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Parte la stagione dell’olio nuovo nella Puglia polmone olivicolo

 
Gianpaolo Balsamo

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Gianpaolo Balsamo

Parte la stagione dell’olio nuovo nella Puglia polmone olivicolo

Con 785 frantoi attivi e una produzione di 100mila tonnellate nel 2022, il settore registra un fatturato di 1,6 miliardi di euro

Domenica 29 Ottobre 2023, 04:00

Campagna olearia al via e la Puglia è pronta a ricoprire nuovamente il ruolo di polmone olivicolo del Paese. Con 60 milioni di alberi e 60 tipologie differenti di olive da spremitura, infatti, nel Tacco d’Italia la coltivazione dell’olivo occupa circa 377mila ettari, pari al 33% della superficie totale dedicata a tale coltura in Italia. Il 13% delle aree coltivate ad olivo in Regione sono condotte con metodi di produzione biologica.

Con 785 frantoi attivi e una produzione che nel 2022 è stata di circa 100mila tonnellate, il settore registra un fatturato annuo complessivo di circa 1,6 miliardi di euro, comprendendo sia i frantoi e le aziende che si occupano della prima lavorazione produttiva che quelle della seconda lavorazione (imbottigliatori, sansifici e raffinerie). La fotografia dell’economia derivante dal prezioso «oro verde» pugliese, è stata scattata e presentata da Banca Ifis nel corso della quinta tappa barese del roadshow nazionale «Innovation Days 2023», organizzato da Confindustria e Sole 24 Ore.

L’eccelsa qualità degli oli locali è certificata dal marchio Igp (attribuito a prodotti riconoscibili per determinate peculiarità organolettiche legate alla zona geografica di riferimento, nello specifico da «cultivar» delle aree di Cellina di Nardò, Cima di Bitonto, Cima di Melfi, Frantoio, Ogliarola salentina, Coratina, Favolosa, Leccino, Peranzana) e dal marchio Dop (usato per identificare oli di elevata qualità che dipendono in modo esclusivo dal territorio di produzione come l’olio extravergine di oliva Collina di Brindisi Dop, l’Evo Dauno Dop, Terra d’Otranto Dop, Terra di Bari Dop e Terre Tarentine Dop).

Sempre più amato all’estero, l’olio pugliese è esportato praticamente in tutto il mondo: nei primi tre mesi del 2023 il valore delle esportazioni di olio d’oliva Made in Puglia ha registrato un incremento del +35%. Una conferma delle performance positive dello scorso anno, quando si era già registrata una crescita del +30%.

Stati Uniti, Canada, Germania e Francia sono i Paesi in cui i consumi di olio extravergine pugliese sono aumentati di più; dinamica positiva anche per il Regno Unito che, nonostante la Brexit, ha aumentato le importazioni dalla Puglia.

Certo, il settore olivicolo è da sempre condizionato dagli eventi climatici e, negli ultimi anni, fortemente impattato dagli attacchi della mosca olearia e dall'epidemia di Xylella. Anche per far fronte a tali criticità, il comparto si sta evolvendo verso un sistema sempre più orientato alla valorizzazione della produzione tipica dei diversi territori e alla conservazione delle risorse naturali a disposizione: in un tale contesto la produzione olivicola pugliese diviene un elemento cruciale per la tutela del paesaggio e della produzione biologica. A supportare la «transizione» vi sono i fondi stazionati del Pnrr (100 milioni di euro) per la modernizzazione dei frantoi, nonché il Green Deal e il conseguente Farm to Fork e infine la riforma Pac 2023-2027.

Numerose sono le iniziative volte a rispondere a questi molteplici obiettivi: già nel 2016 sotto l’egida del Cno e della Cia Puglia, i rappresentanti di quattro associazioni che riuniscono oltre 52mila olivicoltori di coltivatori hanno siglato il primo contratto di rete nella storia dell’olivicoltura pugliese finalizzato ad acquisire conoscenze di natura scientifica, tecnologica e commerciale e alla realizzazione di nuovi marchi per la commercializzazione e la definizione di standard di qualità e tracciabilità dei nuovi prodotti.

La cultura olivicola che permea tutta la Puglia, infine, così come si evince dal focus realizzato da Banca Ifis, ha portato allo sviluppo di un nuovo tipo di turismo, l’«oleoturismo» o «turismo dell’olio», una nuova declinazione dell’enoturismo – di cui l’Italia è leader indiscussa – e nello stesso tempo volano per il settore olivicolo e l’intera economia pugliese.

Supportato dal Movimento Turistico dell’Olio, l’associazione nata in Puglia nel 2016 per coniugare olio e turismo, l’oleoturismo si propone, da un lato, la diffusione della cultura dell’olio nel segno della qualità, lo sviluppo della cultura dell’accoglienza e la valorizzazione del paesaggio italiano legato all’ulivo; dall’altro, mira a far comprendere le potenzialità attrattive che hanno l’olio e coloro che lo producono.

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