«Lo Stato ed il Fascismo»: Gabriele Faggella, primo presidente della Corte di Cassazione di Napoli e procuratore generale presso la Corte d’Appello di Trani, pubblica sulle colonne del Corriere delle Puglie del 22 ottobre 1922 la sua analisi politica. L’atmosfera è calda: il governo Facta è in crisi, Giolitti è tornato in campo e per il 24 ottobre i fascisti hanno organizzato una grande adunata a Napoli, che sarà sicuramente uno «spiegamento delle forze e della loro potenza».
Scrive Faggella: «Questo fenomeno, che preoccupa il Governo, non è stato considerato e studiato nel suo vero valore nell’attuale momento storico, perché è stato riguardato da punti di vista unilaterali. Il fascismo, per quanto possa essere predominante nella nazione, non giungerà mai a sopprimere la lotta delle classi sociali, ch’è lotta d’interessi in contrasto tra loro».
L’adunata di Napoli, in realtà, è solo un diversivo per distogliere l’attenzione dalla preparazione di qualcosa di molto più imponente. Dopo circa venti mesi di azioni squadristiche, culminate negli assalti di luglio e agosto, il fascismo è al punto di svolta. Mussolini sa bene che non possono coesistere a lungo l’apparato dello Stato e l’apparato militare fascista: o meglio, questo potrebbe accadere solo se il Pnf riuscisse ad andare al potere, con un’azione politico-parlamentare o con un’insurrezione.
Mussolini inizia a preparare il terreno e apre un canale istituzionale con Giolitti, illudendo i liberali di voler aderire ad un nuovo governo di concentrazione. Al contempo, rassicura la monarchia dicendosi disponibile ad abbandonare le proprie convinzioni repubblicane.
Le trattative con lo statista liberale, come si evince dal titolo in prima pagina, iniziano però a vacillare.
Nel frattempo, si legge sempre sul Corriere, la Regina Madre ha ricevuto a Bordighera il comandante generale della Milizia fascista, l’on. Cesare De Vecchi, e il generale Emilio Del Bono. Si tratta di un vero e proprio esercito privato del tutto illegale, costituitosi ufficialmente poche settimane prima, contro cui lo Stato non ha preso nessun provvedimento. Anzi, il gesto di andare in visita alla sovrana sembra eloquente: «De Vecchi e Del Bono sono stati trattenuti per oltre un’ora dalla Regina Margherita che si è dimostrata minutamente informata della vita del fascismo e delle sue nuove tabelle disciplinari», si legge sul Corriere. Pochi mesi dopo nascerà la «Milizia volontaria di sicurezza nazionale»: sarà uno dei primi provvedimenti del nuovo capo del Governo, Benito Mussolini. Lo strumento principale della violenza fascista diventerà parte integrante dello Stato.