I campioni del nuoto che brillano nelle competizioni nazionali e internazionali sono ragazzi che nascono e crescono nelle piscine della nostra Puglia, grazie a società che credono nel valore dello sport agonistico giovanile, puntando sulla crescita di nuovi talenti ma anche su chi nel proprio Dna non ha quel «quid» in più che permette di emergere anche a livello nazionale.
Arrivare a disputare un campionato italiano, in vasca corta a Riccione ed in vasca lunga a Roma, non è per tutti: i criteri di selezione sono regolati dai riscontri cronometrici, che gli atleti ottengono nel corso delle qualifiche e delle finali regionali, ma lo spirito competitivo di chi pratica nuoto si esalta a prescindere dal risultato ottenuto e si gioisce anche quando in un team solo un 10% di atleti riesce ad aggiudicarsi un pass per un campionato nazionale, sia giovanile, ma soprattutto assoluto. Mai come in questa stagione, che è appena incominciata, i tempi limite che ha imposto la federazione nazionale sono ancora più difficili da raggiungere. La Federazione si adegua a tempi che nelle federazioni giovanili mondiali esaltano i più performanti ma che, probabilmente, limiteranno l’accesso a molti atleti che non hanno ancora, nelle proprie corde, queste performance. Tuttavia potrebbe essere ancora un maggiore incentivo a migliorarsi ma, ovviamente, lo si scoprirà solo a fine del prossimo marzo, quando saranno resi noti gli elenchi degli atleti qualificati. Partecipare, nel corso della stagione, anche a meeting nazionali comporta un costo che è, nella maggior parte dei casi, a carico delle famiglie e se in «casa» hai almeno cinque o sei atleti che iniziano ad entrare nell’ottica del giro delle nazionali giovanili, i costi si iniziano ad innalzare. Non solo trasferte ed alberghi sono le spese che si mettono in conto, nella tabella degli esborsi annuali bisogna contemplare i costi del materiale tecnico, dai «costumoni», che variano dai 300 euro per gli uomini agli oltre 500 per le donne - almeno due costumi da gara nel borsone da acquistare ogni anno ci devono essere - gli occhialini performanti che variano a seconda del modello dai 30 ai 90 euro, insomma anche il nuoto di alto livello è diventato uno sport di élite e non alla portata di tutti.
Non tutti i team possono sopportare economicamente questi costi, venendo in aiuto alle famiglie, per cui la soluzione spesso viene da grandi società lombarde o laziali, con alle spalle sponsor che investono e credono nell’agonismo, che «pescano» oramai da diversi anni nella nostra regione. Lo ha fatto il Circolo Canottieri Aniene di Roma, una sorta di Juventus del nuoto italiano, la società più titolata in Italia, che iniziò anni fa con Elena Di Liddo, la nostra atleta più rappresentativa, che oggi vive e si allena ancora in Puglia a Giovinazzo, per passare a Benedetta Pilato, con il clamore mediatico che ne venne fuori quando a soli 14 anni vinse l’argento ai Mondiali con la cuffia della salentina Fimco del presidente Gigi Mileti e l’anno successivo passò alla società romana. Identica destinazione dei fratelli Marco e Luca De Tullio, che preferirono trasferirsi direttamente a Roma. Stessa dinamica per la lombarda In Sport che, dopo aver tesserato Chiara Tarantino, Erika Gaetani e Federica Toma, quest’anno ha preso nella propria scuderia i giovani talenti dei Nuotatori Pugliesi Gabriele Valente, Gabriele Garzia e Sofia Barba, per citare chi è stabilmente nel giro della Nazionale italiana giovanile.
A tutto questo si unisce la mancanza di piscine che possano garantire performance di qualità paragonabili ad altre regioni più virtuose, sia vasche da 25 metri con spalti adatti a contenere pubblico ed atleti provenienti da tutta la regione - oggi il Comitato regionale pugliese della Federazione italiana nuoto può contare solo sulla disponibilità delle strutture di Bari San Paolo, Monopoli e Taranto - che vasche olimpioniche da 50 metri, al coperto esiste solo quella del Cus di Bari. Nonostante questi fattori negativi, ogni anno emergono nuovi attori capaci di tenere alta l’attenzione degli osservatori tecnici, ma è un vero peccato che le istituzioni, in primis la Regione Puglia che dovrebbe essere un baluardo per la promozione dello sport regionale, e le aziende sul territorio, non investano in termini economici per mantenere questi atleti con i propri team d’origine, un punto d’orgoglio che dovrebbe essere il marchio di fabbrica da sfoggiare nel corso delle manifestazioni e non vedere questi atleti vivere ed allenarsi in Puglia per poi gareggiare nei campionati del Lazio o della Lombardia. Vogliamo essere più lungimiranti ed attaccati ai nostri bellissimi colori che sanno di mare, di cielo e di…. cloro?