TARANTO - Il rogo che devastò l’attico di piazza Carmine a Taranto fu solo un tragico incidente, ma non furono le fiamme a uccidere Rosalia Mistretta: l’autopsia ha infatti svelato che l’83enne sarebbe morta per cause naturali prima che l’incendio l’avvolgesse.
Sono le ragioni che hanno convinto il pubblico ministero Mariano Buccoliero a chiedere nelle scorse ore l’archiviazione del fascicolo aperto contro ignoti dopo l’evento che il 2 marzo scorso sconvolse l’intera comunità ionica. Le indagini infatti hanno accertato che non vi sono responsabilità da parte di nessuno e che la causa dell’incendio sarebbe da ricercare nel corto circuito della stufa che si trovava accanto alla donna, che in quel momento era in poltrona, o addirittura in una fatalità ancora più tragica.
Stando a quanto spiegato agli inquirenti dalla figlia dell’anziana, assistita dall’avvocato Andrea Silvestre, l’83enne era una fumatrice e quindi non si può escludere che dopo essere stata colpita dal malore. Una sigaretta accesa le sia caduta dalle mani e abbia appiccato le prime fiamme alla moquette che in breve tempo hanno poi raggiunto l’intero appartamento generando l’inferno di fuoco che ha tenuto decine di famiglie col fiato sospeso per giorni.
Incendio colposo e omicidio colposo erano le due ipotesi di reato contro ignoti su cui hanno lavorato in questi mesi gli inquirenti: gli accertamenti, però, al momento non hanno fornito alcun elemento che possa aprire piste alternative all’incidente. Oltre ai carabinieri e ai Vigli del Fuoco, il pm Buccoliero aveva infatti affidato anche agli specialisti del Ris di Roma il compito di indagare sulle cause dell’incendio: la relazione iniziale dei Vigili del fuoco aveva rassicurato gli inquirenti sul fatto che «non c’erano problematiche di staticità e sicurezza dello stabile» e gli accertamenti svolti invece dagli specialisti hanno evidentemente confermato l’assenza di tracce riconducibili a responsabilità di altre persone. Ai militari del Reparto Investigazioni Scientifiche dell’Arma erano stati affidati sostanzialmente due compiti: il primo è quello di ricercare nell’attico al nono piano dello stabile eventuali sostanze che potrebbero aver generato le fiamme e poi quello di analizzare nei laboratori della caserma romana «Salvo D’acquisto» i campioni prelevati nell’appartamento. Gli accertamenti dei carabinieri sono partiti il 23 febbraio scorso e, considerata la richiesta di archiviazione avanzata dal magistrato, avrebbero escluso altre ipotesi rispetto a quella della drammatica casualità.
L’anziana donna era seguita da due badanti e dalla figlia che abitavano al piano sottostante: l’incendio purtroppo si è sviluppato tra le 15 e le 16, orario che non era coperto dalle badanti, ma durante il quale la donna era solita dormire su una poltrona. Inizialmente si era discusso sull’intervento tempestivo o meno di familiari e badanti per trarre la donna in salvo dalle fiamme, ma dopo le indagini e in particolare dell’autopsia è stato chiarito che quando le fiamme si sono sviluppate, Rosalia Mistretta era già deceduta.