Alla primavera dell’odio seguì l’estate della solidarietà; all’assenza di Dio – ché le immagini dei bambini in chemio in ospedale raggiunti dalle bombe hanno fatto il giro del mondo – subentrò la mano del più potente degli arcangeli, Michele. È una storia che abbraccia e riscalda quella che si è snodata in questi giorni alla presenza delle massime autorità cittadine e del console ucraino Maksym Kovalenko che ha espresso profonda gratitudine a nome del suo popolo per l’accoglienza che la città di Foggia ha voluto riservare ai profughi, loro malgrado costretti ad abbandonare la propria terra. Ed è una solidarietà che si tocca con mano e con i numeri: sono oltre duemila gli ucraini presenti sul nostro territorio e già, a vario titolo, inseriti nei tessuti connettivi, dalle scuole alle aziende, dalle parrocchie alle associazioni ai singoli nuclei familiari. Foggia, un cuore grande malgrado le sue complessità; un cuore che pulsa di generosità e amore in molti modi.
Da queste colonne, mesi fa, ricordammo lo slancio dell’atleta foggiano Luigi Samele che con un lungo viaggio portò in salvo la sua fidanzata ucraina Olga: una sciabolata in piena regola a chi fa della guerra il proprio dio e a chi all’amore non ci crede. Siamo tutti con lui, con le forze dell’ordine e con il console Kovalenko che ci hanno dimostrato nei fatti come possano attecchire nuove logiche e venti di cambiamento; che è vero – come sentenzia Eschilo – che la verità è la prima vittima della guerra, ma qui non c’è realtà più grande di queste azioni che nella loro concretezza sconfiggono indifferenza e manipolazione, assodato che un atto di violenza va condannato senza se e senza ma. Come insegnano le grandi tragedie greche, dalle Supplici all’Agamennone, il sacro valore dell’ospitalità è l’unico contrappunto della guerra; perché in guerra, che della tragedia è la quintessenza, «nessuno è felice, mai».
Non cediamo a quest’amara sentenza, ma della tragedia antica (così come moderna) del conflitto recuperiamo l’atmosfera solidale che fa del processo di accoglienza una pratica quasi eroica. L’eroismo dei piccoli gesti, il possibile nelle vesti dell’amore declinato nelle sue molteplici sfaccettature. Al resto penserà San Michele Arcangelo, che per una suggestiva circostanza è il patrono di Kiev, della Polizia e figura sullo stemma della Provincia di Foggia. Tre spade anche qui; dove spada significa soprattutto scudo.