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Il Bari aspetta Diaw e va a caccia di sprint: il problema sono i gol

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

Il Bari aspetta Diaw e va a caccia di sprint: il problema sono i gol

il momento biancorosso. Mignani ha perso esplosività e ora punta sulla fantasia

Mercoledì 06 Settembre 2023, 13:57

BARI - Prove tecniche di cambio modulo. Il Bari ricomincia la preparazione studiando alternative tattiche per il futuro. Il marchio di Michele Mignani è sempre stato il 4-3-1-2, sia nella cavalcata dalla C alla B, sia nel torneo scorso, concluso con il «doppio salto» accarezzato fino alla finalissima dei playoff. In realtà, non è mai stato un dogma, quello del tecnico ligure che ha puntualmente ribadito di prevedere tre punte dinamiche, in grado di privare l’avversario di punti di riferimento.

Ma è pur vero che la figura del trequartista lo ha sempre affascinato: Ruben Botta era quanto di meglio potesse proporre la serie C e, quando l’argentino ha faticato a ripetersi sugli stessi livelli al piano superiore, il mister genovese si è «inventato» altre soluzioni. La più efficace si è rivelata Folorunsho nelle vesti di centrocampista avanzato: non un numero dieci nel senso classico, quindi non fine suggeritore, ma piuttosto un «assaltatore» dell’area avversaria a suon di accelerazioni, potenza e tiri da fuori. Pare che la soluzione prediletta di Mignani fosse addirittura il 25enne romano abbinato al tandem Ceter-Cheddira: un concentrato di strapotere fisico, velocità e attacco alla profondità.

Tuttavia, la formula è stata merce rara: il colombiano è stato fermato da mille infortuni, lo stesso Folorunsho da febbraio in poi ha giocato a singhiozzo. La cosa che balza all’occhio, però, è come sia diverso il Bari attuale da quello «fantasticato». Il solo Diaw è assimilabile per caratteristiche a chi lo ha preceduto, mentre il resto del pacchetto avanzato ha peculiarità diverse: più tecnica, meno rapidità, maggiori capacità nello stretto, meno sulla corsa lunga. Soprattutto, i Galletti con l’allenatore delle ultime due annate hanno sempre avuto un poker di punte centrali: Antenucci e Cheddira hanno composto il leit motiv prevalente, ma in serie C c’erano anche Simeri e Paponi, in B Ceter e Scheidler ai quali si è aggiunto da gennaio Sebastiano Esposito. Ora, gli attaccanti «puri» sono soltanto Nasti e Diaw, sebbene le antenne siano ancora dritte sul possibile ingaggio di uno svincolato (Stefano Okaka resta il nome più gettonato). Ecco perché, la «morfologia» dell’organico potrebbe indurre a nuovi pensieri.

4-3-2-1 LA PROSSIMA EVOLUZIONE? - La batteria di punte potrebbe portare verso tale assetto. Ovvero, un centravanti (Nasti o Diaw) e due trequartisti da pescare nell’imbarazzo della scelta. Due elementi «più aperti» come ha spiegato Mignani dopo il pareggio con la Ternana, sebbene non esterni puri. Mattia Aramu sarebbe in tal senso il prototipo ideale: non ha il passo dell’esterno, né la presenza in area di un attaccante, ma può diventare letale tra le linee, sfruttando la sua qualità tecnica, nonché l’abilità balistica con il sinistro. La stessa posizione di fantasista decentrato ha ricoperto Sibilli negli ultimi due anni a Pisa che, peraltro, adottava proprio questo modulo. Lo stesso Achik nasce trequartista e si è poi trasformato in esterno per ragioni tattiche, ma tali mansioni dovrebbero calzargli a pennello, così come Morachioli, pur nascendo ala, è abituato a giocare a piede invertito e quindi a venire più in mezzo al campo rispetto alla ricerca del fondo. Dunque, ci sarebbe un roster completo, con due interpreti per ruolo, adatti al 4-3-1-2. In più, si può considerare la carta Edjouma. Il 26enne francese sarebbe una mezzala, ma attualmente sarebbero troppe le nozioni tattiche da apprendere per giocare da centrocampista. Mignani ha già lasciato intendere che sgravarlo di mansioni in fase difensiva e sfruttarne, piuttosto, la prestanza e le doti d’inserimento potrebbe essere più redditizio. A patto che il calciatore transalpino riesca ad essere più determinante e presente nel gioco quando viene gettato nella mischia.

IL CONTRIBUTO DEI CENTROCAMPISTI - Lo ha chiesto esplicitamente, Mignani. Giocando con una punta in meno, occorrerà un aiuto dalla seconda linea anche in fase realizzativa. Il curriculum non conta «il vizio più dolce» nei vari Maita, Maiello o Koutsoupias, appena qualcosa in più contano Benali, Bellomo e Acampora, mentre Faggi ha lasciato spesso il segno lo scorso torneo, ma in serie C. Eppure, bisognerà implementare l’aiuto alle punte. Magari provandoci più volte dalla distanza, ma soprattutto andando a riempire l’area con maggiore frequenza: un aspetto irrinunciabile giocando con una punta di ruolo in meno. Venendo meno strappi in velocità e un pizzico di fisicità, sarà opportuno cercare altre armi, come il gioco palla a terra, gli scambi nello stretto, una coralità più marcata. In fondo, Mignani ha anche citato l’esempio del Manchester City, capace di elevarsi pur prima dell’arrivo del numero nove per eccellenza (ora è intoccabile il norvegese Haaland). Paragone impegnativo, quando si tira in ballo Guardiola. Eppure, in piccolo, ci si può provare.

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