LECCE - Un trattore con tanto di benna in azione a pochi passi da una duna selvaggia, una delle poche rimaste sul litorale a nord di Porto Cesareo, nel cuore della riserva del parco regionale Palude del Conte e Duna Costiera.
Un trattore e le tracce evidenti dei cingoli sulla sabbia fine, poco distante, alcune file di ombrelloni.
Ci sono delle fotografie a corredo di quello che potrebbe essere l’ennesimo scempio ai danni di una natura che cerca di difendersi dall’azione antropica scellerata.
Il condizionale è d’obbligo affinché le forze dell’ordine e la magistratura, già all’opera, non avranno fatto completa luce su quanto accade in località Torre Castiglione, sul tratto di litoranea che da località Torre Lapillo di Porto Cesareo conduce alle prime marine del tarantino.
Quel che è certo, inchiodato e documentato dagli scatti, e al vaglio delle autorità preposte, c’è un escavatore tra le file di ombrelloni di un piccolo stabilimento balneare ed una duna. Un trattore che recupera sabbia spianando quel tratto e la deposita a pochi metri di distanza, percorrendo un breve tragitto, accumulandola.
Ci troviamo in area SIC, sito di interesse comunitario, in cui la normativa stringente in materia di tutela e salvaguardia del patrimonio naturalistico prevede una distanza di almeno cinque metri, tra dune e insediamenti balneari. Anche questo dettaglio, con le relative misurazioni e perimetrazioni, è al vaglio dell’autorità.
Secondo ma non meno importante punto poi, verificare se la duna sia stata effettivamente compromessa e quanto.
Ancora, è possibile deliberatamente spostare grossi quantitativi di sabbia ed accumularli in altro sito?
Gli investigatori stanno cercando di capire se sia in fase di realizzazione, in assenza di regolare permesso, una passerella o un camminamento per i fruitori delle strutture della zona.
I lavori immortalati in queste ore sono stati eseguiti a ridosso di alcune file di ombrelloni che servono un camping dell’entroterra, al di là della sp 340, ma non è chiaro se i gestori della struttura ne siano o meno a conoscenza o se piuttosto siano anche loro in qualche modo parte lesa.
Dettagli che tutti insieme saranno messi in fila dagli investigatori per fare piena chiarezza sull’accaduto.
Quella porzione di costa è molto estesa e ricca di vegetazione, realtà che per taluni rappresenta una sorta di condicio sine qua non per agire indisturbati nell’illusione di poter sfuggire ai controlli.
Un’illusione appunto, come dimostrano i fotogrammi allegati a questa ultima denuncia.
Nel mese di aprile un’altra spianata era stata scoperta in località Punta Grossa, ancora una volta nel parco della riserva regionale orientata. Macchia mediterranea, presidi di biodiversità a due passi dal mare, violentati dall’azione scellerata dell’uomo per misere utilità. Anche in questo caso con l’utilizzo di mezzi cingolati. Un imprenditore della zona, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, aveva realizzato un varco abusivo utilizzando un mezzo meccanico e spianando terreno naturale con eradicazione di piante presenti in loco. L’imprenditore era stato denunciato all’autorità giudiziaria per reati ambientali, paesaggistici e urbanistici aggravati.