fare in tempo si potrebbe rinviare la copertura dell’impianto».
E lì ci sarà la cerimonia di inaugurazione?
«Forse. Ancora non so. Potrebbe essere anche in un altro luogo oppure itinerante».
Nell’impianto del rione Salinella, verrà disputata la finale del torneo?
«Sì, anzi colgo l’occasione per annunciare che tutte le fasi finali di tutti gli sport di squadra (semifinali e finalissime) verranno disputate a Taranto. Il mio obiettivo è quello di giocare i gironi altrove, ma poi ritornare verso il capoluogo ionico per le gare decisive».
Al momento, dello stadio del nuoto non c’è nulla. Qui, l’impresa sembra ardua. Lo ammette?
«Abbiamo tre scenari di fronte: realizzare le due piscine olimpioniche; costruirle ma senza la copertura oppure, come estrema ipotesi nel caso ci fossero dei problemi durante i lavori, potremmo anche sistemare delle piscine amovibili come, peraltro, faranno per le Olimpiadi di Parigi. Che in due giorni possono essere installate e poi rimosse».
Già, ma così i Giochi non lascerebbero nulla in eredità a Taranto.
«E, invece, il capoluogo ionico avrà diverse preziose eredità».
Quali?
«Al quartiere Salinella, per ora non posso essere più preciso, ci sarà un’area in cui verrà realizzato il pattinodromo e si potranno disputare anche le gare di skate, forse il basket 3x3 e quattro campi di allenamento per il tennis. Ecco, ad esempio, Taranto potrebbe diventare Centro federale per la Federazione rotellistica così come, se costruiamo le piscine, potrebbe esserlo per il nuoto. E, in questo modo, nel capoluogo ionico si svolgerebbero dei meeting di alto livello».
Conferma, infine, che gli atleti verranno ospitati su una nave ormeggiate alle banchine del porto di Taranto?
«Sì, confermo. Una o due, ancora non so. Entro luglio, verrà indetto il bando di gara».