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Nicola Morisco
10 Giugno 2020
Con l’inizio della Fase 3 tanti sono i ma, i forse e i però che riguardano le aperture delle manifestazioni di aggregazione live, sia esse legate al teatro, al cinema o alla musica. In Puglia, come sappiamo bene, soprattutto nella bella stagione sono tanti i festival, le rassegne e gli incontri che affollano l’intero territorio, rendendolo ancora di più appetibile anche per i turisti. Ma il Covid-19 quest’anno ci ha messo del suo e molte di queste manifestazioni subiranno delle variazioni di date, durante se non addirittura annullate e pensare al 2021.
Il Talos Festival di Ruvo di Puglia, l’evento musicale pugliese che si muove nel segno delle bande, della danza e dell’improvvisazione più autentica e visionaria, da 28 anni chiude virtualmente a settembre le iniziative live. Anche per il festival ruvese fondato da Pino Minafra e diretto dal figlio Livio Minafra, i dubbi per la realizzazione dell’edizione 2020 sono tanti. Di sicuro qualcosa accadrà. Abbiamo intervistato Pino Minafra al quale abbiamo chiesto se ci sono possibilità affinché il festival si svolga anche quest’anno, o se ci sono proposte alternative perché non si salti il giro.
Minafra, a oggi qual è la situazione del Talos Festival?
«L’altro ieri, per la prima volta dopo molti mesi, abbiamo fatto una riunione convocata dal Comune alla quale hanno partecipato l’assessore Monica Filograno, il direttore artistico Livio Minafra, il direttore artistico sezione danza Giulio De Leo, la responsabile dell’associazione Terra Gialla Margherita Porfido e un esperto di Bandi regionali e ministeriali. Qui, ci siamo confrontati a cuore aperto sulla possibilità di rimandare tutto all’anno prossimo, con maggiori aspettative di sicurezza e, soprattutto, dare il taglio che ha sempre caratterizzato il laboratorio festival: un’anteprima assoluta di grandi organici e la banda, sulla quale aspettiamo una legge regionale che dovrebbe essere fatta per salvaguardare il notevole patrimonio culturale di questa grande tradizione pugliese».
Durante l’incontro non è venuta fuori un’alternativa per dare continuità al festival?
«Sì, abbiamo verificato che, forse, è necessario dare dei segnali di continuità mettendoci in gioco. È emerso, infatti, la possibilità di realizzare comunque qualcosa, piuttosto che rimandare tutto all’anno prossimo. Quindi, non più gli otto o i nove giorni che hanno sempre caratterizzato il Talos, ma una manifestazione più piccola, due o tre giorni, da svolgersi a ottobre. Ovviamente, in questo non c’è nessuna ufficialità, quello che abbiamo testato e che c’è questa voglia di dare dei segnali di presenza».
Nell’eventualità che il Talos si svolga in tre giorni a ottobre, artisticamente come vi muoverete?
«Sia De Leo che io, avevamo già preparato il cartellone del festival. Ovviamente, con l’arrivo della pandemia tutto questo è stato annullato, compreso il grande concorso dedicato al Clavicembalo, uno dei pochi al mondo, che contempla la presenza dei bambini, ideato e diretto da Margherita Porfido. In tutto questo abbiamo dovuto annullare anche le date di un tour in Francia invitati da Radio France. Su queste ceneri stiamo elaborando un programma, ci siamo messi in moto. Abbiamo già in testa delle cose grandi, ma adesso mi sembra davvero prematuri anticipare qualcosa».
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