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Michele Massa (Bologna)
14 Febbraio 2016
Chi non ha mai pensato di affidare al mare un messaggio in bottiglia, e di lasciarlo trasportare dallo scorrere delle onde e del tempo? Io l’ho fatto negli Anni Sessanta. Avevo dieci anni. In quel periodo vivevo a Bari, per il lancio in mare pregai mio padre di accompagnarmi sul lungomare e da una rotonda scagliai in acqua il più lontano possibile, una bottiglia dalla forma sinuosa, quella del «Rosso Antico». Non so per quanto tempo rimasi a guardarla, con gli occhi la spingevo al largo, ma le onde dispettose la restituivano alla riva. Per molti anni sono ritornato su quel lungomare, ma non ho mai saputo se le mie righe abbiano mai preso il largo. Oggi i messaggi si lanciano a migliaia, senza calligrafia e senza bottiglia nel “mare magnum” del web: non si usano più le rotonde, si usano i social network. Messaggi che galleggiano in un mare virtuale, incolore, senza profumi e spesso senz’anima.
Michele Massa (Bologna)
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